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Condò: "Per rivoluzionare il Torino bisogna vedere quali sono le voglie d'investimento di Cairo"

di Elena Rossin
Paolo Condò
Paolo Condò

Paolo Condò è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Condò, unico giornalista italiano a far parte della giuria per l’assegnazione del Pallone d’Oro, attualmente lavora per Sky Sport. Con lui abbiamo parlato dei cambiamenti che sta effettuando il presidente Cairo nello staff dirigenziale con l’arrivo del direttore sportivo Vagnati che prenderà il posto di Massimo Bava.
Come si può interpretare la decisione di Cairo di prendere Vagnati per sostituirlo a Bava a neppure un anno dalla promozione di quest’ultimo da responsabile del settore giovanile a direttore sportivo?
“Sono successe in questo periodo talmente tante cose fuori dal campo di calcio che tutto quello che era valido fino a un paio di mesi fa adesso va reinterpretato e ridiscusso. E’ chiaro che la stagione del Torino è stata molto negativa, noi stiamo parlando al buio perché non sappiamo che cosa succederà a questa stagione, se verrà ripresa e conclusa o terminerà così, ma comunque vada una squadra che ha iniziato la stagione con i preliminari di Europa League e la finisce con la paura di retrocedere ha avuto appunto un percorso negativo. E’ evidente che sia stato sbagliato tutto quest’anno e quindi, probabilmente, anche certe decisioni, tipo quella di cambiare direttore sportivo neanche un anno dopo dall’addio di Petrachi dice che quest’anno non è andato bene e allora proviamo ad impostare il prossimo”.
Vagnati è l’uomo giusto per impostare un nuovo corso al Torino?
Vagnati ha contribuito a portare la Spal dalla C alla Serie A in quattro stagioni. Non conosco personalmente Vagnati, ma posso dire che quando il Napoli prese Giuntoli dal Carpi il pensiero comune d tutti quanti fu che si trattasse di una super promozione per il direttore sportivo che arrivava al Napoli. Giuntoli, secondo me, in questi anni si è rivelato uno dei migliori direttori sportivi che ci sono sulla piazza. E’ normale che da qualche parte si debba incominciare ed è chiaro che dalla Spal al Torino si fa un salto di qualità molto grande, ma certo non inferiore a quello che fece Giuntoli passando dal Carpi al Napoli. La Spal è alla terza stagione in Serie A e Vagnati ha maturato esperienza e ha valorizzato un giocatore come Lazzari che poi è stato venduto molto bene alla Lazio, evidentemente Vagnati è uno che sa il fatto suo”.
Quindi può starci al Torino.
“Non so quante delle colpe della stagione siano state affibbiate a Bava, ma prima è stato cambiato l’allenatore e poi il direttore sportivo per cui si tratta di una chiamata di responsabilità abbastanza evidente e diffusa. Sono quelle situazioni dove, come si suole dire, non potendo cambiare tutti i giocatori si cambiano i responsabili della squadra.

Credo che il Torino dell’anno prossimo sarà soggetto a una profondissima rivoluzione”.
Lei si aspetta anche un nuovo allenatore?
“Dipenderà da ciò che farà Longo in questo finale di stagione. Ha appena incominciato, ma finora, prima dello stop del campionato, non ha vinto nessuna partita e il Torino deve assolutamente vincere, anche per salvarsi”.
Tornando alla rivoluzione che probabilmente ci sarà nel Torino, Sirigu e Belotti sono i due dai quali bisogna ricominciare o sono i due che vanno sacrificati per rifondare tutto veramente?
Sirigu ha già i suoi anni ormai ed è stato sicuramente il migliore del Torino in questa stagione però non so esattamente in caso di cessione quanti soldi si potrebbero ricavare, sicuramente dalla vendita si farebbero più soldi con Belotti”.
Sirigu ha trentatré anni, non è poi così “vecchio” per essere un portiere.
“Non è “vecchissimo”, però, non credo che il Torino dalla sua cessione possa ricavarne più di 10 milioni, mentre per Belotti una trentina li si può prendere ancora. Bisogna vedere quali sono i piani e le voglie d’investimento di Cairo, che credo esca abbastanza deluso da questa stagione. Che cosa vuole fare? Vuole rilanciare? E poi è chiaro che dipende anche molto d’allenatore, se se ne prende uno abituato a lanciare i giovani è un conto in caso contrario allora le cose cambiano. Leggevo di Giampaolo come nuovo allenatore del Torino e lui è uno che valorizza giocatori anche non particolarmente conosciuti, non pensiamo a ciò che ha fatto al Milan, ma alla Sampdoria.
Diciamo che ogni buona rivoluzione deve partire dal direttore sportivo e quindi da questo punto di vista il Torino ha fatto il primo passo. Mazzarri ha risolto il contratto per cui oltre questa stagione non sarà più a libro paga e Longo ha un contratto fino al 30 giugno per cui se il Torino di cambiare allenatore l’anno prossimo può giocarsi una posta importante perché non ci sono soldi che devono essere messi a fondo perduto su contratti già esistenti per altri allenatori, basta pensare che ci sono società che pagano tre allenatori, mentre il Torino pagherà solo l’allenatore in carica”.
Il mercato sarà più difficile per tutti a causa della crisi e della minor liquidità delle società, un problema in più per il Torino?
“Non so se in questo mercato raccattare più soldi vendendo i giocatori più forti sia la soluzione più giusta perché, probabilmente, questo è l’anno che fa affari chi compra più di chi vende”.
Quindi per una squadra che va rifondata questo potrebbe essere positivo.
“Per il Torino potrebbe effettivamente essere positivo perché ci saranno diverse occasioni scontate con giocatori che costeranno il 20-30% in meno di quello che sarebbero costai e siccome ci sono molte società che economicamente sono messe assai male, soprattutto se non si riprenderà a giocare, la loro esigenza di vendere i giocatori migliori sarà particolarmente pressante. Il Torino può approfittarne visto il presidente che ha e al di là di tutto un po’ di liquidità superiore rispetto ad altri club ce l’ha”.

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Martedì 30 Aprile 2024
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