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Marchisio: "Ho sempre sognato la Juve, ma non l'allenerei. Il primo borsone? Sembrava Natale"

di Ivan Cardia
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

“Il primo borsone della Juve un sogno che si avverava”. Claudio Marchisio, ospite in diretta Instagram da Simona Ventura, si è raccontato a 360°. Dicendo la sua anche sul calcio che si prepara a ripartire.

Come ti sei trovato in Russia?
“L’impatto non è stato semplice, anche se avevo avuto dei consigli da Criscito, Mancini, Spalletti. Mi hanno aiutato, ho trovato lì anche Ribalta (Javier, ndr), che conoscevo dai tempi della Juventus”.

Hai scelto di andare all’estero e non continuare in Italia per il legame con la Juventus?
“Sì, è stato il motivo principale. Non solo per quello che mi ha dato la Juve, ma anche per quello che ho vissuto in quegli anni. E poi ho sempre voluto provare un’esperienza all’estero, anche con mia moglie e i miei figli. Uno pensa sempre all’aspetto del calciatore che si allena, ma ci sono anche le altre persone a casa: mia moglie non aveva più amiche, non parlava il russo”.

Ora si tornerà a giocare ogni due-tre giorni. Tu hai subito alcuni infortuni in carriera, come si potrà affrontare questo campionato?
“Io ho visto un po’ di Bundesliga in questo periodo, loro hanno avuto davvero poco tempo per allenarsi e infatti nelle prime partite c’era un ritmo molto basso. Ora le prestazioni aumentano. Da noi c’è stato un inizio più graduale, anche se abbiamo visto che alcuni giocatori sono incappati in alcuni infortuni. Ora ci sono ancora un po’ di giorni per allenarsi tutti insieme: c’è chi è a livelli altissimi e sa come affrontare queste partite. Bisognerà dosare i giocatori, chi ha una rosa più ampia potrà giostrare di più”.

Sfida a tre per lo scudetto: Juve e Lazio avanti all’Inter. Come la vedi?
“Sarà interessante vedere le prime giornate, come staranno tutte le squadre. Ci sono un po’ di polemiche, sembra che i giocatori non dovrebbero neanche chiedere di giocare la sera. Penso che non si debbano fare polemiche del genere, ma che poter giocare la sera potrebbe solo migliorare la qualità del gioco”.

Con quali dei tuoi compagni sei rimasto in contatto?
“Con tantissimi. Sicuramente con Barzagli, che ha smesso con me. Con Chiellini, con Buffon, con Bonucci. Con Lichtsteiner ho un bellissimo rapporto, ma sento anche Llorente oppure Ogbonna. Con tanti ci sentiamo spesso”.

Come è nato il soprannome Principino?
“Non per il mio modo di essere, ma perché agli allenamenti mi presentavo sempre in giacca e cravatta: sembravo un dirigente”.

Come è iniziato il tuo percorso alla Juve?
“Nel ’93. Mio padre mi portò a fare un provino, in un centro sportivo che era una succursale della Juventus. Dopo due giorni di provino mi chiamarono in sede, all’epoca in piazza Crimea. Firmai il cartellino e a settembre ’93 iniziò il mio percorso. Mi ricordo ancora la consegna del borsone: il 20 settembre sembrava Natale, avevo ricevuto il regalo più bello”.

Un sogno che diventava realtà.
“Sì. Anche perché il mio sogno era quello di indossare la maglia della Juventus da grande, farlo è stato un sogno”.

Vorresti allenare la Juve in futuro?
“No, ma non perché non vorrei allenare la Juve. Non mi ci vedo proprio a fare l’allenatore: non basta l’immagine, è un ruolo completamente diverso dal calciatore. Devi gestire una squadra e devi avere delle doti caratteriali che ti facciano mantenere insieme il gruppo”.

L’allenatore che ti è rimasto più nel cuore?
“Non lo conoscete, lavora nel settore giovanile: Maurizio Schincaglia. Oltre ad avermi cambiato ruolo, mi ha fatto crescere. Ha fatto una grande carriera e mi ha dato tanto, non solo come allenatore. Lui come tanti altri nel settore giovanile: sono loro a farti diventare un calciatore”.

Il giocatore avversario che ti ha fatto più soffrire?
“Devo dire che Messi è quello che mi ha colpito di più. Talento purissimo, ce lo ricordiamo in finale a Berlino che abbiamo perso. Un altro lo vediamo in bianconero: Cristiano Ronaldo. Prima che firmasse per la Juve lo abbiamo incontrato tante volte, è un giocatore che ti metteva veramente in grande difficoltà”.

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