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Claudio Nassi: "Messi e Maradona"

di Redazione TMW
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Non so il tempo che ho passato a giocare, parlare e scrivere di calcio. Mi svegliavo anche di notte, quando lavoravo in società. Andavo ad annotare sull'agenda quello che veniva in mente o, addirittura, telefonavo e rompevo le scatole a chi dormiva. Alla fine mi rendo conto di essere stato da tenere sotto osservazione e non finirò mai di ringraziare la moglie che mi ha sopportato. Ascoltavo quelli che ne sapevano di più e non trascuravo gli insegnamenti che venivano da altri sport, basket in testa. Se il Brasile si era presentato nel '58 al Mondiale in Svezia con lo psicologo, non lo dimenticavo e, nel '78 alla Pistoiese, iniziai a usarlo. Nel frattempo avevo preso a fare gli scout come nel basket e, nell''84 a Perugia, si andava in campo col computer, per offrire al tecnico, già alla fine del primo tempo, dati precisi. Nell''82 fondai la AIM, con due soci, per gestire in toto i calciatori, come negli USA McCormack e Donald Dell con i campioni di tennis e golf.

Questo per spiegare che niente avveniva per caso. Giocando avevo capito che il gol era la cosa più importante. Buttarla dentro l'unico modo per vincere. Ma per pochi, un dono di natura saper stare in quei 16 metri. Né erano da meno i calciatori dall'assist facile. Da qui nascevano le valutazioni. Ho sempre giudicato chi lavorava dalla metà campo in avanti da gol e assist. I fatti davano ragione. Per questo, quando Boniperti diceva che l'unico su cui non si andava d'accordo aveva nome Zidane, rispondevo: "La ricordano per le 478 presenze nella Juventus e i 179 gol, segnati metà da centravanti e gli altri da regista. Zidane, invece, in 151 presenze ha dalla sua 24 gol. E' sopravvalutato".

E siamo alla telenovela Messi-Maradona. Quando dicono che al primo manca di vincere il mondiale per raggiungere Diego, viene da sorridere. Così quando affermano che nell''86 portò da solo l'Argentina al successo nel Mondiale, dimenticando Pumpido, Batista, Ruggeri, Burruchaga e Valdano. Inoltre non so chi abbia un curriculum simile a Messi: 58 trofei, 789 gol e 388 assist in 1.000 partite, 663 di sinistro, 97 di destro e 26 di testa. Determina ogni 76'. Maradona, che rimane uno dei migliori al mondo e realizza 312 gol in 588 partite, dice di Leo: "Il pallone gli sta incollato al piede. Ho visto grandi calciatori, ma nessuno con un controllo di palla simile". Al di là del riconoscimento, che gli fa onore, aggiungo che Leo, con Pelé, Di Stefano e Cruyff, rientra tra gli immarcabili, classifica che non comprende Diego, né Cristiano Ronaldo.

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