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TMW RADIO - Bertelli: "Contano le idee, lo mostrano le squadre italiane nelle finali europee"

di Dimitri Conti
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© foto di Federico De Luca
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Radio Firenze Viola
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Stefano Bertelli a Radio Firenze Viola
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Paolo Bertelli, preparatore atletico del Karagumruk ed ex collaboratore di Sarri e Conte, ha parlato oggi a 'Scanner', trasmissione a cura di Giulio Dini su TMW Radio, della questione infortuni nel calcio moderno: "Partiamo dal concetto che il calcio è uno sport in cui ci si fa male. Se poi le medie degli infortuni sono più alte del normale, allora vuol dire che c'è qualcosa che non va. Ma ciò che mi preoccupa sempre di più sono le ricadute: in quel caso può non essere andato bene qualcosa nella programmazione. In Premier League il calciatore ha un fisico diverso rispetto agli altri campionati, è una scelta: per giocare in Inghilterra devi essere fisicamente forte".

Cosa significa il fight and play?
"Anche l'allenamento deve essere inteso così: combattere e giocare al massimo come se fosse una partita vera. La strategia dell'allenamento in Inghilterra è basata sul gioco ma è fondamentale l'intensità".

Esiste un metodo unico o ci si adatta al campionato?
"Uno impone le proprie idee ma ci vuole sempre il giusto compromesso con il posto dove vai. In Premier ci sono tantissime nazionalità e bisogna tenere conto di tutto. Anche se sia con Sarri che con Conte ho visto che con i risultati il gruppo accetta anche abitudini diverse da quelle abituali".

In Italia le cose sono cambiate?
"Bisogna fare un'analisi culturale del mondo del calcio sia in Italia che in Europa. In Ungheria si faceva già decenni fa il calcio posizionale, il nostro catenaccio nasce invece da un allenatore svizzero degli anni '30. Negli ultimi dieci anni non c'è più la forza economica che c'era in precedenza, ora c'è contaminazione tra gli allenatori a cui va dato grande merito".

E le tre italiane in finali europee?
"Contano le idee e queste tre squadre in finale dimostrano la qualità degli staff e degli allenatori. Io so la difficoltà di fare oltre 60 partite in una stagione, alla Fiorentina poi ci sono giocatori che vanno anche in Nazionale. La gestione di un'annata così è complicatissima, ci sono tantissime variabili: non posso che fare i complimenti per essere arrivati in due finali. Italiano è l'allenatore più contaminato di tutti perché vuole fare sempre un gol in più degli avversari senza però perdere la mentalità tipica del calcio nostrano".

Quanto conta il divertimento anche in allenamento?
"Tantissimo. L'obiettivo è sempre quello di avere il ritmo il più vicino possibile alla partita ma è chiaro che se ci si diverte le cose si fanno sempre meglio".

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