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Le grandi trattative del Cagliari - 2003, Zola corona il sogno di un'intera isola

di Francesco Aresu
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© foto di Federico De Luca

Un trasferimento di cuore, ben lontano dalle logiche del calcio moderno. Il perché è presto detto: per quale motivo un calciatore all’apice della sua carriera, seppur in età avanzata, dovrebbe lasciare la dorata (e adorata) Premier League per tornare in Italia, precisamente in Sardegna e sposare la causa dei rossoblù che languono da troppi anni in Serie B? Semplice, perché quel calciatore è Gianfranco Zola da Oliena, abituato a scelte impopolari ma azzeccate. Nell’estate del 2003 Magic Box è reduce dall’ennesima ottima stagione con la maglia del Chelsea, che lo ha visto capocannoniere con 16 gol totali tra campionato e coppe, nonostante i quasi 37 anni. Eppure, nonostante la carta di identità, il fisico del minuto attaccante sardo è in grado di reggere stagioni ad alto livello: la voglia di vincere e fare bene è ancora tanta, ed è in questo contesto che si configura quello che è uno dei trasferimenti più clamorosi della storia del Cagliari Calcio.

UNA STAGIONE MEMORABILE – Sì, perché nonostante la corte di un mecenate innamorato del talento come Roman Abramovič, Zola il 2 luglio 2003 decide di firmare un contratto annuale con il club di Cellino, deciso a far tutto per riportare in Serie A il suo giocattolo. E, in un campionato di stelle assolute o in rampa di lancio (da Toni a Milito, da Lucarelli a Zauli, passando per Riganò, Suazo e Mascara), il talento del fuoriclasse di Oliena è il segreto per rendere vincente una squadra che, al termine della stagione, tornerà finalmente nella massima serie dopo il cambio in panchina tra Ventura e Reja, demiurgo del 4-3-3 tra i più spettacolari che i tifosi rossoblù ricordino. Nonostante più di un tentativo da parte del patron russo del Chelsea di riportarlo a casa, offrendo tante sterline a lui e al Cagliari. Eppure, niet. Zola mantiene l’impegno, preso in primis con sé stesso: “Il richiamo della mia terra era troppo forte, non l' ho fatto certo per i soldi: questa maglia è il sogno di ogni sardo”, disse allora Gianfranco, prima di regalarsi due anni nella sua Sardegna con il numero 10 sulle spalle – già appartenuto a un suo omonimo come Matteoli – degna chiusura di carriera ricca di soddisfazioni e qualche piccola amarezza.

Una promozione, una comoda salvezza e tante, tantissime perle rimaste per sempre nella memoria dei suoi sostenitori (come il gol di testa alla Juventus, saltando in testa a Zebina (ben 16 centimetri più alto di lui) e un posto di diritto nelle leggende rossoblù.

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