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Hegerberg, Morgan, Sanchez: tre storie diverse, ma uguali. E l'Italia?

di Tommaso Maschio
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Ada Hegerberg, Alex Morgan, Macarena Maca Sanchez. Tre storie diversissime fra loro, ma unite dal sottile filo rosso della discriminazione di genere contro cui anche le più acclamate calciatrici si trovano a combattere giorno dopo giorno. La norvegese, primo Pallone d'Oro al femminile della storia, non sarà fra le protagoniste della prossima Coppa del Mondo – nonostante la sua squadra si sia qualificata – a causa di dissidi non sanati con la Federcalcio del paese scandinavo sul diverso trattamento fra la squadra maschile e quella femminile. Tutto questo nonostante la Norvegia sia stata la prima nazione al mondo (seguita da Olanda, Finlandia e Nuova Zelanda) a istituire premi di egual valore per le due Nazionali. Se i premi sono stati equiparati, il resto (trasferte, alloggio, qualità dello staff) non ancora e per questo la stella norvegese non sarà della partita in Francia fra poco meno di tre mesi.

L'argomento della discriminazione di genere si fa sentire forte anche in oltreoceano dove 28 calciatrici nel giro della Nazionale USA (3 Mondiali e 4 Ori Olimipici all'attivo) in occasione dell'8 marzo hanno deciso di presentare una causa civile alla corte federale per “gender discrimination”. Capofila dell'iniziativa ovviamente la calciatrice più famosa e iconica del Mondo, ovvero Alex Morgan. Anche qui al centro della discussione ci sono i premi stanziati dalla Federcalcio statunitense che vede le donne ricevere molto meno rispetto agli uomini nonostante a livello di palmares non vi sia paragone alcuno (1° posto nel ranking Fifa per Morgan e compagne, 25° posto per la squadra maschile), ma anche la disuguaglianza su modalità di viaggio (le donne viaggiano su aerei di linea, mentre gli uomini hanno a disposizione voli charter privati), cure mediche, numero di trasferte e sistemi di allenamento. Una causa quella avanzata dalle ragazze statunitensi che potrebbe presto coinvolgere molte altre calciatrici d'oltreoceano.

Ben più gravi sono invece i problemi che ha dovuto e tuttora deve affrontare l'argentina Maca Sanchez: licenziata dal suo club, minacciata di morte sui social e discriminata in quanto donna e calciatrice per la battaglia che sta portando avanti a favore del movimento femminile. Una battaglia che l'ha portata a sfidare apertamente una Federcialcio ancora ancorata (non unica al mondo sia chiaro) a pregiudizi sessisti nel confronto delle ragazze che praticano uno sport a loro dire “da maschi”. In questa battaglia Sanchez ha però trovato alleate importanti, come l'ex presidente dell'Argentina Cristina Kirchner o il centrocampista del River Plate Leonardo Ponzio, dando vita a un movimento che sta raccogliendo sempre più consensi per aprire al professionismo il calcio femminile, tanto che Maca sta rapidamente diventando un'icona globale della lotta contro le discriminazioni di genere nello sport.

E l'Italia? Anche da noi il percorso del movimento femminile è irto di ostacoli, economici e di natura culturale. Basti pensare a una Nazionale che nonostante la qualificazione ai Mondiali fatica a trovare spazio in televisione (le ultime amichevoli, Cyprus Cup compresa, sono state visibili solo sul canale youtube della FIGC) o suoi giornali; alle difficoltà della maggior parte della calciatrici di potersi mantenere solo giocando a calcio; all'assenza di impianti e strutture adeguate e infine alla diffidenza che persiste anche fra gli addetti ai lavori o ai commentatori più in vista nei confronti delle donne che decidono di praticare il calcio a ogni livello. Qualcosa si sta muovendo anche da noi: Sky, e la Rai, hanno infatti acquistato i diritti di trasmissione della Coppa del Mondo (l'emittente satellitare ha già i diritti per Serie A, Coppa Italia e Supercoppa italiana), la Juventus aprirà lo Stadium alle ragazze di Rita Guarino per la sfida scudetto contro la Fiorentina (che già aveva aperto le porte del Franchi in occasione del primo titolo e per le gare di Champions League), il Milan per ora ha deciso di appoggiarsi al Brianteo di Monza per le sfide contro Florentia, in campionato, e Juventus, in Coppa Italia, e chissà che un giorno non decida di aprire anche San Siro alla formazione di Carolina Morace. Piccoli passi per la crescita e la promozione del movimento femminile che vanno incoraggiati e supportati in maniera adeguata per far sì che anche in Italia possa aprirsi una discussione sul professionismo (non solo in ambito calcistico) e sulla disparità di trattamento dei due mondi.

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