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Juventus femminile, Boattin: "Indossare questa maglia è un privilegio. Italia? Possiamo sognare"

di Daniel Uccellieri
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Lisa Boattin, difensore della Juventus, nel format "Storie di Serie A" con Alessandro Alciato, su Radio TV Serie A con RDS.

200 PRESENZE CON LA JUVENTUS:
"È difficile spiegare cos'è la Juventus per me. La nostra è una storia che inizia da quando ero bambina e sognavo di giocare indossando questa maglia. Per me è un privilegio indossarla. Ho vissuto notti magiche allo Stadium, in tutti gli stadi d'Italia e anche in Europa. È un numero incredibile, so che non tutti hanno il privilegio di poter raggiungere certi traguardi. La mia prima partita è stata in Coppa Italia con il Torino, ma la più speciale e significativa è stata la prima in campionato con il Mozzanica. Negli spogliatoi ci guardavamo tutte negli occhi con l'emozione e la voglia di scendere in campo; in più vincemmo, quindi è un ricordo incredibile. Mi auguro altre 200 presenze. Essere una bandiera della Juventus è un privilegio e un orgoglio. In cameretta avevo i poster di Del Piero, Buffon e Nedved, tutti campioni che hanno fatto la storia del club. Essere associata a loro è qualcosa di incredibile, la realizzazione di un sogno. Mi piace avere la responsabilità di essere un riferimento per questi colori. Sono le vittorie, le sconfitte, ma soprattutto l'esperienza a farti cambiare. Con il tempo cambiano le ambizioni, cambiano gli obiettivi e l'asticella viene messa sempre più in alto. La Champions League ti dà modo di poterti confrontare con i top club del panorama europeo e il livello sale sempre di più".

LA PASSIONE PER LA JUVENTUS:
"È nata grazie a mio papà, con lui seguivo la Juve in Tv e allo stadio. Quando nel 2017 arrivò la chiamata dalla Juventus, scoppiai a piangere e chiamai subito mia mamma. Ero in ritiro con la Nazionale e non ci pensai neanche un secondo, era sì da subito. Appena uscite le prime notizie sulla formazione della squadra femminile, tutte speravamo di essere scelte. La chiamata mi ha suscitato un mix di adrenalina ed emozioni incredibili che non dimenticherò mai. Sono juventina da sempre. La mia cameretta aveva alle pareti poster e sciarpe bianconere e il calendario appeso con le date delle partite cerchiate. Giocavo con i capelli sciolti come Nedved".

IL CALCIO FEMMINILE:
"Non conoscevo niente calcio femminile fino ai 14 anni quando da regolamento mi dovetti spostare e giocare solo con le donne. Mi ritengo fortunata perché ho vissuto il momento del cambiamento. Arrivò quando ancora giocavo a Brescia. Avevamo iniziato gli scioperi per avere dei diritti che ci mancavano (i contratti pluriennali); erano piccole cose, ma per noi fondamentali. Si rischiava la squalifica quindi dovevamo muoverci con cautela ed essere tutte compatte, ma posso assicurare che mettere d'accordo tutte le ragazze delle diverse squadre non fu semplice. Bisogna ringraziare le ragazze che hanno resistito e si sono battute prima. Aoggi qualcosa sta cambiando, a livello di tempistiche non saprei dire quanto tempo serva per allinearsi del tutto al calcio maschile. All'estero le cose sono molto più veloci, dovremmo seguire la scia e adattarci a quello che viene fatto negli altri campionati".

IL MOMENTO PEGGIORE:
"Lo spogliatoio era chiuso, non c'erano i custodi, il campo non aveva le linee che delimitavano il terreno di gioco e la coppa era su un tavolino di plastica. Era Brescia-Tavagnacco, Finale di Coppa Italia. Ci siamo sentite ignorate, senza importanza, nonostante in quel momento il Brescia fosse la squadra più forte della Serie A. Questa cosa ci avrebbe potuto abbattere, a noi abbiamo deciso di continuare a lottare, a stringere i denti e a decidere di non mollare mai. Il primo giorno a Vinovo è stato indimenticabile: ognuna aveva una borsa personale con il materiale al suo interno, ma stentavamo a credere che fosse tutto vero. Del primo allenamento ricordo tutto: il profumo del prato, il rumore dei tacchetti e la gioia sui volti delle mie compagne. Emozioni difficili da spiegare.
Vivere le cose brutte alla fine serve per farti apprezzare appieno tutto e ad oggi posso dire che ne è valsa la pena. Dal 2022 siamo diventate professioniste, ma io da quando sono alla Juventus mi sento una professionista. Ho subito capito di essere finita in una città dove l'asticella era molto più alta rispetto alle esperienze fatte prima".

GLI INIZI:
"Ho iniziato a giocare davanti a casa della nonna, in piazza. Il lampione e il cestino erano i pali di una porta e dall'altra parte la scalinata e il muro del municipio delimitavano l'altra. Le ginocchia sbucciate e la gioia del poter giocare sempre. Ho provato diversi sport: nuoto, ginnastica artistica, danza. La mia strada era il pallone nonostante mia mamma non fosse molto convinta della cosa, forse anche solo per l'idea di essere l'unica femmina a giocare in un gruppo di maschi. A oggi penso che una bambina abbia molte più possibilità di giocare senza dover fare troppa pressione sui genitori. Io sono passata dalle giovanili alla Serie A, per una serie di eventi fortunati che hanno fatto sì che dall'under 15 io passassi in prima squadra saltando la trafila della Primavera. Serve farsi trovare pronti nel momento giusto".

LA FORZA DELLO SPOGLIATOIO:
"Mi ritengo molto fortunata perché negli anni ho sempre trovato negli spogliatoi ragazze con tantissima umiltà, spirito di sacrificio e dedizione. Ogni squadra in cui ho giocato mi ha lasciato qualcosa di importante. Brescia per me significava fare un salto enorme e andare nella squadra più forte d'Italia. Anche lì ho imparato tanto e tutte le mie compagne mi hanno insegnato qualcosa".

IL MOMENTO PIU BELLO
Il primo scudetto e la prima partita contro la Fiorentina all'Allianz. E' stato un momento pazzesco, molto toccante, i miei erano venuti allo stadio tre ore prima ed erano più agitati di me. Poi per me fu una settimana particolare perché venne a mancare mia nonna. Non ne avevo parlato con nessuno. Al fischio finale della partita ho rilasciato tutta la tensione che avevo e mi sono messa a piangere".

STADI
"Lo meriteremmo tutti. Investire su una struttura privata credo possa essere un modo per far crescere il movimento del calcio femminile. Anche piccoli stadi, non penso ci sia bisogno di 40mila persone. Fuori dall'Italia quasi tutte le squadre hanno stadi privati di proprietà che riescono benissimo a riempire. Sarebbe un grande step in più come sistema".

RIFERIMENTO
"Il capitano, Sara (Gama), che chiamiamo tutte Speedy: è fondamentale per la nostra squadra, dal primo giorno. Si prende sempre la responsabilità, si fa sentire, ci aiuta sempre".

ITALIANA SUL TETTO D'EUROPA
"Verrà il giorno in cui una squadra italiana potrà vincere la Champions League. Me lo auguro e mi auguro che la Juventus possa avere questo obiettivo in futuro. Bisogna alzare il livello della Serie A anche con le strutture, crescere come sistema per fare esperienza soprattutto a livello internazionale. Sogno? Alzare la Champions con la Juventus".

COMING OUT
"In Italia non sai mai come possano prendere una notizia del genere, soprattutto considerando che a livello culturale il calcio è visto più come sport maschile. La mia compagna era più tranquilla perché in Svezia è accettata come situazione, come dovrebbe essere in verità. Qui ha fatto molto clamore e perciò qualcosa deve ancora cambiare. Per me era una cosa normalissima, ma sapevo che per altri non lo sarebbe stato. Comunque per il futuro voglio essere ottimista. Ho ricevuto tanti messaggi, da quasi tutta la mia famiglia, mi è stato dimostrato tanto appoggio. Come a dire: tranquilla, è la cosa più normale del mondo".

TEMI DELICATI
"A oggi ci sono tanti temi delicati come il razzismo ed è evidente, c'è ancora. Mi dispiace che sia così fortemente presente. Questo non mi fa essere ottimista per il futuro. E poi c'è anche il ciclo, con cui noi conviviamo e lo affrontiamo con grande serenità. Se ne può parlare tranquillamente. A volte incide perché al primo giorno magari stai più male, se arriva il giorno della gara provi ad alleviarlo, ma di più non si può fare. Ci convivi".

NAZIONALE
"E' il secondo sogno, una delle ambizioni più grandi di sempre. Sogni di raggiungerla, di rappresentare il tuo Paese e sentirne il supporto. Quando gioca la Nazionale il Paese si unisce, è il top per un professionista. Il Mondiale del 2019 in Francia ha tracciato un solco tra il prima e il dopo. Sentivamo che il Paese ci supportava, vincere aiutava a vincere. Quando siam tornati abbiamo visto la differenza, quasi traumatico ovviamente in positivo. Mondiale in Nuova Zelanda e Australia? Tutto crollato quando prendi così tanti gol dalla Svezia. Da quel momento sono usciti fuori tanti problemi. Il gruppo era bellissimo, simile a quello del precedente mondiale, ma tanti piccoli problemi dopo quel ko sono venuti fuori. Sarebbe stato meglio dopo il 2019 cavalcare l'onda, a partire dagli investimenti".

SONCIN (Commissario tecnico Italia femminile)
"Possiamo sognare, ci dice che ovunque andiamo lo facciamo per vincere. Mai sentito la parola perdere da quando è arrivato. Ci trasmette fiducia. Contro la Spagna abbiamo sentito molta consapevolezza, anche se in campo internazionale gare facili non esistono".

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Domenica 5 Maggio 2024
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