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TMW RADIO - Ledesma: "Bravo Pioli, si è guadagnato tutto. La mia Lazio più forte di questa"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Cristian Ledesma intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex centrocampista Cristian Ledesma, oggi allenatore, ha parlato a TMW Radio nel corso della trasmissione Stadio Aperto, intervenendo ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini a cominciare dalla scuola calcio, e alla squadra della Luiss in cui allena: “Oggi aspettavamo che si esprimesse la LND, ma non abbiamo avuto riscontri. L'ha fatto Sport&Salute, cioè il Governo, togliendo i dubbi sugli allenamenti individuali: si possono fare. La situazione è difficile, è una sfida, perché ai ragazzi non possiamo far fare partitelle e uno-contro-uno. Purtroppo questo è quello che succede in Italia e nel mondo: accontentiamoci di cosa ci fanno fare, al di là di essere o meno d'accordo. Dobbiamo attuare l'ennesimo protocollo, affrontare nuove esperienze come scuola calcio: si tratta di dover decifrare il nuovo decreto, perché Spadafora ieri in tv diceva che gli allenamenti si potevano fare, mentre la mia lega non mi ha dato chiarimenti”.

La gestione psicologica dei bambini non dev'essere semplice.
“No, è la parte più difficile. Un bambino di 6-7-8 anni che ti chiede perché non può rincorrere il compagno... A livello psicologico è dura, e questi giovani già stanno vivendo un mondo surreale, con mascherine, distanze e raffreddori che ormai sono vietati, o ti mettono da parte. Dobbiamo sistemare il futuro”.

Il Governo ignora lo sport dilettantistico e la sua realtà?
“Sono d'accordo, non viene data la giusta importanza. Io sono da due anni nel mondo dilettantistico, e la gran parte degli sportivi è tale, non professionista. Lo sport è qualcosa che aiuta molti collaboratori ad arrivare a fine mese, e fare certe cose in più. Il sistema sta soffrendo tanto, e lo farà ancora di più: siamo tutti in balia delle cose. Mi sembra assurdo che la mia lega d'appartenenza ancora non ci abbia dato direttive... Siamo lasciati soli”.

Che procedura avete in Eccellenza?
“Nessun obbligo. Noi l'abbiamo fatta per volontà dell'università: sierologico a inizio stagione, e tampone molecolare per squadra e dirigenti settimana scorsa, dal quale è uscito un ragazzo positivo. Dato che è stato a contatto coi compagni, abbiamo chiesto la sospensione della partita. Abbiamo seguito il protocollo”.

Sono costi elevati, no?
“Togliamo sierologico e tamponi dalle squadre d'Eccellenza, lasciamo gel disinfettanti e altre cose per sanificare gli ambienti, anche perché non ci sono entrate per permetterseli. Stiamo muovendo le squadre nazionali su treni e aerei, mentre hanno sospeso i provinciali, che puoi pure tenere più sotto controllo...”.

Che testimonianze del Covid arrivano dall'Argentina?
“Brutte. Ieri sera ho parlato con mio padre, e la situazione è terribile. Parliamo di un territorio, la Patagonia, dove la città più vicina è a 70 chilometri: eppure la situazione è critica, perché c'è poca coscienza nella gente, e quella è la cosa più pericolosa. Le strutture non sono all'altezza di quelle italiane, è un altro mondo”.

La Lazio sembra essere tornata.
“Sì, sono contento: sono riusciti a fare una partita importante in Champions, e non era neanche scontato che vincesse in campionato. Ha sofferto, come però succede anche a Juventus e Inter, e questo perché la Serie A sta tornando ad essere un campionato tra i più difficili al mondo, basta vedere il Verona ieri sera”.

Giusto dire che il campionato sia “falsato”?
“Questo abbiamo. C'è il privilegio di poter continuare a giocare, non ci sarà il pubblico ma il calcio continua. Vedere realtà come Verona e Spezia è bello, e sono personalmente contento che la Serie A possa giocare”.

Nell'ultima Lazio in Champions c'era anche lei. Più forte quella o questa di oggi?
“Sarò egoista o nostalgico, ma quella Lazio che si qualificò alla Champions secondo me ero più forte. Poi ai gironi non abbiamo avuto rinforzi, questa è la realtà: contro Werder, Olympiacos e Real Madrid era un gruppo tostissimo. Per me eravamo una squadra più forte”.

Che ricordo ha di Pioli? Può essere l'anno giusto per il suo salto di qualità?
“Ricordo un allenatore molto preparato e pignolo su come andare ad affrontare gli avversari. Con lui ho giocato pochissimo, ma non per questo lo critico: in quell'anno che l'ho avuto l'ho visto pronto. Ha avuto una grossa opportunità e la sta sfruttando al meglio, arrivando in una situazione difficile, con una società che si stava ricostruendo. Ha portato risultati, e allo stesso tempo è stato partecipe della ricostruzione di questo Milan, guadagnandosi tutto ciò che ha ora in mano. Ci sta che possa essere il suo momento: sicuramente sta facendo bene, sta avvenendo ciò che si era preposto Maldini all'inizio della sua carriera da ds”.

Come valuta il ritorno di Corvino al Lecce?
“Sono molto curioso di vedere cosa riuscirà a fare questo Corvino 2.0: è un calcio talmente diverso da quello che ho vissuto con lui al Lecce, che voglio vedere che progetto potrà portare avanti. Non so dire come potrà andare, ma ho curiosità su cosa vorrà proporre oggi”.

Prandelli oggi è un allenatore troppo poco considerato in Serie A?
“Un tecnico importantissimo. Viene un po' dimenticato quello che ha fatto, eppure sono cose importanti, e non solo in Italia. Succede agli allenatori: anche a Ranieri prima del ritorno in Inghilterra, per esempio. Dispiace, spero che possa avere un'altra possibilità”.

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