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L'editoriale sulla C - Riforma, è tana per le squadre B fantasma

di Ivan Cardia
Editoriale di Ivan Cardia per TuttoC
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Abbiamo fatto un po’ di confusione, ma ce l’abbiamo fatta. Dopo un paio di comunicati non proprio chiarissimi, almeno a chi non avesse una certa affinità con la terminologia delle NOIF, si è definita la portata della piccola rivoluzione portata avanti da FIGC e Lega Pro. Niente più prestiti di massa da Serie A e Serie B: al massimo sei in stagione, con buona pace di una vecchia pratica, non solo italiana, destinata a cadere in disuso perché su questo tipo di operazioni anche la FIFA è ormai prossima a un giro di vite. Una mossa che mette d’accordo un po’ tutti, non fa torti ai club delle grandi piazze che potranno continuare a spendere e rende abbastanza soddisfatti anche i giocatori.

Sparisce l’idiozia dell’obbligatorietà di avere ragazzini in campo soltanto perché giovani e non anche bravi: a volte basta il buon senso. Lodevole, per inciso, anche la possibilità di riammettere le società “virtuose”: potremmo averne una dimostrazione pratica prima di quanto non immaginiamo. Dato che di tutte queste riforme avete letto diffusamente su TuttoC negli ultimi giorni, segue qualche considerazione sull’impatto che la piccola rivoluzione potrà avere e su alcuni effetti secondari ma non tanto collaterali. La chiamiamo piccola, anzitutto, non per sminuirla, ma perché non siamo di fronte a mosse epocali, quanto ad accorgimenti pensati. Sul tema degli over/under, peraltro, c’è ancora qualche margine di miglioramento, come evidenziato da Calcagno dell’AIC su queste pagine. Per quanto riguarda i prestiti, sono i numeri a dire che non siamo di fronte a una svolta vera e propria, almeno non a livello generale. Per capirsi, i giocatori attualmente in prestito in Serie C sono 443 in totale, su 57 squadre. Su 60, tenendo la stessa media, sarebbero 466. Sono cento in più rispetto ai 360 che saranno il limite massimo della prossima stagione. In media, ogni squadra di C ha 7 giocatori in prestito: le basterebbe toglierne uno, e immaginiamo che nel caso singolo possa non essere un sacrificio così insopportabile, per rispettare le nuove norme. Non una tragedia, per la squadra tipo.

Il problema è che la squadra tipo non esiste, ma come prevedibile il panorama è molto frammentato. Si va da rose con 14 giocatori su 25/26 in prestito, a rose del tutto prive di elementi arrivati con questa formula (un solo caso, il Vicenza). La conseguenza è che qualcuno dovrà rivedere il proprio modo di fare mercato e qualcuno già era più che abituato a questi numeri. Su tutte, e qui arriviamo all’effetto secondario, dovranno fare i conti quelle società che negli anni sono diventate, in un modo o nell’altro, seconde squadre “non ufficiali” di altre società più grandi, generalmente di Serie A. Non facciamo riferimenti specifici, ma tra gli addetti ai lavori sono casi noti. Nulla di illecito o di illegale, sia chiaro. Però è un dato di fatto che queste seconde squadre che possiamo definire fantasma dovranno decidere se uscire alla luce del sole oppure no. Per ora, c’è solo la Juventus U23: molto criticata, ma ha portato soldi e novità nel sistema. Altri hanno preferito aggirare il contributo a fondo perduto di un milione e duecentomila euro per servirsi di (o collaborare con) vere e proprie succursali in terza (o seconda) serie. Come rovescio della medaglia, le grandi di A, anche quelle che non hanno una seconda squadra fantasma, ma ogni anno mandano (mandavano) tanti giovani in prestito a farsi le ossa, saranno incentivate a dotarsi di una seconda squadra vera e propria. È un incentivo indiretto a quel progetto seconde squadre che resta una buona idea ma introdotta male. In A ci stanno pensando, in modo molto concreto, da Roma a Milano.

Bene, bravi, aspettiamo per il bis. La strada, comunque, è quella giusta. Ci si confronterà, e qui arriviamo a un tema caro a chi scrive, anche il Bari che ha conquistato il ritorno nel calcio professionistico. Prendiamo in prestito le parole di Andrea Ranocchia, uno che ha dimostrato come non serva una fascia e non serva neanche giocare per essere leader: torna a brillare, vecchia stella del sud. Non è ancora il tuo palcoscenico, ma è uno scalino da fare. Sarà complicato e ci saranno delusioni. Però potrà anche essere bello, più di quanto non lo sia stata questa stagione in Serie D. È l’amarezza della scorsa estate a rendere difficile il concetto di festa, per una città che oggi è speranzosa ma tiepida, felice ma presa in giro troppe volte. È una nuova ripartenza da zero, in D il Bari è almeno a -1 perché con tutto il rispetto non ha nulla da spartire coi dilettanti. È già il giorno dopo la gioia, contenuta come può esserlo quello di una piazza che fa ancora fatica a concedersi. Ci saranno e ci faremo mille domande. Se Cornacchini sarà l’allenatore della Serie C. Se De Laurentiis ha davvero in mente un grande Bari, o soltanto un Bari che sia appoggio al Napoli. Se una città tra le più grandi e belle d’Italia avrà diritto finalmente a uno stadio che non sia una malandata cattedrale nel deserto. Ci saranno inciampi e ci saranno gioie. Benvenuta su queste pagine, cara vecchia stella del sud. Ci auguriamo che sia una breve permanenza, con lo sguardo verso l’alto.

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Giovedì 2 Maggio 2024
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