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Silvestri e tre anni all'Hellas da protagonista. Ora il grande salto: le possibilità

di Luca Chiarini

A difesa di un fortino. Che per lunghe parentesi dell'era Juric è stato inespugnabile. Marco Silvestri, lo scudiero della tenuta difensiva granitica del Verona (finale di stagione a parte), potrebbe essere giunto al capolinea della tappa di gran lunga più importante della sua carriera. Quella che l'ha consacrato, proiettandolo nelle posizioni più in vista dell'illustre scuola di portieri italiana, tanto da fargli conquistare la prima, indimenticabile convocazione in Nazionale. I tempi per il grande salto sono maturi: con lui Massimo Cataldi (il preparatore dei portieri dell'Hellas) ha svolto un lavoro meticoloso, perfezionandone la continuità di rendimento. Oggi Silvestri è un portiere di sicura affidabilità, prerequisito fondante per l'approdo in un club di alto rango.

Il "provino" cui il Verona ha sottoposto l'imberbe Pandur (che ha lanciato segnali incoraggianti) è il prodromo abbastanza inequivocabile della partenza dell'ex Leeds. Che attende che i corteggiamenti degli ultimi mesi vengano tramutati in offerte concrete. Il suo futuro, salvo plot-twist inattesi, dovrebbe parlare ancora italiano. La Fiorentina è un'opzione in caso di separazione con Dragowski, che è molto appetito sul mercato. Da monitorare anche l'interesse della Lazio, che medita l'assalto qualora Strakosha dovesse lasciare vacante il suo posto. Il Napoli per ora è sornione, ma l'eventuale addio di Ospina rimodulerebbe gli scenari. Per avere un quadro più nitido occorrerà attendere ancora qualche tempo, considerando anche che due delle tre società menzionate devono prima definire la guida tecnica per la prossima stagione. Ma il destino di Silvestri, ad oggi, appare segnato.


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