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TMW RADIO - Cavasin: "Juric pronto per una big. Fiorentina? Commisso deve rifare da zero"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Alberto Cavasin intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'allenatore Alberto Cavasin ha parlato a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. L'intervista inizia dal tema della costruzione dal basso: "Negli anni Novanta quasi tutti si partiva col pallone lungo e si andava a combattere là. C'era qualcuno che iniziava partendo con le giocate da dietro, ma si disinnescava questa voglia restando subito alti. Così facendo rinviavano lungo, e si tornava a prender palla in mezzo al campo. Nemmeno le grandi squadre lo facevano".

Convinto da questo approccio di costruire dal basso?
"Non vedo i frutti tangibili di un'esasperazione. Quante volte arrivi a concludere? Ci sono volte in cui per sessanta minuti non si riesce ad arrivare dall'altra parte, e dov'è il valore di tutto ciò? Al di là dei rischi che ci sono in ogni situazione, ma si deve attaccare: con palla lunga quante volte arrivo a concludere? Vorrei vedere qualche dato, perché si parte per non subire gol e vincere le partite, il resto è spettacolo. In Italia il gioco di cui parlo io lo fa soltanto il Verona, nessun altro".

Juric è pronto per una big?
"Per me sì. Se uno ha fatto un salto del genere... Chi lo prende stia pur sereno che è una scelta che ci sta, vada poi bene o male".

Perché la Juventus ha voluto operare una scelta così di rottura come quella di Pirlo?
"Penso che nasca dalla grande fiducia di chi l'ha scelto, e credo il presidente dopo essersi consultato con lo staff tecnico. C'è fiducia sull'uomo anche come tecnico. Non è che Agnelli ha preso l'amico, ma uno che sapeva poter sviluppare il ruolo di allenatore della Juventus nella sua persona. Pirlo poi si è trovato in mezzo a mille situazioni, e i tempi cambiano. Lavorare con tutti quei collaboratori, avere valutazioni continue, è molto più difficile. Il team si forma negli anni, già in due o tre è complicatissimo, ed è per questo motivo che non avrei mai fatto questo passo".

Fiorentina, Torino e Cagliari rischiano di retrocedere?
"Una almeno sì. Il rischio c'è, perché Benevento e Spezia non sono messe così male a punti, e hanno dimostrato di essere sul livello o anche superiori ad alcune di queste. Il Cagliari in teoria si è rinforzato, sarebbe almeno da metà classifica, però sono laggiù e fanno tanta fatica. Ripeto: Benevento e Spezia sono vive. Le tre nominate hanno però anche un buon organico: la Fiorentina rischia un po' meno, per esempio".

Deluso dall'impatto di Commisso a Firenze?
"Sembrava che tramite lavoro e acquisti, con l'entusiasmo dei tifosi fiorentini, potesse mettere in piedi situazioni concrete. Ha investito, pareva aver creato una squadra almeno da parte sinistra della classifica. Invece non è stato così, e quest'anno mi sembra anche peggio. Qui c'è da rifare, da ripartire da zero a partire dall'allenatore".

Firenze però non lascia molto tempo.
"No, è così in generale nel calcio però. Anche quest'anno, però, per esempio sarei rimasto fermo con Iachini senza esonerarlo: le idee erano chiare, la squadra era quella. Credo che con Iachini oggi la squadra avrebbe forse 2 punti in più. Arrivato Prandelli, poi, si pensava che sarebbero usciti dalla lotta salvezza, e invece... Ultimamente però si vedeva che avevano assimilato il pensiero di Prandelli, c'era un certo gioco. Ora è tornato Iachini, credo li porterà al risultato della salvezza. Non vedo controindicazioni".

Il Lecce può riuscire a salire direttamente in Serie A?
"Sì, da fuori mi sembra tutto perfetto. Si capisce che c'è una costruzione ben ponderata di giocatori e squadra, c'è una rosa ben messa in ogni ruolo guidata da un bravo allenatore che potrebbe tranquillamente essere in Serie A per l'esperienza che ha, e lo stesso vale per la piazza. Sono candidati seri, al di là della classifica di oggi se la giocano per il primo posto. Sulla carta li vedo favoriti".

Se lo immaginava Cristiano Lucarelli allenatore?
"Non ci siamo mai soffermati a parlare su questo, ma quando giocava era un allenatore, aveva la personalità del leader, sapeva comunicare con mister e compagni. Ha avuto una carriera travagliata, ora ha sistemato diverse cose, per primo con se stesso. Ogni tre anni parlavamo e mi ripeteva "Ora ho capito, non sono più calciatore". Poi ha capito davvero cosa scremare, si è guadagnato la pagnotta. Non è che poi le colpe delle precedenti avventure fossero tutte sue, a volte le problematiche ti arrivano addosso. Oggi ha trovato una squadra valida e ci ha messo dentro tutta l'esperienza che ha. Ricordo che con lui dovevo andarci sempre di petto, era un garibaldino. Mi sembrava di guardarmi allo specchio... La mattina mi diceva di fermarmi al bar, ma non potevo perché l'avrei visto mangiarsi tre bignè! Begli anni, anche se ci giocavamo sempre la salvezza. E poi veniva sempre fuori quel 6-0 contro la big: con Lucarelli in spogliatoio c'era da divertirsi, si dava la colpa ai giornalisti e via di silenzio stampa".

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