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TMW RADIO - Perinetti: "Giusto andare avanti con Mancini, ma chiediamoci cosa gli daremo"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
TMW Radio
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Giorgio Perinetti intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Il dirigente sportivo Giorgio Perinetti ha così parlato a TMW Radio, durante la trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dai problemi della Nazionale: "Mancini credo che resterà e ci sta, ha lavorato bene: non dimentichiamoci l'impulso dato, lanciando anche dei giovani. Il problema non è certamente lui, deve continuare a fare il ct. Il punto è capire cosa ci ha portati a non fare mai una partecipazione valida negli ultimi quattro Mondiali, dopo il trionfo del 2006. Significa che il nostro calcio attraversa una crisi: l'Europeo vinto, pure in una situazione particolare, rischia di essere più che altro episodico. Non leggo una riga su come migliorare o ripensare, si parla solo del contratto di Mancini. In Serie A si gioca troppo lentamente e ci sono troppi stranieri, in più a livello giovanile non si fa formazione: non si insegna più, si cerca il risultato con lavagnette inutili".

Si deve puntare a rendere più solido il calcio di base?
"Ricordo quando le nostre squadre nazionali giovanili vincevano in tutta Europa, dominavamo. Dovremmo a dare fiducia ai vivai, in Serie A e B, puntando più sugli italiani che sugli stranieri, ma è evidente che le società non abbiano modelli cui riferirsi e le società non siano stimolate a puntarci. Invece facciamo di tutto per tesserare chi viene dal Camerun o dalla Guinea-Bissau... Creando giocatori, le scuole calcio saranno premiate dello sforzo. Si deve tornare a insegnare la tecnica e ritrovare un'identità che non abbiamo più. Abbiamo copiato Guardiola, ma quello di 15 anni fa... Gli spazi ormai si sono fatti più stretti, il campo è sempre quello ma le capacità atletiche e fisiche dei giocatori sono migliorate, ci vuole la tecnica o la corsa non serve a niente".

Andrà trovato un compromesso per evitare la regola delle "quote".
"Non parlo di regole vere e proprie, semmai un patto per aumentare il numero di italiani. Questo aumenterebbe concorrenza e farebbe crescere i vivai".

Il Decreto Crescita è un problema?
"Domandiamoci perché arrivano tanti stranieri: il Decreto Crescita ne favorisce l'acquisizione, si pagano meno tasse. In più, per comprare in Italia ti vengono richieste fidejussioni costose, all'estero no. La scelta dei calciatori però va personalizzata".

Dove vede la possibilità di intraprendere un percorso comune?
"Se si dice che Mancini rimarrà, dobbiamo capire cosa daremo noi a lui in questi anni. Non ho mai sentito di tavoli di lavoro seri per discutere di cosa fare nel nostro calcio. In altri paesi la Federcalcio ha dato l'input, noi siamo individualisti al massimo e non credo accadrà, ma pure le società devono porsi delle domande".

Cosa suggerirebbe a Gravina?
"Direi di pensare anche agli stadi, a Palermo c'era una cornice meravigliosa ma in un impianto obsoleto".

Gli allenatori italiani sono in deficit?
"Noi siamo sempre quelli che giudicano giovane il 23enne... Una nostra idiosincrasia, si è sempre giovani. La carta d'identità in realtà non conta nulla, o si è bravi o non lo si è. Dobbiamo rivisitare il nostro modo di concepire il calcio, meno condizionato dal risultato in maniera assoluta ma trovando stimoli anche nelle belle partite. Qualcosa, soprattutto con gli allenatori più giovani, si sta facendo. Se poi però li cacciamo alla prima sconfitta... Lo scorso anno ho lavorato con un tecnico interessante come Clotet, a Brescia, poi l'ho rivisto alla SPAL con tanto di esonero".

Ripartirà da Catania?
"Parliamo di una grande realtà, il problema non sono io ma che riparta Catania. Mi auguro che Mancini riesca a completare il suo percorso, sono in lotta per i playoff ed è giusto lavorare chi li sta conquistando. Vediamo se poi si vorrà rispettare le aspettative di una grande piazza, mi auguro in una società forte che faccia ripartire il Catania, sono felice di esserne poi eventualmente accostato".

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