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TMW RADIO - Sconcerti: "Una conclusione del vecchio campionato ha senso solo per Juve e Lazio"

di Dimitri Conti
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Il direttore Mario Sconcerti parla così in collegamento con Stadio Aperto su TMW Radio, cominciando dai numeri in calo sul contagio del Covid-19 in Italia: "La bontà del percorso è fuori discussione, tutto il mondo fa il distanziamento sociale. Non facciamo altro che stare lontani gli uni dagli altri. Quando una delle prime cose fu chiudere le scuole rimanemmo tutti sorpresi, ma in realtà i figli erano degli straordinari portatori sani. Quelli che troviamo adesso sono casi sviluppati in casa: è già passato un mese dalla chiusura. La vera cosa è imparare a vivere due metri di distanza, di un metro solo non mi fido e ho visto che la media è uno e ottanta".

Quanto impiegheremo secondo lei per tornare a vivere in serenità?
"La normalità la ricondurrei al vaccino, solo a quello. Oppure dei farmaci equivalenti. Quando fu scoperta la penicillina, la prima polmonite, da batterio e non da virus, finì. Altrimenti, senza questo antidoto universale, non potremo ritrovare la normalità perché il virus continuerà a circolare. Sarà uno e non centomila, ma non saremo mai tranquilli. Dobbiamo portarlo ad essere un raffreddore".

La fase 2, quella di convivenza col virus, è molto attesa. Oggi Lotito ha paragonato gli allenamenti alle fabbriche: azzeccato?
"Il paragone ci sta, ma a me personalmente, perché qui non ci sono verità assolute, non piace dove Lotito vuole andare a parare. Se mi vuole dire che da fine aprile possiamo giocare a pallone, a me non piace: il calcio va giocato con allegria e umanità, altrimenti mi viene offerto un calcio contraffatto, chiuso, con remore. Addirittura si parla di far giocare tutte le partite a Roma, ma io di un campionato così non so che farmene. Non ho modo di ricominciare così, si riparte quando cambia tutto. Con squadre ed entusiasmi nuovi... Se devo fare tutto ciò per difendere il vecchio, un campionato stra-usato che ha senso per Lazio e Juve e basta, francamente, ne faccio volentieri a meno. Senza contare che bisognerà chiederlo ai giocatori: è contraddittorio chieder loro tagli di stipendi e poi tenerli un mese o due reclusi negli alberghi, senza uscire e vedere nessuno per giocare ogni tre giorni. Mi sembra una situazione fantascientifica, sproporzionata. Anche quando dico che si rischiano 500 milioni di debiti dico benissimo, sono 500 milioni diviso 20. Se il futuro dipende da 25 milioni, in un mondo dove il fatturato supera i 2 miliardi, significa che la società è gestita male. E infatti sono piene di debiti, e non c'entra il virus".

Dipendono molto dai diritti tv.
"La mala gestione la cerchiamo anche noi tifosi. Quando si chiedono i famosi investimenti, chiediamo ai presidenti di spendere e indebitarsi. Non abbiamo capito o gridato da anni che il calcio è cambiato? La Juve davanti ha 500 milioni di debiti, non lo sapevamo nemmeno, e non è mai successo. La Roma, che è quinta, ha perso 100 milioni di gestione in un anno. Il presidente se ne va e i debiti rimangono".

Che parere ha della reazione dell'AIC dopo la richiesta di taglio stipendi della Lega?
"L'assocalciatori ha detto che il lavoro è finalizzato alla Serie C. Non vedo problemi politici, in questo momento è un problema di soldi. A mio avviso l'esempio della Juve non è stato grande: si è fatta finanziare da giocatori in quarantena, alcuni pure malati. Si è fatta finanziare il bilancio, perché ritira adesso 4 mesi e ne pagherà 2 e mezzo o 3 nella prossima stagione. Il taglio oscilla tra i 25 e i 35 milioni su 270 milioni d'ingaggi, siamo sotto o intorno al 10%. La cosa che mi ha lasciato perplesso è che i quattro stipendi li puoi tagliare dal tuo brutto bilancio, rimettendo discretamente a posto pur senza salvarlo, pagandoli in un altro esercizio. Sono stati i giocatori a fare gli interessi della società più ricca d'Italia: non mi sembra un grandissimo esempio. Non ho pietà dei giocatori, li conosco e so che vivono in un mondo irreale, ma se io sto a casa per malattia, tu mi devi pagare. O sennò sono io che regalo, ma non c'è un accordo. Se ho diritto a un mese di ferie pagate, me le devi pagare".

Complicato quindi trovare un compromesso.
"Se si dovesse rigiocare e riscuotere i diritti tv, perché si parla di tagliare gli ingaggi? Sono due cose opposte. La realtà è che il calcio non può più sostenere se stesso, non ce la fa più. Questo Coronavirus ha fatto esplodere la bolla... Questo film l'ho già visto quando la Fiorentina cominciò a fallire. Il casino cominciò quando non arrivò la rata televisiva. I giocatori sopportavano anche 4 mesi di stipendi mancanti, nessuna squadra era perfettamente in linea nei pagamenti. I rinvii ci sono sempre stati. Essere pagati al 27 del mese la si dà come dato di merito, non come una cosa normalissima".

Come farà il calcio a cambiare questo modello?
"Non si può non dipendere dai diritti tv. Il programma è di aumentarli sempre più e avvicinarci agli altri... Perché rinunciare al cliente maggiore? Il senso è che c'è un cliente che dà molti soldi ogni anno, ma non deve essere l'unico. Bisogna abbassarne la percentuale d'incidenza. In qualsiasi azienda il costo del lavoro è la voce più alta ma in Germania, e spesso in Inghilterra, è al 40% e non al 67-70% come da noi. Quando la Juve paga 270 milioni d'ingaggi e la Fiorentina 40, come si fa a giocare? Non può esserci mai partita".

Gli esempi del salary cap?
"Quando parliamo d'America prendiamo le loro regole dimenticandoci della loro realtà. Sono Stati, non Regioni. Non rappresentano città... Ci sono decine di milioni di abitanti e possono fare quello che vogliono. Il salary cap non la fanno neanche gli americani, quelli che possono prendere i giocatori migliori non riescono quasi mai perché sono arrivati ultimi e gli saltano tutti i conti. Ce la prendiamo poi con il Fair Play Finanziario, e non ci facciamo prendere in giro. Non costringiamo Commisso a indebitarsi, perché è la Fiorentina che si indebita. Non è vero che non c'è più il FPF, ma solo che per quest'anno non ci sono controlli. Però il controllo arriva l'anno dopo. Devi comunque stare attento e costruire con intelligenza. Se continuiamo a pensare che la logica sia spendere, temo si sia tutti fuori dal vaso".

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