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ESCLUSIVA TMW - Da capitano al Camp Nou a nutrizionista sportivo, Francesco Scardina si racconta

di Gaetano Mocciaro
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Francesco Scardina ha lasciato il calcio da 6 anni, dopo aver girato lo stivale e chiuso la carriera in Spagna. Proprio in terra iberica è rimasto a vivere, sperimentando modi di vivere diversi da quelli in cui ha vissuto per molti anni. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua storia:

Francesco Scardina, dove vivi oggi?
"Adesso vivo a Siviglia, perché il mio migliore amico che è Jacopo Mossio che era con noi nel gruppo di Gasperini, è venuto a vivere a Siviglia, pertanto avevo il suo appoggio. Già conoscevo Siviglia, conoscevo la lingua. La mia idea a breve è trasferirmi a Madrid o Barcellona".

Il calcio da un po' è alle spalle e hai iniziato a fare diversi lavori
"Quando non guadagni come Messi e devi iniziare a sopravvivere devi iniziare a sperimentare. La differenza è che la gente normale lo fa a 20 anni, noi possiamo farlo a fine carriera".

Qualche anno fa raccontavi della tua nuova vita da barman
"Sognavo di aprire un chiringuito in spiaggia. Ho frequentato dei corsi da bartrender, ho praticato. Alla fine però ho mollato. Poi con la pandemia le cose si sono complicate".

Adesso di cosa ti occupi?
"Mi piaceva l'idea di fare il nutrizionista a livello sportivo. Ho iniziato a interessarmi, a studiare e sono divenuto nutrizionista clinico e sportivo. Poi con la pandemia le cose si sono complicate e oltre a iniziare a occuparmi di supporto alla clientela in una compagnia aerea mi son detto: torniamo all'origine".

Ossia?
"Sono un programmatore informatico. Ho studiato programmazione e credo che la digitalizzazione andrà per la maggiore anche per il futuro. Mi interessava il tema del marketing e comunicazione digitale, anche a livello sportivo e ora sto facendo un master all'università".

Il calcio invece è alle spalle?
"A dire il vero mi sarebbe piaciuto continuare, ho il patentino UEFA B e potrei fare l'allenatore in seconda. Non è arrivata l'occasione, ma mi piacerebbe tornare nel mondo del calcio. La mia idea è restare in Spagna".

È un paese che ti ha adottato. Non ti manca l'Italia?
"Macché. Non sono mai stato patriottico, ho lasciato il Paese piuttosto presto per andare a giocare in Grecia. Poi in Spagna ho giocato per 3 anni all'Huesca e mi è piaciuto viverci. Anche il calcio mi piace un po' di più rispetto a quello italiano: è meno tattico, più tecnico. anche i ritiri erano diversi, in Italia molto lavoro atletico, in Spagna fai tutto con la palla".

Facciamo un passo indietro nella tua carriera: cresci nella Juventus e arriva anche una convocazione in prima squadra
"La prima panchina con Marcello Lippi a 16 anni in Coppa Italia contro il Venezia. In quegli anni era però difficile esordire, c'erano i soldi e non puntavano sui giovani. Adesso è più semplice. Così mi mandarono al Cesena. Però ricordo quel periodo con piacere: ricordo le partitelle 4 contro 4 con Peruzzi, Deschamps, Zidane. Facevi un tiro in porta con tutta la forza che avevi e il portiere la stoppava di petto. Ricordo con piacere Paolo Montero, mio idolo nonché persona da cui ho imparato tantissimo. Facevamo le sfide con i passaggi di collo piede, scommettendo sempre un aperitivo".

Nella tua carriera hai incrociato due volte Gasperini, per anni tuo allenatore nelle giovanili della Juventus e poi a Crotone. Oggi è fra i tecnici più affermati d'Italia. Che effetto ti fa?
"È stato mio tecnico per 10 anni e l'ho sempre saputo che sarebbe diventato un grande allenatore. Basti pensare che noi eravamo una delle prime squadre a livello giovanile giocavano col 3-4-3. Quando ha avuto la chance in una grande, ossia all'Inter, è durato poco e nemmeno per colpa sua. Non so perché non abbia avuto un'altra possibilità: è maturato come persona e come allenatore, prima era fissato con un modulo solo, ora si adatta molto".

Quali sono le piazze che ricordi con più piacere?
"Chiaramente quelle in cui vinci e a livello di gruppo il primo anno di Crotone siamo stati benissimo, ma anche a Vicenza e Cittadella ho vissuto anni stupendi ed è dove sono stato meglio. E anche Verona: bellissima, mi piacerebbe tornarci".

L'istantanea che conservi da calciatore?
"L'esser stato capitano con l'Huesca al Camp Nou, contro il Barcellona: è stato bellissimo. Conservo gelosamente quella la foto in cui siamo io, gli arbitri e Iniesta, giocatore peraltro impressionante che nemmeno sudava per la facilità con cui giocava".

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Sabato 4 Maggio 2024
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