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ESCLUSIVA TMW - Kalac oggi allena in 3ª divisione croata: "I portieri oggi li vogliono come Baresi"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Federico De Luca

Che fine ha fatto Željko Kalac? Oggi 49enne, l'ex portiere di Perugia e Milan nel periodo 2002-2009 ha deciso di rimanere nel mondo del calcio. Ritiratosi dopo un'esperienza in Grecia, al Kavala, ha iniziato un percorso da allenatore dei portieri, fino ad arrivare ad oggi dove ha deciso di accettare la sfida da allenatore principale, prendendo per mano una piccola squadra della terza divisione croata, l'Urania Baska Voda. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua storia:

Kalac, come mai Urania Baska Voda
"Dopo l'esperienza vissuta in Grecia e visto la situazione col Covid e ho deciso di venire in Croazia, avendo casa a Makarska. Un amico che lavora nel club mi ha chiesto di dare una mano alla squadra, dato che le cose non andavano bene. Considerando che non sarei tornato in Australia ho deciso di dare una mano e ora sono allenatore".

Come vanno le cose?
"Malissimo (ride, ndr). Ho raccolto la squadra in una situazione disperata ma abbiamo guadagnato un po' di punti e ci siamo avvicinati alla zona salvezza".

Insomma, è la panchina la tua strada?
"Io ho sempre fatto l'allenatore dei portieri, salvo una parentesi al Sydney United dove peraltro abbiamo vinto il campionato. Sì, quella di allenatore principale è la mia strada. Mi piace allenare, l'ho capito subito. Penso che questa all'Urania Baska Voda sia una bella opportunità che mi apre le porte in Croazia".

Un campionato vinto col Sydney United da allenatore, eppure eri tornato a fare il preparatore dei portieri
"Questione di opportunità. C'era un'offerta dallo Xanthi, club greco e per l'Europa ero disposto a tornare a fare il preparatore dei portieri. Stavamo facendo bene, poi la politica societaria, alcune richieste della dirigenza su certi giocatori che dovevano giocare ci hanno portato ad andarcene. Peccato, perché eravamo a un passo dalla promozione nella Super League".

Dopo il titolo in Australia non c'era la possibilità di proseguire con un altro club, magari in A-League?
"Avrei potuto, ma dopo tutti questi anni in cui ho fatto l'allenatore dei portieri nei più grandi club del paese non avevo più le motivazioni. Preferisco giocarmela in Europa e vedere come si evolve la situazione. Mi ha raggiunto anche mio figlio Oliver, ha 19 anni e si allena con la Dinamo Zagabria. Ha qualità e la scuola europea è l'ideale per lui, che può formarsi in un continente dove ci sono le migliori squadre".

Ti manca l'Italia?
"Sì, ma con questa situazione non possiamo spostarci. Spero che questa maledetta pandemia finisca per poter tornare a girare. Avrei voluto fare un salto a Natale, organizzare una cena con i miei ex compagni ma non è stato possibile. La fortuna è che qui in Croazia si vive bene".

Un Milan-Roda di Coppa UEFA ti aprì le porte al nostro paese
"È proprio così. Lo dico sempre: nel calcio basta una partita che ti può svoltare la vita. Giocavo in Olanda, posso dire che passavo inosservato. Quella partita di coppa contro il Milan (anno 2002) cambiò tutto e posso dire che Gaucci fece un affare, dato che non mi ha pagato nemmeno tanto (ride). Devo dire che ha fatto molte operazioni così, tante belle manovre di mercato".

Un personaggio che riporta a tanti aneddoti, Gaucci
"Con lui c'era sempre qualcosa. Non vincevi e ti mandava in ritiro, vincevi e prendevi un premio. Non credo esistano più personaggi così. Il calcio è cambiato troppo".

Nostalgia di un calcio che non c'è più?
"Ora ruota tutto attorno ai soldi, è un business. Guardate i Mondiali in Qatar, ma come è possibile? E dico che i tifosi meriterebbero più rispetto".

Anche il ruolo del portiere è cambiato
"Io questa cosa del chiedere a portieri di fare i giocatori non la capisco, ma se noi ci mettiamo i guanti ci sarà un motivo, ossia parare. Ora chiedono di avviare le azioni, come se fossero tutti Franco Baresi. Certo, bisogna adeguarsi ai tempi ed è importante che il portiere sappia usare i piedi, ma io dico che prima di tutto deve parare".

Come vedi l'evoluzione del portiere rispetto ai tuoi tempi?
"Quando giocavo io c'erano Dida e Buffon più forti di tutti. Adesso ci sono 10-12 portieri che sono tutti forti uguali, non c'è tanta differenza. Non so se si sia alzato il livello".

Il migliore oggi?
"Difficile fare nomi, certamente Oblak e Neuer sono fortissimi".

E Donnarumma?
"Mi spiace che abbia lasciato il Milan, è un super portiere ma in questo momento è difficile dire se sia lui il migliore in assoluto. Certamente i rossoneri con Maignan hanno trovato un ottimo sostituto, è un portiere che a me piace tantissimo".

Che ricordi hai della tua esperienza al Milan?
"Il mio Milan era fantastico, ma non solo come squadra ma anche come persone. Giocatori fantastici, anche uomini. Ora questa squadra mi piace molto, gioca bene e la società si è mossa bene a pescare i giocatori giusti".

È vero che a Milanello ti rimproveravano anche i camerieri se non ti allenavi bene?
"Vero, vero (ride). Ma d'altronde è così se vai in una grande squadra. Noi dovevamo vincere sempre e comunque e la pressione era tanta. Ma posso dire che a Perugia ho avuto una buona palestra, perché dovevo lottare per non retrocedere, in più non dovevamo fare arrabbiare Gaucci, altrimenti ci mandava in ritiro. Lì mi sono forgiato il carattere, anche negli allenamenti. Venivo dall'Olanda e non ero abituato a queste cose".

Meglio Perugia o Milano come esperienza?
"Difficile da paragonare, sono esperienze diverse. Diciamo che Perugia mi ha dato l'opportunità di mettermi in mostra e quando la società è fallita il Milan mi ha cercato".

Il compagno più forte col quale hai giocato in quel Milan stellare?
"Difficile dirne uno solo, ma certamente Maldini è uno che per la carriera che ha fatto rimane un esempio per ogni calciatore giovane".

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Sabato 27 Aprile 2024
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