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Pirlo chiede pazienza, Flick parla di tattica: Fagioli vs Musiala visti da chi li allena

di Simone Lorini

Uno scontro di filosofie non può certo basarsi su un confronto tra due atleti, ma in questo ambito è comunque significativo partire dal manico, ovvero da chi allena il nuovo gioiello del calcio italiano, Nicolò Fagioli, e la gemma messa in mostra dal movimento tedesco, Jamal Musiala, ieri all'Olimpico di Roma, in occasione della sfida degli ottavi di finale di Champions League tra Bayern Monaco e Lazio. Già in partenza il confronto sembra impari, tra chi a 20 anni ha esordito contro il Crotone, in casa, sul 3-0 peraltro, e chi ha giocato da titolare un ottavo di finale di Champions League a nemmeno 18 anni (li compirà tra due giorni). E giusto per mettere l'accento, ha anche realizzato il gol del 2-0.

FAGIOLI VISTO DA PIRLO - “Fagioli è entrato con una bella personalità, ha il calcio nella testa ed è una cosa molto importante nel calcio odierno. Può fare benissimo il regista perché ha i tempi di gioco, si posiziona bene nella ricezione e guarda in avanti. Però è ancora molto giovane, non dobbiamo dargli troppe responsabilità. Su Verona ci pensiamo domani dopo aver fatto la conta di chi c’è, l’assenza di Danilo è sicuramente pesante”.

MUSIALA VISTO DA FLICK - "È molto sicuro sulla palla e gioca bene tra le linee. Ha un buon feeling nell'attaccare gli spazi che può o dovrebbe occupare e ha giocato bene oggi insieme al resto della squadra. Ovviamente il gol ci ha reso tutti felici, quindi siamo molto soddisfatti. Oggi avevamo bisogno di uno come lui per mantenere il possesso, qualcuno che potesse provare a creare problemi tra le linee e nei semispazi, per dare opzioni di passaggio. Lo ha fatto bene".

Se Pirlo chiede pazienza e toglie Fagioli dalle luci della ribalta, Flick tratta Musiala esattamente come tratterebbe Muller, Lewandowski o Neuer: è ovvio ed evidente che il contesto in cui si gioca è molto diverso e in Italia sono già tantissimi i talenti che hanno finito per consumarsi sotto attese eccessive e una pressione mediatica che semplicemente non potevano sostenere. D'altra parte, è altrettanto evidente come l'inserimento di calciatori come Musiala, Zirkzee, Arrey-Mbi, Stiller e Davies nei bavaresi sia assolutamente naturale: chi è bravo viene considerato di "Prima Squadra", senza un interminabile viaggio tra prestiti e campionato Primavera. È evidente che si tratta di una ipersemplificazione, perché i punti di distanza tra sviluppo di giovani calciatori tra modello teutonico e italiano sono molti, alcuni di origine endemica oltre che filosofici.


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