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Come cambia il mercato, dopo il Covid

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Per ora, giustamente, tutta Italia si sta concentando sull’emergenza del CoronaVirus che lascerà dei segni importantissimi e indelebili nel nostro paese. Intanto per le numerosissime morti che abbiamo dovuto affrontare, poi per le conseguenze economiche che saranno rilevantissime.
La crisi economica, e questo lo abbiamo capito benissimo, investirà tutti i settori del Paese, calcio compreso. Che comincia a fare i primi conti e che quindi cerca di correre ai ripari. In primis con la trattativa società/calciatori, fonte di tante parole e tante polemiche. Poi per capire quando si tornerà (e se si tornerà, al come ci stanno pensando i medici e la Figc con un documento che è stato cominciato proprio in queste ore). Infine si cercherà di capire come si muoverà il mercato.
Le “leggi”, valide fino a poche settimane fa non ci saranno più. Saranno cambiate, rivoluzionate, modificate. La Fifa, che determina i periodi di mercato, ha deciso delle cose importanti: si può sforare il 30 giugno, posticipando tutte le scadenze sportive (e quindi contrattuali) di tutti i soggetti interessati. E poi ha concesso a tutte le federazioni la possibilità di poter modificare la finestre di mercato a seconda delle date di fine stagione. Con una bella e grande variabile in più: il mercato può essere allungato fino al massimo di un mese nell’anno sportivo. Questo per favorire gli scambi anche nel caso in cui ci dovessero essere delle discrepanze (non dipendenti dalla volontà dei singoli associati, né tantomento dei governi, ma dall’emergenza sanitaria) fra i vari campionati.
Quindi intanto novità regolamentari nel vero senso della parola. Mercato sfalzato, magari anche in Europa, magari più lungo. Con una variabile che ora non possiamo controllare: se davvero si dovesse necessariamente finire la stagione ad agosto preparatevi a una stagione unica.
Un’estate di mercato in cui i club giocano ma in cui si dovrà necessariamente pensare a programmare la successiva, che magari può iniziare appena due settimane dopo. Anche se il mercato formalmente non dovesse essere aperto, vi immaginate come potrebbe essere finire la stagione sapendo di dover cambiare maglia dopo un mese? È come se fosse un grande gennaio, distrazioni possibili o opportunità da cogliere, vedetela dal punto di vista che preferite. O mettetevi nei panni degli allenatori, che generalmente hanno un mese di ritiro (e uno di vacanza) per pensare a come strutturare il lavoro.

E invece in questo caso di tempo ce ne potrebbe essere meno... e se poi l’allenatore cambia?
Poi vanno valutate le necessità economiche. E qui entriamo in due tipi di necessità. La prima di ordine bilancistico, la seconda di ordine tecnico. Spesso le due situazioni finiscono per coincidere, ma soprattutto i primi affari (quelli chusi entro il 30 giugno) nascono anche dalle necessità economiche delle società. Con il mrcato, spesso, si mettono a posto i bilanci, si riescono a coprire le spese. Soprattutto in quelle società molto brave a valorizzare i propri giocatori. In questa estate, segnata dal CoronaVirus, ci saranno due conseguenze. La prima è che i prezzi necessariamente caleranno: le risorse dei club serviranno per mantenre in vita la società stessa, quindi per forza i cartellini subiranno una contrazione. La seconda è che il 30giugno è possibile che non sia la data di fine della stagione. Ma rimane, almeno per il momento, quella del bilancio. Ecco perché l’Eca ha ribadito la centralità del transfrmarket, nella lettera di ieri. Anche per sensibilizzare Uefa e Fifa su questo. Tema centrale per i bilanci, ancor prima delle necessità tecniche.
Abbiamo vissuto finora un sempre crescente investimento di denaro, una capacità di spesa sempre maggiore, record sui prezzi dei giocatori che venivano sempre superati. Ora non sarà più così. Anche se il mercato non potrà mai sparire. Si evolverà, magari privilegiando scambi, piuttosto che movimenti di cassa. E potrebbe anche essere l’inizio di una mutazione definitiva.

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