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TMW RADIO - Il "maestro" Mario Sconcerti, il ricordo di amici e colleghi di una vita

di TMWRadio Redazione
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© foto di Marco Piccari

"Mario, vorremmo che tu, Firenze e noi…": è questo il titolo dell'evento dedicato a Mario Sconcerti, scomparso lo scorso 17 dicembre 2022, andato in scena nella sua Firenze, a Palazzo Vecchio. A intervenire gli amici e i colleghi di una vita, che hanno voluto ricordare il grande giornalista ma anche l'uomo e l'amante dello sport. A partire dal collega e amico Massimo Sandrelli: "Una carriera splendida, ricca di successi pari al suo talento. Lui mi disse che entrava alla Fiorentina e mi costrinse ad andare con lui. Mi disse ‘Non puoi lasciarmi da solo’. E accettai. E’ stata una delle avventure più belle della vita di Mario. Dei tifosi della Fiorentina in società credo che sia il sogno, ci sembrò di toccare il cielo con un dito. E riuscimmo anche a vincere qualcosa di impensabile quando entrammo. Fu lui che ebbe l’intuizione di Mancini tecnico. Non c’erano tecnici disponibili, si cercò Vialli ma declinò e poi si virò subito su Mancini. E iniziò così la sua carriera. Sconcerti ha vissuto con molta amarezza l’ultima parte della sua storia alla Fiorentina. Superammo ostacoli importanti, cogliemmo un grande successo in Coppa e risolvemmo anche in parte i problemi economici ma poi saltò tutto. L’amarezza è rimasta per sempre. Ha fatto tanto però in carriera, potenziò il calciomercato alla Gazzetta, vedeva le cose prima. Aveva piacere a insegnare poi".

Sconcerti che è stato protagonista delle grandi trasmissioni sportive Rai e a ricordarlo è stato anche il giornalista Aurelio Capaldi: "E' stato un opinionista di grande qualità per la Rai, aveva sempre un punto di vista originale ed era apprezzatissimo in redazione. Il ricordo più bello è extra-Rai. Fui contattato da uno scrittore americano che era direttore di una rivista importante e voleva intervistare dei personaggi del calcio italiano, e io gli consigliai Sconcerti. Lo portai a casa sua a Roma, furono due ore divertentissime, piene di spunti e cose originali. Ogni volta che diceva qualcosa io la traducevo e lo scrittore rimaneva estasiato. Rimane una figura destinata a ispirare le prossime generazioni di giornalisti. Restano i suoi libri e i suoi insegnamenti, le sue idee e l’amore per il giornalismo. E’ un patrimonio da non disperdere".

Altro "allievo" di Sconcerti è stato Luca Speciale (LA7): "Mi ricordo i suoi insegnamenti a Canale 10. E’ stato un padre per tanti giovani giornalisti. Che dirigente sportivo è stato? Era tifoso lui, c’era tanta voglia di salvare una Fiorentina che aveva grossi problemi finanziari. Lui cercò di salvare quella Fiorentina e di renderla compatibile nel rapporto bilanci e risultati, abbinò passione e competenza. Lui ha ricoperto quel ruolo al meglio. Aveva visto lungo su Mancini, che arrivò in un momento in cui la Curva era contro Cecchi Gori e portò a casa l’ultimo trofeo della Fiorentina. Non era detto che un grande giocatore fosse anche un grande tecnico, ma Sconcerti ne conosceva le capacità e andò sul sicuro".

Ma Mario è stato davvero uomo universale, che ha avuto un'esperienza anche a Mediaset e lo ha ricordato Massimo Callegari: "E’ stato un numero 10 nel giornalismo italiano. Aveva una capacità di individuare le cose più importanti, di apprezzare il contesto in cui avvenivano le cose. Lascia tanto della sua esperienza e del talento. Sapeva cogliere tanti aspetti degli atleti e di questo sport. Era ficcante e polemico. La qualità sua era che faceva questo non per voler essere un personaggio ma perché diceva sempre la sua opinione, senza alcun timore e argomentando sempre la sua idea. Si poteva permettere questo ruolo perché le sue opinioni erano sì dirette ma molto alte".

A crescere grazie ai suoi insegnamenti un altro grande come Paolo Condò: "Sconcerti è stato preziosissimo per la mia carriera in Gazzetta ma anche per l’insegnamento che mi ha dato, sia con esempi pratici e non solo. Era come l’acqua nel deserto, dove passava lui fiorivano i giornalisti. E’ stato un grande allenatore, un fuoriclasse a scrivere, analizzare e interpretare, ma anche un grande allenatore nel far venire fuori i migliori giornalisti dell’epoca moderna. Non era tipo da troppi complimenti, magari te li faceva dopo tempo. Non ha mai avuto a che fare con i social, non si è mai dovuto preoccupare di questo. E’ sempre andato avanti per la sua squadra. Ricordo un rimprovero che mi fece quando ero in Gazzetta e vedevo le partite a livello internazionale. Mi prese da parte e mi disse che non dovevo scappare dal calcio italiano. E in effetti poi tornei ad occuparmi di calcio italiano".

Mentre il giornalista Andrea Santoni, durante il suo intervento, ha confessato: "Ricordo un quadro con una frase che recitava ‘Non fare il furbo, racconta’. E’ la lezione che ci ha lasciato. Non era solo un talento naturale, ma un uomo giornale, forse l’ultimo grande che abbiamo avuto a livello sportivo. Mario e la Fiorentina? Il cordone ombelicale con la città c’è sempre stato e non si è mai interrotto. E la Fiorentina era il suo cordone ombelicale".

Indimenticabili le sue esperienze al Corriere dello Sport e alla Gazzetta dello Sport. A ricordare la prima Luigi Ferrajolo: "Sconcerti amava Firenze, è sempre stato un fiorentino doc. Era doveroso ricordarlo qui, nella sua città. E’ stato un fiorentino fin nel midollo. Il Corriere dello Sport? E’ stato un talento del nostro giornale, lo rivendico a gran voce, è nato lì. E’ stato il talento più puro nel Dopoguerra, il più geniale direttore insieme a Tosatti. Ogni giorno aveva un’idea nuova. In 5 anni portò il giornale in vetta alle vendite". Mentre della seconda ha detto Alessandro De Calò: "Venne dopo il richiamo di Gino Palumbo nel 1986. Era un momento difficile, il giornale era imbalsamato e una grande spaccatura generazionale. Aveva una visione generale. Gli devo molto come tanti altri, è stato il mio maestro. Ci si forma anche grazie ai suoi scritti sportivi. E’ stato un grande allenatore di giornalisti, li ha motivati in un modo straordinario. Ci lascia l’eredità di un grande campione".

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