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Baggio dal Festival dello Sport: "Nell'epoca dell'apparire, dei social, ho scelto un'altra strada"

di Tommaso Bonan

Roberto Baggio è uno dei grandi personaggi presenti al Festival dello Sport di Trento. Queste le sue parole dal palco, raccolte dagli inviati di TMW: "Io ho sempre giocato con una passione infinita e cercato di seguire quello che avevo appreso dagli allenamenti. Se non mi fossi allenato duramente non avrei realizzato nulla di ciò che ho fatto. La passione ti porta a superare qualsiasi muro apparentemente invalicabile e andare oltre i limiti. Ho sempre desiderato far divertire la gente, è stato il mio scopo principale. Il calcio è stata la mia vita e ripetendo certe giocate poi magari vengono naturali ma la cosa fondamentale è stato il lavoro quotidiano e la determinazione. Nulla avviene per caso: dietro tutti i grandi artisti c'è sempre il lavoro. Chi racconta altro non dice la verità".

"Se chiudo gli occhi e penso al gol più bello penso a un gol segnato alla Juventus quando ero al Brescia, almeno così dicono anche i miei più cari amici. Però faccio fatica a trovarne uno, perché tanti sono stati importanti per il risultato. Sembra strano ma io guardo la sostanza più che l'estetica della giocata perché segnare non è per nulla facile. A proposito di gol: quello segnato da Van Basten all'Urss è una roba clamorosa. Ecco, lui rappresenta la vera bellezza. Quando giocavo nella Juventus andai a vedere una partita di Coppa Italia fra Torino e Milan perché volevo guardare da vicino come si muoveva. Quando sono tornato a casa ho pensato: 'capito tutto, è di un altro pianeta'".

"Carlo Mazzone è sempre nei miei pensieri, una persona pulita e onesta. E' stato adorato da tutti i calciatori perché incarnava dei valori da padre e non potevi non volergli bene. Brescia è una sorta di centro del calcio perché dopo me e Mazzone ci sono i vari Pep Guardiola e De Zerbi. Un merito è senz'altro di Gino Corioni, il presidente. Era avanti anni luce, lui già trent'anni fa parlava dell'esigenza di uno stadio di proprietà. Ha sempre portato calciatori importanti a Brescia e cercava di vedere sempre avanti".

"Nell'epoca dell'apparire, dei social, ho scelto un'altra strada. Ma già da calciatore non avevo voglia di parlare e fare interviste. Non era un atto di arroganza come qualcuno poteva pensare ma timidezza, non volevo snobbare i giornalisti. Questa cosa la manifesto anche oggi, non mi interessa apparire e se lo faccio solamente nelle circostanze in cui ha un valore: farsi vedere poco ma bene. Io non invidio nessuno ma senza cattiveria invidio chi gioca ancora".

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