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TMW RADIO - Dg Piacenza: "Stagione di Serie C da finire con playoff brevi e senza retrocessioni"

di Dimitri Conti
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Marco Scianò, direttore generale del Piacenza, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Marco Scianò, dg del Piacenza, "Siamo tutti professionisti, ma su livelli diversi. Questo vale in ogni settore, e anche nel calcio: noi non abbiamo proventi da diritti tv, non possiamo tenerne conto soltanto certe volte. Sappiamo che l'intera Italia ha vissuto la pandemia in modi diversi, a Piacenza contiamo 1000 morti e ancora abbiamo le cliniche mobili che fanno prelievi a tampone sulla popolazione. Rispettare i protocolli è difficile, senza contare la questione dei medici cui dovremmo chiedere una prestazione esclusiva per il calcio, sottraendoli al Servizio Sanitario Nazionale. Forse anche in B hanno questo problema, ovviamente la Serie A invece è un mondo diverso. Noi vogliamo capire fino a che punto questo protocollo sia applicabile nella realtà locale".

Che si aspetta dal Consiglio Federale?
"Per sua connotazione, superato aprile e capito che neanche a maggio la Serie A avrebbe ripreso, era scontato pensare a una formula ristretta. Penso più che altro ai playout, non si potrebbero mettere in discussione i primati di Vicenza, Monza e Reggina vista la pandemia che ci auguriamo possa accadere una volta ogni cento anni e non sempre. Non bisogna penalizzare le squadre che hanno un danno, bisognerebbe provare a gestire un anno di transizione. La Lega Pro è l'unica che si è mossa con una proposta, provando a decidere e prendere in mano il proprio destino. La verità è che a oggi ancora non sappiamo niente, non è un bel segnale da parte del calcio. La Serie A ha qualche certezza in più, anche se voglio vedere come fanno a giocare ogni tre giorni dopo un'inattività di tre mesi. In Lega Pro abbiamo pensato a zero retrocessioni, mettendone magari di più l'anno dopo per riequilibrare. La vera partita non si gioca quest'anno, ma il prossimo, in cui sapremo quante squadre potranno garantire posti di lavoro. Il problema non è la Serie C, ma il sistema che non garantisce una mutualità più logica, risorse giuste per un campionato che persegue certi obiettivi. Il numero delle squadre professionistiche è una storia che viene raccontata ogni anno... Da 108 siamo passati a 90 e poi a 60, ora ci diranno che ne servono 40... La verità è che siamo rimasti fermi a modelli degli anni Novanta, un periodo sul quale abbiamo poi vissuto di rendita. Dobbiamo lavorare sulle figure e capire che basta poco a rendere la Serie C sostenibile. Dividere risorse su meno squadre sarà effetto positivo solo per pochi anni, prima di tornare a parlare di risorse che non sarebbero poi sufficienti. Noi siamo il calcio dei campanili, in Emilia-Romagna ci sono numerose squadre professionistiche e faccio fatica a cancellarne qualcuna: il nostro calcio è così, ha sempre funzionato. Va solo ridisegnato, e ricordiamoci anche dei posti di lavoro che verrebbero a mancare".

Come vi state organizzando per la ripresa?
"Aspettiamo il Consiglio Federale. Abbiamo iniziato a sondare per capire dove trovare tamponi e test in tempi corretti, perché qui c'è un mondo industriale che deve ripartire e non è facile trovarne. Ci sono unità mobili che devono fare 150.000 tamponi a tutta la città per capire come sta. Rischiamo di dare un'immagine negativa, e non sono scuse. Ma la sfida è capire come farà il calcio, anche quello dei più giovani, a ripartire realmente verso una nuova stagione. Questa stagione, per livelli di logica, andrebbe chiusa più velocemente senza penalizzare nessuno, con un playoff ristretto che dia la quarta promozione. Lo scenario è così unico che prevede risoluzioni uniche".

Ha senso programmare oggi?
"Assolutamente, chi fa sport e azienda calcistica deve parlare di programmazione. Ci hanno dato di avventati, ma preferisco una società che faccia rumore ad una silenziosa. Noi facciamo piani triennali, e ricostruiremo daccapo il progetto sportivo, creando una base sostenibile con i giovani e puntando a creare un Piacenza competitivo, compatibilmente con lo scenario che verrà a crearsi dopo eventuali riforme dei campionati. L'obiettivo è quello, con la testa e consapevoli che siamo un gioiello economico, abbiamo un conto economico chiuso già in anticipo rispetto al solito 30 giugno".

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