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Brescia, Clotet si (ri)presenta: "Ho più esperienza in B. Ma il primo obiettivo è la salvezza"

di Claudia Marrone
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© foto di TuttoSalernitana.com

Dopo circa un anno, a Brescia di rivede Josep Clotet. Come riferisce bresciaingol.com, il tecnico ha parlato in conferenza stampa, spiegando per prima cosa i motivi del suo ritorno: "Alla fine della mia prima esperienza a Brescia mi ero trovato bene con squadra, società, città, staff, avevamo fatto tutti insieme un’esperienza bellissima. Finito il mio contratto, il calcio mi ha portato da un’altra parte, ma questo non ha cambiato la mia stima verso la piazza e il presidente. Credo molto nella capacità calcistica e umana della squadra, del direttore e del presidente. La prima volta che sono stato qui ho conosciuto una città matta per il calcio, ma non ho mai potuto vederla allo stadio perché c’erano il Covid e le porte chiuse, ora finalmente potrò scoprire meglio il calore dei bresciano. Anche per questo sono tornato. Il mio è un piccolo lavoro, ma penso di poter aiutare tutti a dare il meglio".

Ecco qui che spiega il rapporto con patron Massimo Cellino: "Io e il presidente ci siamo conosciuti tanti anni fa, tra noi c’è sempre stato il massimo rispetto, abbiamo parlato tanto anche l’anno scorso durante il campionato, ormai siamo diventati amici. Parliamo molto di metodologia del lavoro, di come migliorare la squadra attraverso. Poche volte si può parlare così con un presidente. Avevo l’opzione per andare ad allenare in Spagna, ma sono tornato qui a dare una mano perché vedo una maturità di squadra e io stesso ora conosco di più la Serie B, una lega difficile però perché nel calcio ci vuole anche un po’ di fortuna”.

Andando quindi più nello specifico: "Ora ho una conoscenza più grande della Serie B. Quando arrivai qui venivo da 8 anni di lavoro in leghe diverse, sono molto contento anche del lavoro fatto alla SPAL con una squadra giovanissima, dove nel girone di andata abbiamo reso al di sopra delle nostre possibilità e sono contento che un mio giocatore come Salvatore Esposito abbia debuttato in Nazionale A. Sono più sereno, conosco meglio il calcio italiano. All’inizio facevo molte domande a Perinetti e a Gastaldello perché era tutto nuovo, ora ho più esperienza. E’ vero che i miei concetti hanno bisogno di tempo, ma tutti si adattano nel calcio e inoltre alcuni giocatori già mi conoscono. A me piace fare questo calcio, andare al campo e vedere che la squadra si suda la maglia. Il risultato arriva dopo. Se non arriva non bisogna però pensare che non si sia fatto tutto il possibile”.

Si va quindi agli obiettivi: "Prima bisogna mettere tre squadre dietro per non retrocedere, vogliamo farlo il prima possibile poi altre due per non fare i playout. Credo debba essere un obiettivo comune a tutte le squadre. Ho tanto rispetto per la B italiana quindi l’obiettivo deve essere fare il massimo per assicurarsi la categoria. Se e è fatto a marzo meglio, se in febbraio ancora meglio. Io ho fiducia assoluta nella conoscenza calcistica di questa società e alla fine sono sicuro che la società metterà a disposizione tutte le risorse possibili. Nel calcio il singolo si deve aggiustare al valore del gruppo. Questo comunicheremo come staff e società. Il gruppo è la somma dei singoli. Se è così, qualsiasi giocatore di qualsiasi età cresce. Quando ero qui usavo il 4-3-1-2 e così ripartiremo, con la variante del 4-3-2-1. Punteremo molto sulla transizione, mi piace il calcio di mobilità, le triangolazioni, in Inghilterra si studia molto la velocità della palla ovvero quanto ci si impiega nella trasmissione della stessa. Poi lavoro su relazione terzino-mezzala, play-trequartista più che sulla tattica di squadra che fanno tutti".

Nota conclusiva alla tifoseria: "Quando facemmo la cavalcata la squadra sentì che i tifosi c’erano anche se non erano aperti gli stadi. Una squadra non è mai completa senza i tifosi che tifano. Quest’anno ci saranno momenti difficili anche durante le stesse partite, la differenza può essere fatta quando si capisce che nel momento più difficile bisogna restare uniti e incoraggiare la squadra. Sono convinto che i tifosi possono dare una grande mano. Se il calciatore sente che il tifoso è dalla sua parte riesce a tenere sempre duro. Noi daremo tutto e quando dico tutto non intendo il 99, ma il 100%".

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