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Il cerchio perfetto di Robin van Persie e l'ultima volta in carriera

di Marco Conterio

Robin, come protagonista. Non più spalla, ma qualcosa di più. Di alto, leggiadro, delicato. Centottantasette centimetri, cigno moderno, Gunner eterno, figlio del Feyenoord dove è tornato canuto, per l'ultima thule. Ieri abbiamo scoperto in molti, qualche capello bianco in più. Noi come Robin van Persie, trentasei primavere e adesso un autunno, che ha giocato l'ultima al De Kuip. L'ultima in carriera, centinaia di partite e centinaia di gol dopo. Miglior marcatore dell'Olanda, a un passo dal paradiso al Mondiale, sette titoli di squadra e innumerevoli elogi personali dopo. E' partito come talento del campionato olandese nel 2002, dieci anni più tardi ha vinto quello di miglior giocatore della Premier League. Capocannoniere due volte del massimo campionato inglese, Van Persie è tornato al suo Feyenoord per chiudere una carriera lucente. Splendente.

Quattro squadre Robin da Rotterdam ha iniziato a Rotterdam e ha chiuso a Rotterdam. Nelle giovanili dell'Excelsior, poi cinque anni in quelle del Feyenoord dove ha esordito tra i professionisti. Otto anni a Londra, all'Arsenal, quasi cento gol, poi tre allo United, poi la Turchia. E il Fenerbahce sembrava sì tappa ambiziosa ma soprattutto milionaria, lontana dagli orizzonti di gloria della carriera inglese di Van Persie. Chiude la sua esperienza turca, durata due anni e mezzo, con 25 gol in 57 presenze in campionato poi rescinde e torna a casa. "Ho ritrovato la gioia di giocare", dirà. Al secondo esordio, segna dopo pochi secondi. Ieri, l'ultima. Una sconfitta che poco conta ma che tanto costa alla nostra carta d'identità.


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