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TMW - Atalanta, Gasperini: "Letto delle cose folli. Io non mi dimetto, ma serve chiarezza"

di Patrick Iannarelli
Fonte: dall'inviato a Bergamo
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"In questi giorni ho letto delle cose folli, nessuno – né io né la società - ha convocato la conferenza stampa, quello che ho letto oggi è disinformazione. Le parole spesso vengono ribaltate. Io comunque non mi dimetto. Ma serve fare chiarezza sul futuro". Gian Piero Gasperini ha le idee chiare e non vuole assolutamente dimettersi, anche se vuole chiarezza da parte della società. Il tecnico dell’Atalanta è intervenuto a margine dell'evento organizzato dal Tennis Vip alla Cittadella dello Sport di Bergamo: "Mi dispiace che non sono venuto alla camminata nerazzurra, alle prossime sicuramente ci sarò. La prima chiacchiera che mi viene da dire è sulla stagione passata, più vanno avanti i giorni più mi rendo conto che si è chiusa con molta delusione, ma se la guardo globalmente abbiamo fatto tanti record, questo resta il sesto campionato della storia dell'Atalanta, vuol dire che gli altri sono stati peggio. Comunque inviterei la stampa, soprattutto quella locale, ad andare un po' più adagio, Non tanto nelle osservazioni tecniche, quelle ci stanno".

Che luglio sarà per l'Atalanta?
"Sarà un'estate tutta da costruire, non sono in grado di dirtelo adesso che stagione sarà. Si inizierà il 4 luglio, ci saranno quattro partite col mercato aperto, questa non è mai una cosa piacevole ma ne prendiamo atto".

Qual è stato il momento più alto di questo suo ciclo all'Atalanta?
"Il più alto è stato quello col Paris Saint-Germain, ma non è detto che sia stato il più bello, compreso quest’anno, abbiamo vinto a Torino con la Juventus, ci sono state tante cose belle".

Che mercato si aspetta?
"Ci sarà da lavorare, intanto bisognerà definire quelli che saranno gli obiettivi. All'inizio ti poni sempre dei traguardi, poi fai quello che puoi. Credo che nelle prossime settimane bisognerà vedere quello che si potrà fare o meno".

Che ciclo è stato quello di Gasperini?
"È stato? Comunque io per il futuro vedo tre strade. Ad esempio quando fu preso Zapata andò via Petagna, è evidente che si alzò il tiro in attacco, così come quando è stato preso Muriel. Questa è una strada. Si può andare verso la strada del ringiovanimento oppure quella di non toccare nulla e andare avanti. Ci sono tre filosofie, ma ci sono due direttori sportivi che decideranno".

Ha già parlato con la nuova proprietà?
"Io non ho avuto modo di parlare con la nuova proprietà, anche perché è legata alla famiglia Percassi. Io comunque chiedo la maggior chiarezza possibile, ma lo dobbiamo a noi stessi e alla gente. La chiarezza è fondamentale".

Come valuta il mercato in generale?
"Svincolati? Ci sono tanti soldi in giro, c'è gente che è disposta a grandi cose per accaparrarsi i giocatori, ma noi siamo a quel tavolo lì. Dalla società è sempre quella la via, ma quel che mi dispiace è che si riduce tutto all'aspetto economico. Così diventiamo come tutte quante, se entriamo in quel meccanismo lì facciamo fatica a competere con quei numeri che ci sono in giro. Ci dev'essere un'identità più compatta possibile. Quando sono arrivato il primo anno sono andato a casa del presidente Percassi, lui mi ha detto una cosa che mi ha colpito. "Io ho un sogno, vorrei che la mia squadra avesse 7-8 giocatori del settore giovanile, perché Bergamo è appartenenza". Sette anni fa, come fosse adesso. Io guardavo la rosa dell'Atalanta e dicevo "sono lì". Io ero sicuro di salvarmi, non ho mai messo la salvezza come obiettivo. Non immaginavo scoppiasse tutto quanto. Se ragioniamo solo con la Champions come obiettivo, perdiamo tanto: ci sono state squadre dieci anni fuori dalle coppe. Non che non si debba raggiungere poi altri obiettivi".

Quanto è cresciuto con l'Atalanta?
"Ho fatto la stessa scalata che ha fatto la squadra, sono cresciuto insieme alla squadra, si sono visti diversi tipi di Atalanta, poi un po’ ero abituato a Genova in cui cambiavo due squadre l’anno. Comunque si parla di tante squadre in questo periodo: ad esempio il primo anno partivamo sempre dai blocchi e ci trovavamo subito in vantaggio".

Qual è la strada che percorrerà Gasperini? Non ci saranno dimissioni?
"Ma dove le avete sentite? Vi chiedo un po' di correttezza, le parole troppo spesso sono ribaltate e capovolte, trasformate, io oggi sentivo addirittura che volevo cambiare 20 giocatori. Serve un po’ più di serietà non parlate mai con la mia voce, non mi mettete in mezzo a dei vostri ragionamenti. Non do le dimissioni oggi. Io ho detto quali sono le tre strade, ma sono abbastanza banali, serve la chiarezza. Il motivo è tecnico. Ci sono stati dei momenti incredibili in cui ci sono stati oltre 15 episodi da VAR giudicati al contrario, mi è dispiaciuto che nessuno di voi ha preso le parti dell’allenatore e della squadra. Comunque lo so che se ringiovanisci troppo perdi competitività, ma bisogna pensare al futuro, poi puoi essere anche competitivo subito, ma non ne hai la certezza. Comunque la nostra rimane una buona squadra".

Non intende suggerire una soluzione?
"Lo chiedo in camera caritatis, poi dipende dalla realtà. Anche di quello che è il mercato, è un lavoro di équipe, di squadra, in base alle disponibilità economiche, alla tua capacità, alla tua bravura. E alla fortuna. Questa però non è roba mia, io non sono mai entrato nelle operazioni di mercato. Magari mi è capitato di dire "dobbiamo prendere un portiere o un attaccante" lo dico tutti gli anni. L'Inter ha preso Lukaku, la Juventus Vlahovic, la Roma, il Napoli. Ho detto prima di Zapata. Alzi nell'immediato, poi ci sono attaccanti da 100 milioni e da 5. Puoi avere capacità con uno o l'altro. Di giocatori ne sono arrivati una vagonata in questi sei anni, hanno giocato tutti. Bellanova? Ha fatto la sua parte, non è stato riscattato, ma non entro nella questione soldi. Per quello non sono mai decisivi, ho sempre rispettato il lavoro dello scouting. "Sei convinto? Prendilo", non posso sindacare se lo hai visto giocare, io magari l'ho visto su Wyscout. Non ho messo dei veti a nessuno, poi li ho provati, qualcuno è andato bene. Sono andati via perché sono plusvalenze per la società. Lì è una colpa, quando alleni un giocatore, non fa bene ed esplode puoi fare il mea culpa, Bellanova è un bel giocatore".

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