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ESCLUSIVA TMW - Pepe: "Italia, il mio derby personale. Salerno merita di stare in A"

di Luca Esposito

"E' un'emozione vera, importante. Una partita speciale, non mi posso nascondere. E' il sogno di tutti i bambini. Ci sarà anche l'opportunità di confrontarsi con campioni di caratura internazionale e c'è sempre tanto da apprendere. E poi sono legato alla mia maglia: a Malta si vive bene, sono qui con la mia compagna e ci sono società comunque storiche e che hanno un seguito importante. Tanti tifosi sono legati alla Nazionale e la sostengono". Parla così Enrico Pepe intercettato dalla redazione di Tuttomercatoweb. Cresciuto nel settore giovanile della Salernitana, una buona carriera italiana alle spalle e poi l'avventura a Malta, squadra con la quale scenderà in campo nelle prossime ore per sfidare gli azzurri di Luciano Spalletti. Sensazioni indescrivibili, una sorta di derby personale. Con lui abbiamo parlato anche del difficile momento vissuto dai campani:

Cosa può dare Inzaghi alla Salernitana?

"Quando c'è un cambio tecnico è fisiologico che i calciatori avvertano la proverbiale scossa. Ogni allenatore che subentra propone le sue idee, ma soprattutto porta stimoli ed entusiasmi nuovi all'interno dello spogliatoio. E poi la rosa è grossomodo la stessa che ha disputato un grande campionato fino a pochi mesi fa. C'è tutto il tempo per risalire la china".

Caso Dia: il calciatore vuole andare via, la società lo trattiene. La squadra ne risente, al di là dell'aspetto tecnico?

"Parto da una premessa: quando giochi in Italia, fai bene e ti arriva la chiamata da parte di club importanti che militano in campionati anche superiori al nostro è legittimo tu possa pensarci e che ci sia la tentazione di andarsene. Vedere il calciatore infelice non è bello per i compagni di squadra, ma allo stesso tempo credo che umanamente e professionalmente lo capiscano. Sia chiaro, non voglio giustificarlo. La società ha rifiutato l'offerta ed è doveroso dare il 100% per la maglia. Aggiungo: sta giocando a Salerno, non è mica una piazza da poco. Ormai sei rimasto, a che serve viverla con insofferenza?".

Quanto sarebbe importante avere un settore giovanile che mette a disposizione calciatori validi per la prima squadra?

"In passato ricordo che il settore giovanile della Salernitana era un fiore all'occhiello e sfornava talenti che hanno militato a lungo in serie A. Quello che posso dire che è un problema comune a diverse società, a volte in Italia ci si chiede se arriva in fondo quello bravo o quello che ha le conoscenze giuste. A me nessuno ha mai regalato nulla, il mio percorso l'ho costruito con sacrificio. E' un discorso generale, non sto parlando di Salerno. All'epoca ci si allenava spesso con la prima squadra e questo aiutava il percorso di crescita, quando un giovane si relaziona con gente più grande tira sempre fuori qualcosa in più. Certo, la Salernitana è impegnata nella lotta per non retrocedere e ci può stare che la proprietà dai priorità alla prima squadra".

Si aspettava questa scalata quando la Salernitana del suo ex presidente Lombardi fallì nel 2011?
"All'epoca non immaginavo una Salernitana così in alto, ai miei tempi c'erano delle situazioni che non mi portavano ad essere molto fiducioso. Ma c'è sempre stato un punto di forza: la tifoseria. Una piazza del genere può stare benissimo in serie A".

E ora Salernitana-Cagliari...

"E' presto per parlare di partita decisiva, ma chi vince può svoltare dal punto di vista mentale. E' comunque uno scontro diretto e la posta in palio è alta"


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