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TMW RADIO - L'ex ministro Lotti: "Meno politica nello sport. Contagiati valgano come infortuni"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020
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Luca Lotti, ex Ministro dello Sport, intervistato da Francesco Benvenuti, Raimondo De Magistris e Niccolò Ceccarini
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Luca Lotti, politico, parlamentare ed ex Ministro dello Sport dal 2016 al 2018, è intervenuto nel corso di Stadio Aperto, trasmissione in onda sulle frequenze web di TMW Radio: "I temi del calcio e dello sport possono sembrare secondari ma non lo sono. L'attendismo lo condivido solo se è preludio a una decisione chiara e una scelta certa. Se i protocolli che saranno concordati si riveleranno chiari, non vedo perché non discutere della data di ripartenza. Se invece dovesse essere solo un modo per prendere altro tempo, si farebbe il male del calcio. E non dei ventidue ragazzi viziati a giocare in calzoncini corti, ma la riflessione è ben diversa: se non diamo certezze a un mondo come il calcio, diventa un problema economico ancora prima che sociale".

Cosa pensa dell'eventuale stop di gruppo a un singolo positivo nelle squadre?
"Il contagiato purtroppo deve essere considerato alla pari di un infortunio. Se vogliamo ripartire dobbiamo considerare le condizioni della persona, non è che in stabilimenti balneari o alberghi trovi un positivo chiudi tutto. Che succede poi se si trova un contagiato a novembre 2020? Vincoleremmo anche il prossimo campionato. Se poi si decide di stare sulla linea francese, allora il Governo decide e si vede chi va in Champions, chi retrocede e tutto questo. Oggi, dopo riflessioni ed aver messo sotto controllo il contagio, si è fatto finalmente ripartire una buona parte del sistema economico, e spero che ora sia diano certezze e garanzie perché questo mondo, così come le altre discipline, ha bisogno di certezze".

Ora si gioca tutto sulla quarantena. Da ex Ministro dello Sport come valuta l'operato di Spadafora?
"Non mi permetterei nemmeno sotto tortura di parlare pubblicamente del suo operato, ciò che ho da dirgli semmai, anche quando le cose non va bene, gliele dico nelle forme che conosco: atti parlamentari, emendamenti... Se sbaglia a non allargare agli sport le risorse del Decreto liquidità glielo dico, così come quando investe un miliardo di euro glielo sport gli dico bravo. Ho visto un po' troppa cautela, gli ho sempre detto di decidersi perché non c'è peggior cosa dell'incertezza".

La FIGC teme un'estate nei tribunali.
"Oggi la norma che attribuisce facoltà decisionali alla FIGC ora serve, senza dover stare ad aspettare i tribunali sportivi regionali. Ricorderete il caso del Catania... Secondo me il Governo ha fatto bene ad inserire la norma, anche se si crea un precedente sul quale discutere. Le federazioni hanno abdicato una storica battaglia, quella delle giustizia interna alle singole realtà, che comunque era sempre discussa. Io da Ministro non ce l'ho fatta a sciogliere questo problema e mettere mano ad un unico grado di giustizia. Mi auguro che il Parlamento presto possa discuterne, perché non è possibile che i tre gradi di giudizio più uno successivo, vincolassero ciò che era accaduto l'anno prima. Serve una via di mezzo, una riflessione di buonsenso così da essere in grado di dare tempi certi. Ci deve essere una data entro la quale i vari ricorsi non possano più essere presentati, così che la stagione successiva parta a ranghi completi".

Si può avere più sostenibilità in futuro anche senza i diritti tv?
"Sì, ma dobbiamo dividere le cose: il 65% per cui i diritti tv pesano sui bilanci e la riforma dei diritti. La norma che abbiamo fatto a nostro tempo è un mio orgoglio, ha ridistribuito meglio le risorse rispetto a prima, alimentando maggiore competizione e uno spettacolo più bello ed equo. Quanto essi incidano sulle entrate della società, e il fatto che queste dovrebbero dipendere maggiormente da altre fonti come servizi alimentari e stadi, è un'altra cosa. Ciascuno deve differenziare i propri introiti perché i diritti tv pesino meno. Magari sarà meno posto il problema di dover giocare per forza per ottenere la terza tranche, alla quale potrebbero rinunciare più facilmente".

Il mondo dei dilettanti e del calcio di base quanto rischiano?
"La Serie A fa più risonanza, ma in generale ci stiamo impegnando molto per le società dilettantistiche e di base, abbiamo chiesto investimenti ed estensione delle norme che riguardano le imprese previste nel DL Liquidità anche per loro, ed altri interventi a fondo perduto. Il Credito Sportivo ha già messo a disposizione queste risorse, ad ora siamo ad una sorta di promessa o intento, ma io questa battaglia non la mollo. Provengo da questo mondo, non lo lascio solo: sono convinto che la base rappresenta la forza del movimento sportivo italiano ed un valore sociale inestimabile del quale ce ne accorgiamo solamente oggi che non solo è in difficoltà, ma proprio a rischio riapertura. Abbiamo chiesto che il protocollo scenda da 33 a 8 pagine, con procedure più snelli e semplici che potranno fare riaprire le attività da lunedì prossimo".

La Cassa integrazione fino a 50mila euro sarà anche retroattiva?
"Non credo che possa esserlo, spero però che la norma ci sia perché per le società di Lega Pro è quanto di più importante e fondamentale. Qualora non ci sia, ma mi risulta che ci sarà, troverete un emendamento a mia firma per reinserirla. La vedo dura però sulla retroattività, penso che considererà il periodo in cui entra in vigore, cioè da mercoledì scorso".

Sibilia è convinto che 100 squadre professionistiche siano troppe. Lei che ne pensa?
"Da ministro sostenevo l'autonomia delle varie leghe, da parlamentare non posso proprio dire nulla... Ma ha ragione Cosimo, condivido il suo impianto che è lo stesso con cui Gravina si è presentato alla guida della FIGC, cioè riorganizzare i campionati. Si potrebbe cogliere l'occasione per avere una Lega Pro a meno squadre, per far sì che magari migliori anche il livello di partite e giocatori. Questo però è un argomento che deve essere discusso tra le varie leghe, dilettanti compresi. Potremmo copiare altre realtà europee che funziona, Inghilterra e Germania per esempio, e mutuare sistemi che portino vantaggi".

Questo Governo avrà la forza di intervenire sulla legge Giorgetti, che ha reso meno netto ed evidente il divisorio tra politica, CONI e CIO?
"Questo è un capitolo che richiederebbe almeno venti minuti di discussione. La legge delega sulla riorganizzazione dello sport ha cambiato del tutto il sistema di rapporti, aspettiamo i decreti attuativi e, con rispetto ma nettamente, abbiamo detto al ministro Spadafora che il Governo da quel giorno è cambiato, e alcune visioni precedenti per noi devono cambiare, sono differenti. Io sono un parlamentare e penso che la politica nello sport non debba entrare. Sapere che si va nell'altra direzione mi trova perplessa, e abbiamo chiesto che, prima di emanare questi decreti che passano in Commissione solo per dei pareri, possano essere riviste e ridiscusse. Se poi non sarà esercitata la delega, magari sarà il momento giusto per rivedere con tutto il Parlamento, compreso Giorgetti, una legge quadro che tocchi il professionismo, la Melandri (diritti di trasmissione televisiva, ndr): invece di andare avanti a pezzettini, leggi delega e commi inseriti nelle finanziarie nella notte, se ne potrebbe discutere tutti insieme, in maniera bipartisan. Lo sport non ha bandiera, se non quelle delle varie squadre".

Quando potremo rivedere i tifosi negli stadi?
"Quando devo criticare il Comitato Tecnico-Scientifico non mi tiro indietro, ma nel caso degli stadi non posso dire niente. Mi accontenterei intanto di un inizio e di uno svolgimento regolare del prossimo campionato rispetto a questo, poi state parlando con chi ha chiesto di aver riportato tamburi e bandiere nelle curve quindi figuratevi se non sto dalla parte del tifo da stadio...".

L'Italia sa organizzare i grandi eventi?
"L'Italia ha dimostrato di essere in grado, già nell'Expo e con i Mondiali di pallavolo, con gli Europei U-21 e l'avrebbe dimostrato anche con i Mondiali di sci a Cortina. Lo potremo dimostrare con le Olimpiadi invernali, con la Ryder Cup, e spero anche con gli Europei che partono da qui. Dovesse capitare un'altra occasione sportiva, mi auguro che il Governo non si tiri indietro e dimostri che l'Italia è in grado di organizzare un grande evento sportivo".

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Martedì 4 Giugno 2024
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