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Torino, Bellanova: "Devo ringraziare Juric come fosse un padre. Lui e Cairo fondamentali"

di Tommaso Bonan
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Lunga intervista ai microfoni di Radio TV Serie A per Raoul Bellanova, esterno del Torino e della Nazionale italiana: "Cos'è il Toro? Da quando sono arrivato, la cosa che mi ha colpito più di tutte è stato l'affetto e il modo in cui mi hanno accolto i tifosi. A Torino ho giocato un anno, per adesso, e sembra di essere qui da quattro o cinque anni. I tifosi si fanno sempre sentire, sia in città sia in campo, sostenendo anche nei momenti difficili. I compagni mi hanno accolto benissimo, anche quando inizialmente non avevo ancora carburato, sono veramente contento della scelta che ho fatto e la rifarei altre centomila volte. Lo stadio è stato praticamente sempre pieno, il pubblico è ambizioso anche per la storia che ha questa grande squadra. È giusto che i tifosi del Toro richiedano ai giocatori, quest'anno nelle sconfitte e nelle vittorie abbiamo dato il 100% cercando di portare a casa più punti possibili. Grande Torino? Aver indossato la maglia celebrativa in onore dei caduti di Superga è stato emozionante, c'era un clima diverso allo stadio in quella partita. Entrare al Filadelfia e leggere i nomi dei giocatori incisi sulle mura dello stadio ti fa capire quanto quella squadra sia stata importante per questa città. È giusto onorare la storia di questa maglia ogni volta che giochiamo".

Segno del destino. "La prima convocazione in Prima Squadra al Milan fu contro il Toro, avversario anche quando segnai il mio primo gol in Serie A, e pure nell'ultima gara di campionato l'anno scorso con l'Inter, qui al Grande Torino. Dovevo proprio venire qui io... evidentemente si sono allineati i pianeti".

Cairo e Juric. "Presidente e mister sono due persone che sono sempre state presenti in questo mio percorso, soprattutto all'inizio quando non riuscivo ad esprimermi al 100%, non è da tutti stare sempre accanto a un giocatore sia dentro il campo che fuori. Sono state due persone fondamentali nella mia crescita. Il Presidente mi ha scritto un bellissimo messaggio dopo la partita con l'Italia negli Stati Uniti, ha detto che era orgoglioso perché aveva visto in campo lo stesso Bellanova che vede ogni sabato e domenica con il Torino. Mister Juric? Lo devo ringraziare come fosse un padre, è stata una persona fondamentale che più di tutti mi è servita in questa crescita. Avere la fiducia del mister è la cosa più importante per rendere in campo, anche quando inizialmente non riuscivo a esprimermi come volevo lui era sereno, veniva a parlarmi e ha iniziato a farmi fare dei lavori mirati in campo. Piano piano sono usciti i frutti del suo lavoro, il 60% di quello che ho fatto quest'anno è merito suo".

Gli altri allenatori.
"Devo ringraziare mister Mazzarri che mi ha lanciato nel calcio dei grandi in Serie A. Con lui ho ancora un bellissimo rapporto, ha creduto in me e quando mi ha messo la prima volta poi non mi ha più tolto dal campo. Anche a Bordeaux con Sousa, mi è servita per crescere mentalmente: non era più il calcio della primavera e capii che certe cose non potevi più sbagliarle. E poi Oddo a Pescara, lui che faceva il mio stesso ruolo, mi ha aiutato veramente tanto. Sono contento di aver mantenuto bei rapporti con ogni allenatore che ho avuto".

La stagione granata. "Dopo l'anno scorso, dove non ho giocato tantissimo, l'obiettivo era quello di dimostrare il mio potenziale: spero di esserci riuscito. I miei assist a Zapata? Durante gli allenamenti si cercano combinazioni e intesa. Duvan è un grandissimo giocatore, una volta che gli metti la palla in testa quasi sicuramente segna. Ho 7 assist e 6 sono arrivati dopo il girone d'andata, mi spiace perché avrei potuto farne di più prima. Gol contro il Lecce? Farlo in casa ed esultare con i tifosi è stato veramente emozionante, è da tanto che lo cercavo perché quando segni ti sblocchi anche mentalmente. Compagni? Con Samuele Ricci siamo come fratelli, lo conosco da tempo e ci vediamo sempre anche dopo gli allenamenti. Siamo un bellissimo gruppo, questa è la forza della nostra squadra. Ammiro molto Duvan, dopo aver fatto la Champions League e tutti quei gol l'ho sempre visto allenarsi al 100%, è uno che non si risparmia mai quando potrebbe anche farlo. Dal primo giorno ha sempre spinto al massimo, non c'è stato un allenamento dove è andato piano: penso che questo sia fonte di grandissima ispirazione. È rinato e se lo è meritato, io ho avuto la fortuna di viverlo nel suo prime, quando sono stato per sei mesi all'Atalanta".

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