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TMW RADIO - Bazzani: "Il futuro azzurro è Scamacca. Juventus? Uscirà da questa situazione"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Fabio Bazzani intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex attaccante Fabio Bazzani, oggi allenatore, ha parlato a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Da fine agosto/settembre, dopo l'esperienza al Perugia, ho deciso di tornare a fare il primo come in Serie D: ho fatto il vice di Cosmi ma l'indole e i sentimenti vanno rispettati, volevo tornare da solo e ho scelto così. Ora aspetto di poter rientrare: c'era qualcosa verso dicembre, si è smosso qualcosa ma tra altre scelte del club e situazioni che non mi sembravano ideali, non ho accettato".

Quanto sarà complicata l'impresa di Cosmi?
"L'ordinario no basta, servirà lo straordinario. Vedo comunque un Crotone che si gioca le partite e perde per dei dettagli, per errori difensivi. La squadra è viva, che fosse difficile Serse lo sapeva anche prima. Aspetterei sia a dar loro per spacciati che altri a vederli già tranquilli".

Che ne pensa dell'attacco dell'Italia?
"Ci sono buonissimi attaccanti, ma negli anni in cui giocavo la concorrenza in Nazionale aveva ben altri nomi. Mi sembra un altro mondo, con tutto il rispetto. Il livello è diverso, ma magari è solo il momento. Gli attaccanti di oggi dell'Italia non possiamo paragonarli ai vari Vieri, Inzaghi, Totti, Del Piero: tutte le squadre che si giocavano lo Scudetto avevano centravanti italiani, oggi no. Per Mancini è un po' più difficile, ma Immobile, Belotti e Caputo possono dare una mano. Scusatemi se dico che le mie tre presenze in azzurro ne valgono trenta di oggi".

Il primo ricordo?
"La comunicazione del segretario della Sampdoria, a cui chiesi se era vero. Prima di partire per la Polonia, poi, facemmo una visita da papa Giovanni Paolo II. Subentrai e mi sembrò già molto, poi Trapattoni ad Ancona mi ha messo titolare contro la Romania. L'ultima con Lippi, perdemmo. Pure giocando poco, potersi allenare con certi campioni era tanta roba".

Che obiettivo devono avere gli azzurri agli Europei?
"Le premesse sono buone, hanno continuità e sanno vincere in maniera diversa, sia più spumeggiante che meno. Nonostante un calcio propositivo mantengono equilibrio e non prendono gol: qualche squadra più forte all'Europeo c'è, ma se sei l'Italia e hai questa autostima non ti devi precludere nulla. Per me si giocano le loro chance, anche se non sono favoriti".

Siamo a corto di attaccanti per il ricambio generazionale?
"Ci vorrà il coraggio di fidarsi di qualcuno più giovane e farlo crescere. Bisogna fare con quello che si ha, senza perdere prospettive ed ambizioni: Scamacca, per me, è un giocatore su cui puntare senza timori, anche quando ci sarà da farlo esordire nella nazionale A. Giocatore importante e futuribile, tra qualche anno potrà essere un centravanti importante. Con lui magari Kean... Ci vuole pazienza, se i giovani hanno qualità gli serve di fare esperienza".

Sarà più difficile in difesa?
"Eh, sui centrali rischi di far più fatica. Senza Bonucci e Chiellini si perderà tanta personalità e leadership, il vuoto non sarà solamente tecnico. Acerbi comunque è un buonissimo centrale, subito dietro a quei due c'è lui. Quindi bisognerà sperare che Romagnoli cresca ancora di più e far crescere a quel punto i giovani. Esistono momenti in cui non guardare risultati e pensare a ricostruire, non ci sono alternative".

Le quote per i giovani secondo lei sono da abolire?
"Per me sì, e lo dicevo quando allenavo il Mezzolara in D. Queste società non hanno bisogno della quota, se trovano i giovani bravi li mettono, li coltivano. Se fai le quote, però, non crescono: si alimentano i conteggi, e alcune volte bene o male sanno di avere un posto assicurato. Va trovato chi invece va a tremila all'ora, ma non è sempre facile così. Quando poi non c'è più il vantaggio della quota, che non ha sfruttato per migliorare, tanti fanno un passo indietro e a quel punto mollano: non ci sono più gli stimoli per giocare, per esempio, in Eccellenza. Così li perdi per strada... Quantomeno riduciamo le quote! Quattro sono tante. Si pensa di dare vantaggi, ma se non capiscono la fortuna di questa regola marciandoci sopra, si finisce ad avere svantaggi. Ci sono realtà che giocherebbero con sei-sette under a prescindere, figuriamoci. Ad altre però, mettendo l'obbligo, si costringono a mettere ragazzi non pronti".

Che effetto le ha fatto leggere la lettera di Prandelli?
"Senza permettermi di entrare nei pensieri e nei motivi della sua scelta, sono stato toccato. Nel 2000/01 ho avuto la fortuna di averlo come allenatore a Venezia: abbiamo vinto la B, e mi ha dato tanto sul campo ma anche fuori. La stagione dopo sono andato nel suo stanzino chiedendogli di farmi andare a Perugia, dove mi voleva Cosmi e avrei potuto avere più chance. Era la mia occasione di essere il titolare, e lo capì guardandomi negli occhi. Ci fu un colloquio da ragazzo a uomo, una persona straordinaria. Mi ha toccato quando ha detto del mondo che va più veloce di quanto pensiamo: chi è dentro a un certo tipo di calcio ed attaccato ad alcuni valori oggi ne trova sempre meno, e rischia di rimanerci male. Non c'è più il rapporto di una volta, quando entravi nella testa e nel cuore, oggi devi essere più cinico. C'è chi ci riesce e chi no, ma ha fatto capire che il mondo e il calcio stanno cambiando direzione: se non ti ci trovi non devi per forza andare avanti".

Quanto rischia la Juventus nella corsa alla Champions?
"Credo che alla fine ce la farà, ma oggi non è una certezza. C'è lo scontro diretto col Napoli, e all'orizzonte un derby che non si preannuncia facile, vista la condizione psicologica. Magari sono abituati a vivere nelle critiche, ma da pensare di essere candidata allo Scudetto ad essere fuori agli ottavi di Champions e rischiare il 4° posto, qualche dubbio può venire. Il derby ci dirà tanto su come reagiranno alla sconfitta col Benevento e le varie situazioni create. Di solito da queste situazioni ne escono".

Sarebbe un peccato mortale per il Milan perdere Donnarumma?
"Chiaramente perderesti uno dei migliori al mondo, tra qualche anno forse il migliore in assoluto, ma il Milan è arrivato comunque a fare una proposta che pensa giusta e consona rispetto alle proprie possibilità. Va saputo tener la barra dritta: sapendo che offri il massimo, non puoi neanche pensare che il mondo finisca lì. Gli obiettivi rimangono, vai a prendere un altro portiere seppure dispiaciuto convinto di aver fatto di tutto per tenerlo".

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