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"Qui la pressione è una scusa". Fonseca smaschera la Roma

di Dario Marchetti
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

A Roma non importa chi sia il presidente, l’allenatore, i dirigenti o i giocatori. Tutto torna ciclicamente a un solo grande tema: la pressione che genera l’ambiente intorno alla squadra. Ne ha parlato ieri Fonseca rispondendo a chi gli chiedeva come la gestisce rispetto alle sue precedenti avventure e come mai aveva fatto prima, il portoghese ha alzato i toni. In modo sempre educato, sia chiaro, ma con la cadenza di chi non sopporta questa retorica. “A Roma la pressione è una scusa” ha detto chiaro e tondo l’ex Shakhtar. “Non c’è nulla di diverso rispetto a tutte le altri posti dove si vuole vincere” ha aggiunto quasi seccato. Difficile dargli torto. Basti pensare a piazze come Napoli, Milan, Inter e Juventus. Il club di De Laurentiis per mesi ha vissuto una situazione di tutti contro tutti con tanto di ammutinamento, i rossoneri prima di Ibrahimovic erano una polveriera, l’Inter viene criticata al minimo passo falso, soprattutto ora visto il mercato invernale, e la Juventus, prima e in corsa su tre competizioni, non c’è giorno dove non venga sottolineato come non sia ancora la squadra di Sarri e quanto ossessionata sia dalla Champions League.
ASPETTATIVE - Il calcio, come ogni lavoro praticato ad alti livelli, vive di pressioni.

Lo ha detto il tecnico bianconero qualche giorno fa e lo ha ribadito furbescamente ieri Fonseca senza tirare in ballo le poste italiane o portoghesi nel suo caso. Già il 4 ottobre scorso, prima della gara d’andata con l’Atalanta, aveva detto chiaramente “chi non regge questi livelli vada a coltivare patate”. Un girone dopo siamo allo stesso punto e questo deve far riflettere su come probabilmente siano le aspettative create sulla Roma, non solo quest’anno, a esser sbagliate e non il famoso ambiente. L’esempio che più di tutti salta agli occhi è la promessa della proprietà americana di vincere in 5 anni perché poi il tempo passa e il conto con i tifosi deve esser saldato. Lo ha capito subito Fonseca che appena arrivato non ha voluto dare messaggi di questo genere e non perché incapace di gestire la pressione che si sarebbe creata, ma per non dare false speranze a tifosi, che come tutti gli altri d’Italia tifano una squadra per vederla vincere. Ieri Fonseca a parole si è dimostrato un allenatore da Roma, anche in campo ha dato prova di sapersi adattare a un calcio diverso da quello che conosceva. La domanda ora viene spontanea, se il tecnico è quello giusto, cosa manca ai giallorossi? La risposta è nei calciatori. Non tutti, probabilmente, sono da Roma e i primi ad accorgersene dovrebbero essere proprio i dirigenti. Fonseca, intanto, da buon Zorro qual è ha smascherato la squadra e ora non ci sono più alibi.

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