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Marchetti: “Al Milan manca un dirigente di riferimento. Scudetto? Inter ancora favorita”

di TMWRadio Redazione

Durante l'appuntamento odierno con L’Editoriale sulle frequenze di TMW Radio è intervenuto Luca Marchetti. Queste le sue parole:

L’altalena Fonseca continuerà ancora a lungo?
“Non rischia nessuno per ora, i problemi del Milan non sono di natura tattica ma di spogliatoio. Fonseca non è un allenatore scarso, ma bisogna vedere con che spirito le sue idee tattiche vengono poi applicate. Se il gruppo non è allineato la responsabilità è dell’allenatore, se ci sono problemi di disciplina riguarda l’allenatore. In casa Fiorentina questi problemi non ci sono stati, Kean ha tirato il rigore nonostante il rigorista fosse Gudmunsson, ma non si è creato un problema perché ha vinto la partita. Non si possono tirare fuori i problemi solo quando si perde, il Milan oggi è su un ottovolante non è in caduta libera. È in grado Fonseca di risolvere questi problemi? È in grado questa società di supportare Fonseca? Un anno è colpa di Pioli, un anno è colpa di Fonseca, ma non è che forse alla fine il problema non è l’allenatore? Stiamo parlando di tutto questo solo perché De Gea ha parlato due rigori”.

Dovrebbe intervenire la società per sostenere l’allenatore?
“Purtroppo il problema del Milan secondo me è questo, non c’è una figura dirigenziale di riferimento. Nella Juventus c’era il dirigente di riferimento lo scorso anno, ma le critiche all’allenatore sono arrivate lo stesso. Per funzionare una società deve funzionare una catena di comando, l’allenatore è la figura più debole e per questo deve essere protetto dai dirigenti, a meno che tu non abbia un allenatore così forte da proteggersi da solo e da scegliersi i dirigenti, come successo con Conte a Napoli. L’allenatore in difficoltà non ha un interlocutore, è successo a Napoli lo scorso anno. Quando non c’è una figura di riferimento ti serve un allenatore tanto bravo che possa farne a meno, sono grandi allenatori che accentrano su di sé tutte le scelte e sono catalizzatori. Fonseca è un ottimo allenatore di campo, ma non un catalizzatore. Alcune cose non stanno funzionando come la linea difensiva alta, ma con chi si confronta Fonseca oltre al suo staff? Una figura di riferimento vedendo il Milan dall’esterno sembra mancare. Quando le cose funzionano la leadership dell’allenatore e dello spogliatoio vanno nella stessa direzione, adesso sembra che vadano in direzioni parallele. Aggiungiamo poi le prestazioni dei singoli, io posso preparare benissimo la partita ma se i tre giocatori principali mi cannano la partita io perdo lo stesso. Se Tomori non va a vuoto sul lancio di De Gea il Milan pareggia, se Leao avesse giocato anche il primo tempo magari il Milan la vince. Bisogna responsabilizzare anche i singoli, altrimenti l’allenatore diventa sempre un alibi”.

Thuram è l’uomo in più per questa Inter che può fare la differenza?
“Lo era anche l’anno scorso, l’Inter è un bel collettivo che si basa su grandi individualità. Rimane la favorita per lo scudetto, ha bisogno di giocare al 100% perché se gioca al 70% rischia di essere aggredibile e subisce qualche gol di troppo. Aver già vinto il campionato può mettere l’Inter in una condizione di presunzione, si concede qualche sbavatura in più e se succede non è più la favorita perché Napoli e Juventus sono più feroci”.

Il Napoli è già nelle mani di Conte?
“Sta andando incontro alle fasi della partita, capisce quando può accelerare e credo che ci sia una novità rispetto al Conte che abbiamo svezzato in Italia prima che si affermasse anche all’estero. Passa dalla difesa a tre alla difesa a quattro in pochi giorni, permette al Napoli di essere camaleontico grazie al cambiamento di una sola pedina, questo è un vantaggio. Non cambiano i principi di gioco ma le posizioni modificano l’assetto della squadra, il Napoli è un progetto molto interessante, Conte è un grande acceleratore ma è solo a metà del cammino. Se Conte è l’allenatore più pagato della Serie A con Inzaghi un motivo ci sarà. Conte ci sa vivere con la pressione, anche se poi dice che il Napoli non deve vincere il campionato. Non vuole essere messo davanti a tutti, però se guardiamo la classifica dobbiamo dire che questo Napoli può vincere. Conte poi dice che se il Napoli è tra le favorite ci deve stare anche la Juventus. La competizione è il sale dello sport, se Conte dovesse vincere il campionato si leva tante di quelle soddisfazioni che porterebbe a un ulteriore aumento dell’autostima”.

La Juventus si sta nascondendo?
“Quando Thiago Motta dice che bisogna ragionare partita per partita dice una bugia, così come quando dice che non ha letto le parole di Conte. Poi è vero che la Juve non è obbligata a vincere, però non credo ci siano differenze tra la ricostruzione del Napoli e della Juventus. Sono stati spesi tanti soldi, alla Juve servivano nuove facce e nuove prospettive. La Juve si nasconde perché negli ultimi 15 anni non c’erano molte alternative alla vittoria. Se non vinceva lo scudetto negli ultimi anni si parlava di fallimento, la Juve vuole cambiare questa mentalità. Hai mandato via un allenatore arrivato terzo e che ha vinto la Coppa Italia, hai speso 150 milioni non puoi dirmi che hai fatto questo per rimanere lì. Lo hai fatto per migliorare e per provare a vincere. Se l’Inter non ha quella ferocia e perde qualche punto in più te devi farti trovare pronto. Se Conte deve vincere, perché non deve farlo anche la Juve?”.


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