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Lazio, solita tassa a San Siro. L’attacco non incide, in Champions torna Immobile

di Riccardo Caponetti

Una vittoria nel settembre 1989. Un’altra nell’autunno del 2019. Per il resto, niente negli ultimi 30 anni. La Lazio continua a soffrire maledettamente San Siro rossonero. Anche ieri, nel 2-0 forse troppo severo figlio di due accelerazioni di Leao, la squadra di Sarri è uscita a mani vuote. Con una buona prestazione, tanta applicazione, poca cattiveria offensiva ma soprattutto senza punti che avrebbero potuto aiutare molto la classifica: dopo 7 giornate, non aveva così pochi punti (7) dalla stagione 1993-‘94. Dopo il successo scacciacrisi mercoledì col Torino, Sarri sperava di trovare continuità a San Siro, ma la Lazio si è fermata di nuovo. Mercoledì c’è il Celtic a Glasgow e domenica l’Atalanta all’Olimpico prima della sosta: due gare fondamentali per indirizzare la stagione.

Nonostante il Milan nel complesso abbia meritato, il 2-0 appare molto severo per una Lazio che è rimasta in partita fino alla fine. Ha giocato alla pari, con intensità e con l’atteggiamento giusto. È mancato - e non è una novità quest’anno - il guizzo e la brillantezza nella metà campo avversaria, soprattutto nel primo tempo, quando la Lazio ha avuto 3 contropiedi incredibili, anche in superiorità numerica. Ma per le scelte sbagliate del portatore di palla e per l’imprecisione nei passaggi, i biancocelesti non ne hanno approfittato. Non esaltante la prova di Castellanos, all’esordio da titolare. Non che abbia fatto una brutta partita, ma non ha brillato: ha provato a farsi vedere più volte, è venuto a dialogare con la squadra e ha calciato in porta, senza però incidere. Mercoledì in Champions tornerà però Immobile a guidare l’attacco.


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