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TMW RADIO - Ghirelli: "Seconde squadre asset per il futuro della Nazionale"

di Tommaso Maschio
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, è intervenuto ai microfoni di TMW Radio per parlare dei temi d’attualità della terza serie italiana e dello stato dell’arte sulle cosiddette seconde squadre con la Fiorentina che dal prossimo anno potrebbe seguire l’esempio della Juventus, già attiva da due stagioni: “Abbiamo una situazione dal punto di vista del campionato spettacolare con una presenza di pubblico e abbonati consistente e una risposta televisiva molto positiva e una grande attenzione. Però c’è sempre il problema della sostenibilità economica con noi che lavoriamo sui nostri bilanci e le risorse, ma se si vuole mantenere la Serie C con questa presa sociale sul territorio serve che il Governo, il Parlamento ci diano risposte altrimenti i presidenti fanno sforzi importanti senza nulla indietro”.

Voi avete anche comunicato con largo anticipo le date e gli orari della stagione. Un passo per avvicinarvi ai tifosi
“Il calcio senza i tifosi non esiste. Nel corso della programmazione di una giornata, una settimana, un mese o un anno una famiglia o un gruppo di amici deve sapere quando può andare allo stadio per programmare. Così come succede per il cinema o il teatro”.

Nei giorni scorsi si è parlato di una Fiorentina interessata alla squadra B. Qual è la situazione attuale?
“Questo progetto su cui si è discusso e dibattuto per tanti anni viene presentato come un progetto che può costituire un asset ulteriore per costruire i futuri giocatori della Nazionale. Di fronte al fatto che questo asset possa consentire ai nostri nipoti di vivere emozioni come quelle dell’82 o del 2006 io ho l’obbligo di dire obbedisco come fece Garibaldi e cercare di andare avanti. Servirebbe però una maggiore attenzione da parte delle Squadre di Serie A su questo progetto perché o si innerva rapidamente o rischia di restare una cosa all’italiana, a metà. La Fiorentina è molto attenta, le altre invece meno”.

Potrebbe esserci un problema nel trovare gli spazi dove inserirle?
“Al momento ne abbiamo solo una e dobbiamo parlare di questo anche se ci augureremo di averne almeno una per girone. Il problema di trovargli spazio potrebbe esserci, ma al momento siamo lontani anni luce dal trovarcelo di fronte e lo dico con un po' di amarezza. Questo paese fa fatica a innovare”.

La formula a 60 squadre può reggere. E lei è per confermarla?
“Nel giro di un anno dobbiamo verificare se c’è la sostenibilità per reggere le 60 squadre e non è semplice. Se dovessimo mancare questo progetto ne perderebbe tutto il calcio italiano e sopratutto quel reticolo che permette anche ai livelli superiori di reggersi grazie al lavoro che viene fatto nell’attività di base con tanti ragazzi e ragazze a cui viene insegnato calcio anche recuperandoli da situazioni di disagio sociale. Noi dobbiamo fare il nostro, mettere le regole, garantire che tutto si svolga regolarmente, che gli atleti vengano pagati, che le proprietà siano in regola e lo stiamo facendo. Ma serve che qualcuno ci risponda perché noi stiamo andando a cercare risorse anche in Europa, ma abbiamo bisogno di una defiscalizzazione da parte del Parlamento per permettere alle società di crescere nelle infrastrutture materiali e immateriali. Io sono contrario al taglio delle squadre perché si perderebbe la ricchezza del calcio dei comuni”.

Il semiprofessionismo potrebbe aiutare in questo senso?
“O quello oppure seve la defiscalizzare come spiegato prima. Abbiamo un progetto in testa chiaro per investire e rendere più moderne le strutture. Abbiamo già fatto molto sistemando una quarantina di stadi, ma bisogna andare oltre e lavorare anche sulla crescita degli staff fin dalle giovanili per costruire il futuro del calcio italiano”.

Come si reagisce agli episodi di razzismo o alle aggressioni come quella subita da Lo Monaco a Catania?
“Dobbiamo costruire un percorso senza avere paura di valorizzare i piccoli gesti per cambiare la cultura antisportiva. Quandoun bambino con la casacca da raccattapalle al termine della gara, dopo una sconfitta, tende la mano ad un calciatore del Bisceglie seduto a terra, questa è un’immagine che nella sua semplicità può non far notizia perché è un gesto importante, il manifesto di quello che la Serie C vuole essere. Ma putroppo non ha avuto l’adeguato spazio sui media. Lo stesso dicasi del giocatore del Padova allaccia la scarpa al raccattapalle preoccupandosi che potrebbe cadere e farsi male. Sembra una stupidagine, ma ha un grande valore simbolico. Dobbiamo valorizzare, e lo dico a noi e a chi fa informazione, i fatti positivi. Faccio un esempio, se io do uno schiaffo a una persona faccio notizia, se mi alzo sull’autobus per far sedere qualcuno invece passa inosservato il gesto. Questo deve cambiare”.

Nelle ultime stagioni abbiamo vissuto estati molto calde con club che faticavano a iscriversi. Per la prossima estate cosa prevede?
“Credo che dobbiamo continuare a fare regole e alzare le barriere per la sicurezza delle società. Ma dobbiamo aver presente che ci sarà sempre chi proverà ad aggirarle o superarle. quest’anno abbiamo migliorato ulteriormente con entro il 22 giugno che bisognerà presentare tutta la documentazione ed entro i primi di luglio avremo chiara la situazione diversamente dal passato. Ma non bisogna mai abbassare la guardia”.

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