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Monza, una crisi autoindotta?

di Gianluigi Longari
Fonte: Sportitalia
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© foto di Nicola Ianuale/TuttoSalernitana.com

Tanto tuonò, che alla fine non piovve. Almeno per ora. Perché in casa Monza i presunti ribaltoni sono all’ordine del giorno, o meglio del risultato, in una gestione ambientale complicata che vede come parafulmine unico l’allenatore Christian Brocchi. Uno che certamente qualche errore lo avrà pure fatto, ma che nel contesto di cui sopra è altrettanto sicuramente il minor indiziato da additare a presunto capro espiatorio. Si parla di crisi autoindotta perché i malumori nascono e muoiono dall’interno, senza riflettere in profondità sul lavoro di un allenatore giovane e che sta rispettando i diktat societari di inizio stagione, sia a livello di classifica che di ricerca di un gioco gradevole ed accattivante. Il tutto sebbene le scelte di mercato che hanno caratterizzato la stagione in corso siano state tutt’altro che d’aiuto per il lavoro quotidiano.

L’obiettivo promozione è stato dichiarato praticamente con dodici mesi di anticipo, mentre si stava festeggiando il traguardo storico (sì, storico, è bene ricordarlo) della scalata fino alla cadetteria. La campagna acquisti è stata caratterizzata da scelte esotiche che magari potrebbero anche premiare con vista sul futuro anteriore, ma che non hanno certo strizzato l’occhio alla specificità che invece è da sempre la matrice alla base del campionato più complicato che ci sia, la serie B appunto. Plauso a Galliani che a gennaio ha cercato di recuperare le scelte oggettivamente sbagliate nei primi mesi di stagione, puntando su elementi di spiccata personalità che hanno rimpinguato un reparto avanzato già molto assortito a livello numerico ma completamente privo di quegli elementi “di categoria” appunto, che caratterizzano le squadre che centrano l’obiettivo promozione. A ciò si aggiunga una piazza che è diventata con il passare delle settimane sempre più esigente, assaporando colpi da mille e una notte e sogni europei già manifestati ancora prima che l’obiettivo promozione fosse stato anche solo lontanamente messo in cantiere. E soprattutto senza fare i conti con la specificità di cui sopra: quella che assieme alla pazienza sta mancando al Monza in una rincorsa verso un obiettivo molto più vivo rispetto a come viene dipinto. Senza riflettere sul rapporto cause e conseguenze, ma solo andando alla ricerca di un capro espiatorio fin troppo semplice da identificare in Brocchi.

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