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TMW RADIO - Frustalupi: "Dopo 15 anni con Mazzarri ora corro da solo nella Pistoiese"

di Dimitri Conti
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Archivio Stadio Aperto 2020
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Nicolò Frustalupi, tecnico della Pistoiese, intervistato da Niccolò Ceccarini e Francesco Benvenuti
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Nicolò Frustalupi, storico vice di Mazzarri e oggi nuovo allenatore della Pistoiese, si è collegato in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. Il suo intervento comincia dalla nuova esperienza a Pistoia: "Oltre a vivere qua, sono cresciuto nella Pistoiese: dal raccattapalle al settore giovanile fino al tifoso di curva e a lavori in società. Sì, sono tornato a casa".

Cosa l'ha spinta a correre da solo e senza Mazzarri?
"Erano già diversi anni che ci pensavo, anche perché lavoravo con lui come secondo da 15 anni. Già ai tempi del Watford avevo fatto il patentino UEFA Pro, da lì in poi stavo pensando di cogliere un'occasione per cominciare la mia carriera da solo".

Cosa le ha detto Mazzarri?
"Ne avevo parlato con lui, e mi ha detto che ero pronto. Quando dentro senti che è il momento giusto, puoi iniziare. Ho aspettato la fine del contratto con il Torino ed è arrivata la chiamata della Pistoiese. A quel punto mi ha dato l'in bocca al lupo ed augurato il meglio, mi ha incoraggiato".

Quale l'insegnamento più grande che le ha dato?
"Di non accontentarsi mai, che si può fare sempre meglio".

Quale partita di suo padre porta maggiormente nel cuore?
"Purtroppo ero molto piccolo, e dal vivo non l'ho mai visto giocare. Nel 1981, quando ha smesso, avevo solo cinque anni. Ho rivisto qualche filmato, ritagli di giornale e tutto: quelle che ho rivisto di più le finali dell'Inter e lo Scudetto della Lazio, ma non c'è una partita in particolare".

C'è un'esperienza che ha segnato lei e Mazzarri in questo percorso assieme?
"Sono state tutte bellissime, quasi sempre abbiamo raggiunto gli obiettivi prefissati: dal miracolo con la Reggina partendo a -15, fino all'Europa e alla finale di Coppa Italia con la Sampdoria, il Napoli, il quinto posto con l'Inter, la salvezza col Watford e i piazzamenti col Torino... Per scegliere due partite dico Napoli-Chelsea vinta 3-1 in uno stadio stracolmo con me in panchina, visto che il mister era squalificato, e la finale di Coppa Italia vinta 2-0 contro la Juventus. Quando vinci una coppa rimane sempre nel cuore".

Chi il giocatore più forte visto di persona?
"Non vorrei fare torti a qualcuno, ma penso di poter dire sinceramente Cavani. Veniva da una realtà un po' più piccola e da lì è esploso, il mister l'ha fatto crescere e diventare il campione che è".

A Reggio Calabra forse davvero l'impresa più grande.
"Alla fine furono 51 punti totali, una marcia quasi da Europa. Partire da -15 e trovarsi a zero punti dopo cinque vittorie... Era dicembre, mi sembra, e per chi si deve salvare psicologicamente non è proprio facile. Una stagione veramente bella, con tutti i gol di Bianchi e Amoruso...".

Qual è l'obiettivo personale e della società per la stagione?
"Fare bene, il meglio possibile. Mancano ancora due-tre elementi sul mercato, e vediamo cosa riusciremo a fare in questi ultimi giorni. Siamo una squadra molto giovane e vogliamo far crescere tutti questi ragazzi della rosa, provando a rimanere comunque avanti in classifica. Voglio portare avanti gli insegnamenti di Mazzarri: vedremo a fine campionato dove saremo arrivati".

Nel panorama di Serie C sembra proprio che si trovi un po' di tutto... Non è spaventato da questa categoria così complessa?
"Sicuramente la Serie C è molto difficile, però è anche vero che la Pistoiese, pur essendo una società più piccola rispetto ad altre, è seria e negli ultimi anni non ci sono mai stati problemi come quelli che sentiamo per altre realtà. Questo mi ha confortato nella scelta, e poi al cuor non si comanda: è la mia città e la squadra del mio cuore. L'ho valutato al momento della scelta".

Davanti a sé l'esempio di Pirlo.
"Ci sono certi predestinati, ma credo che alla fine la meritocrazia ci sarà: mi auguro di fare bene il mio lavoro ed andare avanti, poi i percorsi sono tanti e tutti diversi. Non è tutto uguale né scontato, cercherò di fare il meglio possibile".

C'è del rammarico per come è finita l'esperienza sua e di Mazzarri al Torino?
"Poteva finire meglio, ma ora non mi va di parlare del Torino. Il calcio è così: pagano sempre gli allenatori nelle situazioni difficile, è normale. Io personalmente ho dato il massimo, mister Mazzarri lo stesso. Ora ho iniziato una nuova carriera e voglio pensare al futuro".

Rimarrà discepolo di Mazzarri anche tatticamente?
"Mi ha insegnato tantissimo, molte cose mi sono rimaste ma negli anni ormai sono cresciuto e mi piacerebbe sperimentare cose anche diverse. Lo sto già facendo: piano piano proviamo a farle capire ai ragazzi e spero che le mie idee vengano fuori".

Mazzarri ha voglia di mettersi in discussione? Magari con una Nazionale?
"Andrebbe chiesto a lui... So che è ermetico, e lo è anche con me: quindi non lo so. Di sicuro ha voglia ed è pronto per ripartire: con la carriera che ha, deve trovare qualcosa che gli piaccia o che lo stimoli, di certo non accetterà la prima panchina che passa".

Com'è stato l'impatto con la Serie C?
"La preparazione non è stata quella cui tutti sono abituati. Avevamo un mercato molto bloccato, e tanti giocatori sono arrivati in corso d'opera, un paio anche in questa settimana. Per vedere la vera Pistoiese servirà un po' di tempo: con me hanno iniziato la preparazione una decina di ragazzi, ci vorrà un po' prima di essere pronti a livello fisico. Queste difficoltà sono legate al Covid, non tanto alla Serie C: vero che io ho lavorato solo in Serie A, ma alla fine il calcio è uguale per tutti. Faccio questo lavoro per passione e darò tutto me stesso".

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