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Come l’Inter può vincere, come il Real Madrid può perdere. Milan: pensavo fosse Europa League, invece è scudetto? Il Napoli è il male del Napoli

di Tancredi Palmeri
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22 anni ci sono voluti per rivedere il Real Madrid a San Siro contro maglie nerazzurre, sembra incredibile considerando le 18 edizioni disputate in contemporanea da Inter e Real Madrid nel frattempo.
Peccato non poter avere i tifosi, peccato non poter rivedere Roberto Baggio.
E soprattutto, quello che era ovviamente il match-clou è una notte senza domani per l’Inter. Semplicemente: se non vince è quasi fuori, mentre il Real Madrid può permettersi un passaggio a vuoto.
E poiché da questo gruppo l’Inter deve qualificarsi, su questa notte può girare l’intera stagione e l’intera storia interista di Antonio Conte. L’anno scorso sulla eliminazione contro il Barcellona pure girò la stagione, anche se lì si trattò di una delusione ma non di un disastro. Stavolta è diverso.
E ha anche ragione Conte a protestare su molte critiche esagerate o inopinate. Ma ha ragione come è ovvio pure a raggiungere la conclusione che a poco serve avere ragione se non arrivano i risultati. E l’Inter finora per quasi tutto quello che le è capitato è stata la causa, nel bene e nel male. Dei 20 gol segnati in 8 giornate, cosa che non le accadeva pure da 22 anni, dal 1998 con Ronaldo. Ma anche dell’unica vittoria in 7 partite ufficiali.
E nella notte di San Siro non si può sperare in un Roberto Baggio da inserire negli ultimi 5 minuti per salvarti il collo e fare la storia.
L’Inter ha un problema di equilibrio, esibito in quasi tutte le partite. Contro il Madrid all’andata perlomeno aveva mostrato carattere, cosa che ha smarrito negli ultimi 10 minuti contro l’Atalanta e nello stucchevole Primo Tempo contro il Torino.
Nessuno può resistere a una stagione fatta di isteria sportiva, domenica dopo domenica, tanto più attraverso partite che dovrebbe vincere normalmente.
Non è mai normale vincere contro il Real Madrid, ma certo non è poco dover evitare di vedersela con il capo tribù Sergio Ramos e con il tiratore scelto Benzema.
Tuttavia, se la squadra avrà la debolezza di pensare al vantaggio, e Conte dimostrerà ancora di non riuscire a stare sopra le loro debolezze, allora l’Inter si complicherà anche questa partita. Ai nerazzurri mancherà Brozovic, e non è un’assenza da poco considerando che invece i biancos recuperano Casemiro e possono schierare il centrocampo che uccide con Kroos e Modric. L’ex Pallone d’Oro sarà la vera chiave: ha il cambio passo nella giocata, non nella corsa, per far saltare un tempo di gioco ai suoi, e mettere in scacco l’Inter se questa ripeterà di nuovo lo svuotamento del centrocampo, con compagni in verticale troppo distanti che espongono la difesa e si fanno intercettare palloni.
Ma l’Inter ha un Lukaku affamato e di fronte a una notte di cui ha bisogno per accrescere il suo status, e non di fronte a Sergio Ramos: può farsi travolgere Nacho, e allora Hakimi e Barella dovranno essere concentrati per giocarla su di lui bassa e veloce.
Stavolta non basta giocare meglio e sperare di avere fortuna: stavolta l’Inter deve aiutarsi da sola.

Come ha fatto il Milan (bestemmia per i tifosi interisti). Ma è la realtà dei fatti: con un organico ben più ossuto, con molta meno esperienza e molte più incognite il Milan adesso ai risultati accoppia anche le prestazione, tutto però sotteso da una personalità che è la cosa più importante, perché è quella che ti fa pensare a come ribaltare le difficoltà anziché pensare ai limiti oggettivi.
Ha già fatto bene senza Ibrahimovic, e dovrà tornare a farlo per un po’ di tempo. Da un lato non preoccupa, non certo come due mesi fa al pericolo covid; dall’altro, stavolta l’attesa rischia di protrarsi fino al 2021. Perché Ibrahimovic è un fenomeno, e martedì si è già allenato 5 ore tra palestra e fisioterapia. Però stiramento è una parola da utilizzare con le molle: se è lieve, allora potrebbe davvero tornare tra un paio di settimane. Ma se è un normale stiramento, il 2020 di Ibra si è chiuso qui, tra campi pesanti, rischi di ricaduta e muscoli da trattare con cura di un 39enne che li stimola parecchio.
Eppure, il Milan sembrava materia da Europa League, per provare a raggiungere i quarti di finale, per andare non oltre il quinto posto, e invece può essere da scudetto. Proprio perché sta affrontando a testa bassa situazioni e partite diverse, le grandi squadre come le piccole, le rose al completo come le emergenze, le partite sporche come le prestazioni da elevare. E’ lunghissima la stagione, ma nessuna ha mostrato più personalità.

Quella che adesso deve mostrare il Napoli. Incomprensibile, inconcepibile quello che abbiamo appreso. Che alcuni senatori si siano risentiti delle parole di Gattuso sui professorini. E nominalmente, non gli Insigne, ma i Mertens e i Koulibaly, che evidentemente ha perso l’umiltà che lo aveva contraddistinto, forse non ancora tornato a Napoli con la testa che aveva già cominciato ad ambientarsi a Manchester.
Gattuso ha fatto un atto di forza, giustificato, nel giocarsi la mozione delle eventuali dimissioni davanti a questo atteggiamento. Poco male, capita, anche ai Mourinho e agli Allegri. Ma di solito capita in momenti cruciali a stagione avanzata. Non certo dopo l’ottava giornata, e avendo la fame di arrivare peraltro.
A questo punto il male del Napoli è il Napoli stesso. Quella parte di squadra che deve ricordarsi che ha alzato solo una Coppa Italia in 6 anni. Magari non solo per colpe proprie, ma che alla fine della fiera con questo palmares si ritrova. E se insomma sono proprio alcuni dei leader storici ad avere meno voglia, il Napoli è proprio sé stesso che deve più temere.

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Sabato 27 Aprile 2024
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