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Salernitana a casa Lotito. La scalata dalla D e dieci anni di contrasti e...succursali

di Luca Esposito
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© foto di TuttoSalernitana.com

Prima della sfida con la Roma, Claudio Lotito vivrà una sorta di derby personale. Oggi pomeriggio, in un Olimpico senza supporter granata, arriverà la "sua" Salernitana, squadra ereditata nel 2011 assieme al cognato Marco Mezzaroma dopo il fallimento targato Antonio Lombardi e che, partita dai dilettanti senza segni distintivi, è arrivata fino alla serie A scalando categorie su categorie. Il lavoro del patron in terra campana è sotto gli occhi di tutti. 4 campionati vinti, due coppe in bacheca, marchio riportato sulle maglie in tempi record, manto erboso nuovo di zecca all'Arechi, bilanci perfettamente in ordine e Mary Rosy totalmente ristrutturato. Un ruolino di marcia da applausi, quanto meno dal punto di vista dei risultati. Perchè, sotto altri aspetti, la sua gestione ha causato anche una serie di attriti con la stragrande maggioranza dei tifosi. Al punto che fu fischiato anche all'indomani dei festeggiamenti per una promozione attesa per ben 23 anni. Il "ricatto" ad ogni sessione di mercato ("Compro calciatori solo se sottoscriverete 10mila abbonamenti" uno dei tormentoni ricorrenti), la scelta di sminuire la storia del club ("Avete fatto 90 anni di Lega Pro, senza di me giocavate in serie Z senza cavalluccio a dondolo. Non sapete nemmeno come si scrive Europa League"), gli alterchi con i giornalisti ("Con voi ci gioco a palline, avete vizi da generale e la paga di soldato") e quella Salernitana considerata "sorella minore" sono elementi che giustificano ampiamente il malcontento popolare e la scelta dell'amministrazione comunale, nel 2019, di non invitarlo per le celebrazioni del centenario.

Ma tutta la gestione Lotito-Mezzaroma è stata accompagnata da tensioni continue. Se le teorie del "galleggiamento volontario" si sono rivelate del tutto deliranti, era molto più comprensibile il discorso legato alla "succursale". Troppe volte l'acquisto di calciatori a titolo definitivo era legato a promesse a tinte biancocelesti e sono stati tantissimi i laziali a transitare per Salerno senza lasciare un segno tangibile. La lista sarebbe lunghissima, in sintesi ricordiamo i vari Iannarilli, Berardi, Zampa, Chirieletti, Tounkara, Ronaldo, Ricci, Lombardi, Prce, Oikonomidis, Adeleke, Capua, Luciani, Tuia, Kiyine, Dziczek, Durmisi, Pollace, Mendicino, Perpetuini, Rossi, Palombi e Sbraga. Nel mezzo il caso Cicerelli-Maistro (seguiti per anni da Fabiani, portati a Salerno e poi tesserati per la Lazio), le plusvalenze Casasola-Novella (somma complessiva di 6 milioni di euro), il trasferimento di Akpa Akpro che ancora oggi fa discutere e quel Simone Inzaghi che fu allenatore della Salernitana per due settimane prima del dietrofront di Bielsa e della scelta del patron di richiamarlo alla base. Anche l'epilogo non è stato dei migliori, con la piazza che si schierò contro la vecchia proprietà quando si decise di iscrivere la squadra in A con un trust non essendo mai arrivate proposte valide da potenziali compratori. In quel caso Mezzaroma fu espropriato di un bene dopo 10 anni di investimenti per una regola ritenuta "anticostituzionale, sono un imprenditore e mi obbligano a cedere una mia proprietà nei tempi stabiliti da terzi. La vicenda avrà strascichi giudiziari". Alla fine la vicenda si è conclusa nel migliore dei modi: Lotito ha mantenuto la Lazio e oggi lotta per le prime 4 posizioni, la Salernitana è nelle mani di un top player come Iervolino e proverà a riscattare il doppio 0-3 della passata stagione e l'1-6 del lontano 1999. Senza tifosi, tra l'altro, dopo l'invasione della passata stagione. Ma per Lotito resta sempre un derby personale. Perchè, tra dichiarazioni fuori luogo, succursali e atteggiamenti sbagliati, se oggi il cavalluccio marino affronterà l'aquila all'Olimpico lo deve anche a lui.

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