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TMW RADIO - Lo Monaco: "Serie A mai così divisa dalle Sette Sorelle. Roma, se fai calcoli esci"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Pietro Lo Monaco intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Il dirigente sportivo Pietro Lo Monaco è intervenuto a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando sull'assegnazione dei diritti tv a DAZN: "Questa è materia di assoluta delicatezza, perché sono ormai da anni la maggiore fonte di sostentamento della società. C'è stata poca competitività tra i vari gruppi nell'accaparrarsi i diritti tv: fino a questo momento l'egemonia di Sky è stata notevole, ma ora hanno tentato manovre al ribasso, puntando sul momento particolare che stiamo vivendo mentre DAZN ha mantenuto i desiderata delle varie società. Colpisce in maniera negativa questa divisione all'interno della Serie A: così netta a memoria d'uomo non la ricordo dai tempi delle Sette Sorelle, ma era epoca di suddivisione di diritti in forma soggettiva a differenza di adesso. Le grandi evidentemente anche oggi accampano pretese per elevarsi un attimo rispetto a tutte le altre. Ecco il motivo del contendere: sorprende che si siano coalizzate, e questo non fa bene certamente al sistema, in questo momento. Ci saranno problemi anche sull'andamento futuro della vita della Serie A".

Perché siamo dietro le altre grandi nazioni d'Europa?
"Questo è un altro discorso e investe la capacità gestionale delle aziende: il nostro è da sempre un calcio malato. Tiriamo su prodotti avariati, concepiamo diversamente rispetto ad altri posti. Il rilancio del calcio tedesco di qualche anno fa si è basato su una suddivisione più equa degli introiti. Oggi invece l'85% va in tasca ai calciatori e/o chi gli sta intorno, ma tutti questi li portano fuori dal sistema. In Germania la divisione è 50 e 50, e le società la loro parte la reinvestono in strutture e settore giovanile. Come si può parlare dei settori giovanili se pochissime squadre in Serie A hanno strutture in cui far crescere i ragazzi? Vedere il Napoli che ancora fatica ad avere un centro sportivo importante fa piangere il cuore. Pensare che siamo in grado di produrre certi calciatori è aleatorio".

Ieri sera Bellingham, 2003, segna nei quarti di Champions.
"Qui viaggiamo due anni sopra la media nei settori giovanile. Da noi un '98 è considerato giovane, nei paesi europei è invece uno già conclamato e robe varie. Sto visionando squadre del nord Europa, e lì giocano 2001, 2002 e 2003: trovatemeli qui in Italia! Il problema è di cultura. Il limite di età nella Primavera oggi è 2000, in Europa del nord è 2002. Va cambiata la struttura, serve un atto di coraggio: le riforme non per cambiare un campionato, ma proprio il modo di concepire le cose".

Come intervenire, considerando lo scenario attuale?
"La FIGC ha il dovere di mediare e far sì che non salti il tappo. Se nascono varie diatribe tra le componenti, c'è bisogno di mitigarle e riportare tutto nella normalità. Bisogna pensare le cose in maniera radicalmente diversa".

Il progetto delle seconde squadre intanto si è arenato.
"Qualsiasi società di A o di B che ha ragazzi da appoggiare in C deve pagare un cosiddetto premio di valorizzazione, garantendo intanto il costo lordizzato del calciatore a vantaggio della squadra in cui va a giocare. Con le seconde squadre, le società evitano di mandare i ragazzi in giro, li mettono nella seconda squadra. Così anche le società di C hanno il dovere di sviluppare il loro settore giovanile e puntare sui loro giovani. Così si cresce!".

Cosa bisogna fare con la Serie C?
"La C è già passata attraverso grandi mutilazioni, non dimentichiamoci che da 90 squadre qualche anno fa si è passati a 60. Un errore gravissimo fu quello di mettere un unico campionato di C, togliendo C1 e C2, ma il passaggio dal dilettantismo è diventato così troppo traumatico. Negli ultimi anni ha avuto una crisi di identità pazzesca, proprio oggi leggevo di polemiche tra il presidente Ghirelli con quello di Serie B, Balata, ma è un problema da affrontare in comune. La riforma va fatta nella misura in cui si rispetta il calcio delle tante piazze blasonate che ci sono in giro. Teniamo presente Catania, Bari, Palermo, Perugia, Padova, Avellino... Vi renderete conto dello spessore. La loro salvaguardia va tenuta ben chiara in testa".

Tra un mese però finisce il campionato.
"Intanto vi dico che vedrete un'ecatombe a fine anno, visto che tanti presidenti di Serie C sono già pronti e desiderosi di alzare le mani. Con entrate azzerate e uscite sempre su certi livelli, non esiste imprenditore disposto a mettere 2-3 milioni di euro per un giocattolo che va sempre a perdere. La stessa cosa succede anche per la Serie B. Giusto che le partite vengano rinviate se ci sono troppi casi, ma non sempre è semplicissimo andare a giocare i recuperi in calendari così fitti. Si è deciso di andare avanti, ma questo è un anno particolare, aspettiamo di tornare alla normalità e poi vediamo le varie cose".

La Roma quante chance ha di arrivare in semifinale?
"Se la Roma stasera non sta attenta e affronta la partita con i concetti nostri, sparagnini di guardarsi la castagna, rischia seriamente di uscire! Tutti hanno magnificato PSG-Bayern, ma è un problema di concetti... Il PSG era avanti, ma pronti-via ha giocato la sua partita, rischiando subito di segnare e colpendo tre legni. Volevano vincerla anche se in vantaggio: mi auguro che la Roma non faccia calcoli eccessivi e pensi a vincerla".

Un caso che un portoghese come Fonseca sia alla guida dell'italiana arrivata più avanti in Europa?
"In quanto a tecnici l'Italia è comunque scuola d'eccellenza, e questo non ci piove. Fonseca raggiunta con una cultura più europea e meno utilitaristica rispetto a numerosi allenatori nostri. Non rinnego però la nostra scuola, il problema è un altro. L'Argentina secondo me ha il miglior allenatore del mondo, Bielsa, nonostante poca cultura di tecnici. Vi faccio un altro esempio: a Sassuolo c'è De Zerbi che fa giocare un ottimo calcio, propositivo. Viene ancora considerato ragazzino, ma per me ha le qualità per allenare una squadra importante e darle un'ottica europea".

Una big avrà il coraggio di puntarci?
"De Zerbi deve avere il supporto aziendale, della società. Se ai primi soffi di vento De Zerbi, o chi per lui, viene messo in discussione così come puntualmente viene fatto, allora non può durare. Non sarebbe il primo a bruciarsi per superficialità e perché qualcuno a mare bisogna buttarlo: il primo generalmente è l'allenatore, e questo è un malcostume che non va bene. Guardate Sarri, protagonista di annate bellissime a Napoli e al Chelsea e poi alla Juventus, ma è in vecchiaia! Non me ne voglia, ma ricordo che mi venne lo schiribizzo di Sarri quando ci giocammo contro a Pescara... Poi vidi la data di nascita e mi sono raffreddato. E vi parlo di anni fa... Sarri a Napoli certe cose le ha fatte perché è stato appoggiato dalla società. Chi sceglie De Zerbi, o anche Juric anche se sono due allenatori diversi, bisogna che sappia di dover supportare questi due giovani tecnici".

Troppo presto avere il pubblico per la finale di Coppa Italia?
"Intanto spero si vaccini quanta più gente possibile, cosa che già in qualche modo va a cautelarci. Per me non è un discorso prematuro: se decidi di aprire gli stadi, poi, è impensabile non riaprire anche le altre attività. C'è una nazione intera in ginocchio, tanta gente è al limite. Dobbiamo tornare alla normalità, il momento di riaprire è venuto”.

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