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Parma, Buffon: "Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Altrimenti resteremo mediocri"

di Luca Chiarini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

A margine del successo sul Genoa (2-0) al Tardini, Gianluigi Buffon è intervenuto in conferenza stampa per commentare la prestazione della sua squadra. Di seguito le sue dichiarazioni, raccolte da ParmaLive.

Possiamo definirla vittoria dell'orgoglio?
"Definiamola vittoria e basta. L'orgoglio non vale una partita, ma si costruisce nel tempo portando avanti prestazioni di carattere come questa sera. Questa squadra non ha equilibrio emotivo e una squadra che non ha equilibrio emotivo non può essere vincente. Dobbiamo sapere che solo con determinate motivazioni possiamo essere una buona squadra, senza siamo una squadra normale e questo non porta a nulla di grande. Questa responsabilità dobbiamo averla tutti, dai più esperti ai più giovani. Vedere questa squadra così altalenante è frustrante. Dobbiamo svoltare da questo punto di vista. Oggi abbiamo giocato bene e c'è grande entusiasmo, ma questo è giusto lo facciano i tifosi, noi dobbiamo però essere consapevoli che per vincere servono sempre lotta e fatica. Oggi c'era voglia di lottare e vincere insieme, giocando compatti uno di fianco all'altro. Se nonostante le nostre qualità rimaniamo sempre in zone di metà classifica vuol dire che c'è qualcosa che non va. Abbiamo cambiato allenatori ma la responsabilità e nostra, dobbiamo mettere quel qualcosa in più per cercare l'eccellenza, sennò rimarremo mediocri. Deve essere così per tutti.

Cosa ti sei detto con i ragazzi della curva a fine partita?
"Sono rimasto a parlare con loro perchè sono il capitano. Oggi è stata una giornata particolare con la contestazione, che è più che giustificata. La frustrazione del tifoso che vuole vedere continuità nel percorso è normale e giusta, dopo tre anni di risultati non eccelsi. La civiltà del Parma e dei suoi tifosi è eccezionale, da pubblicizzare nel mondo, questo è il modo giusto di lanciare i messaggi ed il messaggio è arrivato".

Questa vittoria può portare a un cambiamento?
"Il cambiamento non può arrivare in una settimana, può essere un piccolo inizio. Quando perdiamo sto male, deludere questa gente mi fa star male. Se il sentimento di quando si perde non ha questa sofferenza, non si impara dalle sconfitte. Tutti dobbiamo sentire questa frustrazione quando si perde".

Questo discorso lo hai fatto anche ai compagni e come hanno reagito?
"Quello che ci diciamo negli spogliatoio è giusto rimanga segreto, però la cosa che mi fa piacere è che ogni tanto alcune risposte riesci ad averle. Questo mi fa ben sperare ma non ci deve illudere. Dobbiamo affrontare in questi modo le partite da qua a fine stagione, è l'unico modo per non aver rimpianti. Questo ci permetterà di capire il nostro valore, ma concretamente. Altrimenti è difficile fare valutazioni sul valore della rosa. Perchè bisogna essere concreti e far punti, dopo Cosenza iniziavano a preoccuparmi anche le squadre alle nostre spalle".

Ti sei dato spiegazioni, hai capito cosa non va?
"La prima cosa che faccio è mettere in discussione me stesso, quando gioco male sono veramente infelice e rifletto su come fare meglio. Se questo modo di fare se riusciamo a farlo comune, possiamo ottenere qualcosa e crescere. Solo così diventeremo una squadra migliore, ma questo desiderio deve nascere dentro ognuno di noi, sia per la squadra che a livello personale. Se siamo una squadra di qualità e non riusciamo sempre a dimostrarlo c'è qualcosa che non va. Siamo un gruppo di persone perbene che lavorano sempre al massimo, però non basta, bisogna cambiare attitudine al lavoro e avvicinarsi a modelli vincenti. Quello che fa la differenza sono il cuore e la testa. Se non capiamo questo non otterremo mai i risultati. Se siamo settimi, significa che ci sono sei squadre che hanno dimostrato di essere più squadra di noi. Dobbiamo fare di più, a livello personale. Solo così potremo essere parte di un percorso virtuoso. Altrimenti rimarremo fermi qua, con un atteggiamento che non ci porterà ad essere speciali. Abbiamo una società che ci dà tutto per poterlo essere, però deve partire da un nostro desiderio personale".

Prima partita da 45enne, quanto ancora ti senti di andare avanti?
"Quando sto bene le prestazioni sono a mio parere di livello molto buono. Penso che sia la mia presenza in primis ad essere importante. Sono i giocatori che incidono sul gruppo a fare la differenza e penso di poter essere ancora un giocatore che incide. Finchè il corpo mi sorregge voglio andare avanti perchè il mio obiettivo è tornare in Serie A e regalare una gioia alla gente di Parma e alla società. Questo è il mio obiettivo e deve essere così per tutti."

Viste le difficoltà del gruppo, da dove nasce questa motivazione che ti spinge ad andare avanti?
"Il discorso è in primis di gruppo, in primis io metto sempre in discussione il mio operato, però penso che abbiamo l'opportunità, perché in alcune occasioni lo abbiamo dimostrato, di poter essere protagonisti. Possiamo esserlo però solo se giochiamo emotivamente e caratterialmente come questa sera. La vittoria di oggi non basta, non possiamo essere appagati. Sapendo che questa è la base si deduce che abbiamo margine di miglioramento e buone potenzialità, ma la voglia e il desiderio di far meglio deve sentirselo addosso ogni componente del gruppo".

I giovani che abbiamo in rosa li stiamo aspettando da tempo, dobbiamo continuare ad attendere o ci sono limiti tecnici?
"Abbiamo una squadra composta da tanti ragazzi che hanno le potenzialità per fare qualcosa di importante per la loro carriera. Però la differenza la fanno la voglia e l'attitudine con cui si affrontano le gare. Nel calcio ciò che rende un calciatore speciale in molti casi è il carattere, l'attitudine, l'impatto che si ha sul gruppo: un esempio è il mio amico Gattuso che, pur essendo comunque un buon giocatore, ha fatto la differenza per il modo di stare con i compagni, per la sua voglia di combattere e vincere insieme. Questi giocatori fanno la differenza in una squadra"

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