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Zirkzee, i rinnovi, il perdono a Lukaku, lo Scudetto e il futuro dell'Inter: a tutto Javier Zanetti

di Giacomo Iacobellis
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Il vicepresidente nerazzurro Javier Zanetti, intervistato da Radio Serie A, ha ripercorso la cavalcata Scudetto dell'Inter e raccontato tanti interessanti aneddoti tra passato, presente e futuro. Di seguito le sue dichiarazioni.

Cosa ha pensato in piazza Duomo?
"È stato un momento emotivamente importante. Quando ho visto tutti quei tifosi ad aspettare la squadra e ho sentito tutti quei tifosi acclamarmi è stata un'emozione incredibile, come la vittoria della seconda stella che vuol dire scrivere una pagina importante della storia dell'Inter. I ragazzi hanno fatto un qualcosa di straordinario. I tifosi mi hanno fatto venire i brividi. Eravamo una cosa sola: ho sempre detto che l'Inter è la mia famiglia".

Lo Scudetto per lei cos'è stato?
"Questo è stato uno scudetto voluto dal mister, dai ragazzi e della società fin dal primo giorno di allenamento: eravamo tutti concentrati per questo obiettivo sapendo di avere una squadra forte ma che bisognava dimostrarlo sul campo e così è stato. Dall'inizio alla fine l'Inter ha dominato e ha dimostrato anche un grande gioco. L'Inter ha giocato delle gare in modo incredibile e i tifosi si sono divertiti. Questo è motivo di orgoglio".

Siete partiti con l'obiettivo della seconda stella anche se non si dichiarava.
"Noi non ci siamo mai nascosti, all'interno e all'esterno. Fin dall'inizio abbiamo detto di voler essere competitivi. Poi si può vincere e si può perdere ma il nostro obiettivo era quello di essere competitivi".

Questo Scudetto è paragonabile a quello che ha vinto da calciatore o da dirigente?
"Sì ma sono momenti diversi e squadre diverse. I valori del club sono sempre gli stessi e questo gruppo li mette in pratica, dentro e fuori il campo. Non è scontato perché anche quello che fai fuori ti fa vincere dentro il campo. Nei momenti difficile il gruppo è rimasto compatto e ha dimostrato grande personalità".

La seconda stella è stata un obiettivo e un sogno. È stata anche un'ossessione?
"Ossessione mai, non fa parte dei nostri valori. È stato un sogno che partita dopo partita diventava realtà anche per il gioco espresso dalla squadra, poche volte in difficoltà, e col lavoro duro nel corso della settimana si percepiva il fatto che questi ragazzi volessero scrivere una pagina importante dell'Inter".

Questa stella è nata in un momento esatto della stagione?
"Il mese di gennaio è stato importante per le tante partite impegnative e ravvicinate e la squadra ha dimostrato di essere forte anche a livello mentale. Sapevamo che quel mese era determinante, l'abbiamo affrontato nel modo migliore e abbiamo vinto tutte quelle partite".

Essere campioni d'Italia al derby contro il Milan cosa ha rappresentato?
"È una cosa unica e storica. Poche volte nel calcio capita una cosa del genere. A noi è successo e abbiamo colto questa opportunità portandola a termine. Sapevamo che sarebbe stata una gara molto complicata perché dall'altra parte volevano evitare che accadesse ma fa parte del calcio, i ragazzi sono stati straordinari. Abbiamo sofferto gli ultimi minuti ma fa parte del nostro DNA. Poi quando è arrivato il triplice fischio non abbiamo capito più niente".

L'Inter quest'anno è stata meno pazza del solito?
"Sì, l'Inter è stata molto continua. Ha dimostrato padronanza e personalità e questa è stata la chiave per vincere il campionato".

Qual era la squadra che vi faceva più paura?
"Il Napoli aveva vinto l'ultimo campionato ed è una squadra di grande valore. E poi sapevamo che Milan e Juve lottavano per lo stesso obiettivo. Ma eravamo consapevoli dei nostri mezzi e sapevamo che per gli altri sarebbe stato difficile".

L'ha sorpresa più il campionato delle altre rispetto al vostro?
"No, il gruppo è la forza dell'Inter e il merito è di Simone Inzaghi e del suo staff che hanno fatto un lavoro incredibile".

Avete fatto un patto scudetto?
"No, non c'era bisogno. Tutti avevamo lo stesso obiettivo e non c'è stato bisogno di fare un patto".

Inzaghi un anno fa era sul punto dell'esonero, poi la Champions sfiorata e lo Scudetto. In cosa è stato speciale?
"Soprattutto nel rimanere calmo e sereno nei momenti di difficoltà. Quelli erano momenti difficili per via del risultato dove è stato criticato dall'esterno ma qui si vede anche la forza della società nel supportare l'allenatore soprattutto in questi momenti. Perché quando uno sceglie un allenatore, gli deve dare il tempo necessario per lavorare e capire che ci sono dei momenti in cui tutto va bene e altri in cui non gira. E non gli può voltare le spalle alla prima di difficoltà. E noi vedevamo che la squadra si esprimeva bene e molte partite non meritava di perderle. Era solo questione di tempo. Poi il fatto di arrivare in finale di Champions ha contribuito nel credere in Simone e il tempo ci ha dato ragione".

C'è un retroscena per spiegare l'interismo di Inzaghi?
"Lui è entrato subito in sintonia con i tifosi per il suo modo di essere, per la sua calma e la sua umiltà. Lui si è innamorato subito dell'ambiente e della famiglia Inter. Quando è ad Appiano si vede che è felice, è sempre sorridente. E così anche il suo staff".

Lo si può paragonare al Mourinho interista?
"Sono diversi, hanno personalità diverse. Uno è molto calmo e l'altro meno. Di certo sono due grandi condottieri che ti portano alla vittoria, ognuno alla sua maniera. Mou lo conosciamo, sappiamo quello che ha fatto ma anche Simone ci porterà a tanti successi perché non siamo neanche a metà del ciclo. Mi auguro resti all'Inter per molti anni".

Calhanoglu?
"Grandissimo, ha personalità ed è un trascinatore vero. Hakan è uno di quelli che meritava di vincere il campionato in questa maniera".

Mkhitaryan?
"Giocatore pensante, è il cervello della squadra. Non bisogna spiegargli niente, sa tutto".

Barella?
"Campionato straordinario, da vero leader e trascinatore, difensivamente e offensivamente. Sempre al servizio della squadra".

Dimarco?
"Il sogno di un bambino. È cresciuto con noi, è andato via e ora è tornato come uomo. Si è visto il suo interismo per tutta la stagione".

Per voi dirigenti qual è stata la sorpresa?
"Credo Thuram, non ci aspettavamo si adattasse così velocemente a un nuovo campionato e trovasse questa sintonia con Lautaro e con la squadra. Poi anche Pavard, che però ha più esperienza. Tutti i nuovi sono stati determinanti, da Sommer a Frattesi".

La gara col Verona?
"Soffertissima, Frattesi alla fine l'ha decisa quando tutti pensavano finisse 1-1. Poi vedere esplodere San Siro in questa maniera, con la faccia di Frattesi infuocata e tutti i componenti della panchina sopra di lui, è stato bellissimo, è stato sicuramente il momento in cui abbiamo preso consapevolezza di essere vicini all'obiettivo. Sapevamo che tutti i nuovi potevano dare tanto in campo ma lo hanno fatto anche fuori dal campo: Frattesi è entrato in campo sempre nei momenti difficili e ha dato il suo contributo. Questo significa sentirsi parte del gruppo ed è riuscito a trasmetterlo agli altri. Avere giocatori così è fondamentale".

Avete perdonato Lukaku?
"Non so se la parola giusta sia perdonare. Ci siamo rimasti male soprattutto per le tempistiche e perché lui non è stato chiaro fin dall'inizio. Io gli auguro comunque una grande carriera".

Chi è stato il principale protagonista dello Scudetto?
"Mister, staff, giocatori, ma anche i tifosi. Direi l'interismo".

Quanto vi è mancato il presidente Zhang?
"Ci è mancato fisicamente, ma solo fisicamente. Siamo sempre in contatto. Lui era felice, ci teneva tantissimo a essere qui".

C'è chi chiama il campionato di Serie A la Marotta League.
"Fa ridere quando tu vedi una squadra che ha dominato il campionato dall'inizio alla fine.

Come si può portare avanti il ciclo di questa Inter?
"Dobbiamo rimanere competitivi in tutte le manifestazioni. L'obiettivo per il prossimo anno è già chiaro: difendere la seconda stella e in Champions League magari andare più avanti. Poi ci sarà anche il Mondiale per club, una competizione importantissima. Avremo bisogno di una rosa ampia per affrontare tutti questi impegni".

Ci racconta com'è iniziata la sua carriera da calciatore?
"Io avevo smesso di giocare, iniziando a lavorare come muratore insieme a mio padre. Fu proprio lui a spingermi a riprovarci dopo che avevo ricevuto la mia prima delusione all'Independiente. Fare il muratore assieme a mio padre, a 13 anni, mi ha insegnato il valore dei sacrifici".

Quest'Inter si rinforzerà sul mercato?
"Se si presenteranno delle opportunità che il mister valuterà importanti per continuare la crescita della nostra squadra, lo faremo".

Zirkzee è un obiettivo?
"Zirkzee è un grandissimo campione. Parliamo di un giocatore giovane, talentoso, intelligente, fisicamente molto forte. Uno così servirebbe a qualsiasi grande squadra che punta a traguardi importanti. Se si presenta un'opportunità importante, magari un pensierino ce lo possiamo fare".

Che attacco sarebbe con Lautaro e Thuram...
"Zirkzee, Lautaro e Thuram sono tre attaccanti giovani, forti, che ti danno tranquillità".

A proposito, Lautaro e Barella rinnovano?
"Lautaro e Barella rinnoveranno sicuramente. Sia da parte nostra sia da parte loro c'è massima predisposizione a continuare a lavorare insieme".

Quanto fa male l'eliminazione dalla Champions?
"La Champions è una competizione difficilissima, fatta di dettagli. Dobbiamo avere grande rispetto di ogni avversario. Con l'Atletico doveva andare diversamente, dispiace perché nelle due partite abbiamo avuto tante occasioni per segnare il gol che ci avrebbe fatto superare il turno".

Quanto è importante per l'Inter il Mondiale per club?
"Questa competizione è prestigiosa, con tante squadre. Il fatto di partecipare è già una cosa che ci rende orgogliosi. Vogliamo essere protagonisti anche al Mondiale per club".

Qual è il sogno ancora da realizzare di Javier Zanetti?
"Voglio continuare con vittorie importanti da parte dell'Inter e magari fare un pensiero alla Champions League, non sarebbe male alzarne un'altra da vicepresidente".

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