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TMW RADIO - Gamberini: "Spero che Prandelli apra un nuovo ciclo vincente nella Fiorentina"

di Dimitri Conti
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Alessandro Gamberini ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex difensore Alessandro Gamberini, oggi vice-allenatore della Virtus Verona, ha parlato a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Ci serviva vincere con il Fano, al di là della prestazione. Dovevamo ripulirci dalle energie mentali bruciate nel periodo in cui non sono arrivati i risultati, anche se finora abbiamo disputato un campionato di grande livello. Ora dobbiamo ributtarci a tavoletta sulle ultime partite: ci giocheremo un posto nei playoff".

Il vostro girone è stimolante?
"Super competitivo, e nella competizione si ha il gusto di vedere metodologie e principi diversi, metodi di gioco differenti fatti da allenatori molto preparati. Ci sono poi squadroni come il Padova, che mi ha impressionato. Il girone è davvero affascinante e lascia una porta aperta per tutte: ci sono tante squadre coinvolte nella lotta per il titolo ma anche in quella per non retrocedere".

Perché Arma non è riuscito mai a salire di livello dalla Serie C?
"L'ho conosciuto, ho visto qualcosa di quello che ha fatto nella sua storia per capire le caratteristiche che ha e per metterlo a suo agio nel nostro sistema: a oggi non riesco a spiegarmi perché non sia esploso, è un attaccante molto completo. Più di uno e novanta ma con ottima mobilità e corsa, oltre che tecnica. Sotto porta è micidiale ed è bravo di testa ma anche ad attaccare l'area di rigore e insieme ai compagni, facendo da riferimento. Ha una certa età, e non so spiegarmi i motivi visto che è un attaccante straordinario".

Lei ha lanciato un allarme verso l'attività di base.
"Purtroppo è un allarme condiviso da tanti noi addetti ai lavori. Trovo sia necessario che si intraprenda una politica diversa per valorizzare i settori giovanili e insistere sul motivare i ragazzi a continuare con l'attività agonistica. Parlo da amante del calcio: per me è il gioco più bello del mondo, uno sport di gruppo e condivisione che ti insegna tante dinamiche anche nel rispettare le regole. Siamo indietro rispetto alle realtà di altre paesi, e lo dico da appassionato che ha giocato una vita: si vuole colmare il gap da sopra, ma la rivoluzione vera e propria deve partire da sotto. Mi auguro che l'anno terribile vissuto venga riconosciuto come l'anno zero per ripartire dai settori giovanili".

Uno dei problemi è nel passaggio da giovanili a prima squadra?
"Probabilmente sì. Credo fortemente che non sia dato il giusto spazio ai giovani, o che comunque non sia permesso l'ultimo step per affacciarsi nella prima squadra. Il famoso campionato delle seconde squadre potrebbe essere un'iniziativa per permettere ai ragazzi di formarsi. Qualcosa va cambiato, siamo ancorati a una mentalità vecchia e non solo. C'è forse anche poca attenzione al settore giovanile: da questo può ripartire il calcio italiano. Io ho avuto la fortuna di lavorare al Chievo U17 incontrando strutture di grande livello, anche se non ce ne sono tante in Italia. L'Atalanta, però, sta dimostrando a tutti come si può fare: grandissimo merito allo staff delle loro giovanili, di cui raccoglie i frutti la prima squadra. Spero che in tanti si convincano a rilanciare il calcio italiano ripartendo dal basso".

Come spiegarsi questo gap nelle competizioni europee?
"Ormai è certificato e in questo momento difficilmente colmabile. L'andamento è una testimonianza, un segnale. La partita che mi ha impressionato e che racchiude in sé il mio pensiero è Real Madrid-Atalanta: una squadra consolidata in Italia sempre tra le prime e capace di lottarsela con tutte, ha fatto tanta fatica e si è visto un gap qualitativo. Non so neanche dire se la Serie A sia così allenante, rispetto ad altri è un campionato meno competitivo. Non possiamo vivere di ricordi e dire che il calcio italiano è il più bello del mondo: magari lo è, ma gli altri paesi sono più avanti. Rimettiamoci in carreggiata e capiamo gli errori. C'è un mare lì sotto al quale attingere: dobbiamo aiutare questo potenziale a venir fuori".

Perché secondo lei Prandelli accusa questa stanchezza mentale ed emotiva?
"Da esterno non posso permettermi di pensare cos'abbia, ma ha avuto sicuramente difficoltà. Quella cui mi posso riferire è dover subentrare in corsa in una situazione già di emergenza: significa doversi allineare e non poter spingere sui tuoi principi, dovendoli adattare".

Può darsi che c'entri anche il ricordo che c'è di lui?
"La stanchezza probabilmente è perché è emotivamente coinvolto. Nella Fiorentina ha vissuto un ciclo magico, fantastico, e sente il peso e la responsabilità di provare a riportare la squadra in posizioni più consone. Come persona è sensibile e coinvolta nella causa viola: su questo ci metto la mano sul fuoco. L'augurio è che possa condurre in porto la barca, e vedere un nuovo ciclo della Fiorentina. Si parla di allenatori e squadre, ma ci deve essere un progetto alle spalle: c'è altro da rivedere, e a Firenze vorrei un ciclo vincente con lui un panchina. Quando l'ho rivisto con quella divisa mi è venuta la pelle d'oca".

Chi saranno le prime quattro della Serie A?
"L'Inter sta vincendo il campionato, il Milan è invece chi ha mostrato il gioco più bello. La Juventus non è tranquilla, ma metterei anche lei tra le sicure. Vedo una bella sfida sulla quarta, il Napoli è in ripresa. C'è però anche la Roma, che vorrà riprendersi dopo questo passo falso nello scontro diretto".

Chi è oggi il miglior difensore italiano?
"Come non dire Chiellini? Il calcio è cambiato, oggi il Chiello fa il giovanotto ma anche lui ha vissuto i miei tempi, c'erano principi e ritmi diversi: al difensore venivano chieste certe cose, oggi di più. Non solo difendere, ma essere anche i primi registi della squadra e saper impostare alternando costruzione lunga e corta. Questo non significa che le nuove generazioni non siano all'altezza, solo che fare il difensore è più difficile. Si vede anche negli altri campionati".

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