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Le grandi trattative del Cagliari - 1999, Daniele Conti inizia la sua storia in rossoblù

di Francesco Aresu
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Circa 800 milioni per la comproprietà, istituto ben noto nel calciomercato italiano fino a qualche anno fa. Ovvero il modo per due società di gestire un calciatore: una per provare a puntare sulla sua crescita, l'altra per monitorarne il rendimento e decidere di investirci o incassare qualcosa dalla cessione della metà del cartellino. Quando nell'estate 1999 Daniele Conti passa al Cagliari, probabilmente non sa che quella scelta ne avrebbe condizionato l'esistenza futura. D'altronde per lui quel cognome era pesante: per tanti anni in città era, per i tifosi rossoblù, soltanto "su fillu de Bruno Conti", ovvero "il figlio di Bruno Conti". Campione a tutto tondo e vero totem nel mondo giallorosso, fenomeno del dribbling e campione del mondo nel 1982 in Spagna. Insomma, un'eredità difficile da sopportare, soprattutto se indossi la maglia della Lupa, che di giovani di talento ne sa qualcosa. D'altronde il numero 10 è già saldo sulle spalle di Francesco Totti, che saprà ampiamente onorare – eufemismo – tale responsabilità, nonostante le pressioni. Daniele cresce ovviamente con il giallorosso addosso, come il fratello Andrea, anche lui destinato a una carriera lontano dalla capitale. L'esordio a 17 anni, il primo (e unico) gol all'Olimpico contro il Perugia farebbero pensare a un futuro roseo per l'erede di Marazico, che invece non riesce a consacrarsi con quella maglia cui tante gioie seppe regalare il padre.

Nell'estate del 1999 per Daniele arriva il trasferimento a Cagliari, dove è in atto una profonda rivoluzione. Giampiero Ventura, dopo la promozione in A e un sontuoso dodicesimo posto, lascia il club rossoblù per raggiungere il suo amore di sempre, ovvero la Sampdoria. Portandosi dietro uno dei principali interpreti di peso di quella squadra, come Tanino Vasari. Bomber Muzzi viene sacrificato sull'altare dei bilanci e si trasferisce all'Udinese, dove continuerà a segnare e a confermarsi come uno dei migliori attaccanti italiani degli anni Novanta. Conti è uno dei rinforzi "giovani", ma di peso in una squadra in cui tutti si aspettano l'esplosione di Mboma, dopo un anno di assestamento e una seconda parte di stagione da fenomeno vero, mentre la permanenza di Fabian O'Neill e tutto il gruppo storico lasciano presagire un'annata positiva. Invece il ritorno in panchina di Tabarez non porta gli effetti sperati, nemmeno quello di Lulù Oliveira e di Morfeo (una meteora, sole 5 presenze e 1 gol prima di passare all'Hellas Verona) riescono a rialzare una squadra che con Ulivieri in panchina retrocederà mestamente in Serie B. Dopo un inizio promettente, Daniele con Renzaccio proprio non riesce a trovarsi, tanto che dalla 9^ fino alla 31^ partita non vede letteralmente campo: tornerà a vestire la maglia numero 11 soltanto nella sconfitta di Lecce dove troverà, ironia della sorte, anche l'unico gol stagionale con una bella girata mancina da centro area.

Per anni Conti resterà soltanto una promessa inespressa: la Roma deciderà di non riscattarlo e lui, con la maglia numero 10 sulle spalle sotto quel cognome pesante quasi come la collocazione tattica che gli riservano i vari allenatori che si alterneranno sulla panchina rossoblù, proverà a ritagliarsi il suo spazio tra rapporti tesi e un carattere raramente accomodante. Fino all'anno della rinascita, il 2003-04, con l'arrivo a Cagliari di Gianfranco Zola: basta con la maglia di Totti, un anno con la 8 e poi, finalmente, con l'iconica 5 che negli anni è diventata il suo marchio di fabbrica. Daniele si reinventa regista basso, mixando sapientemente geometrie e tackle, con gol e cartellini che accompagneranno il resto della sua carriera a Cagliari. L'amicizia con Agostini, Cossu e Nainggolan, il ruolo di leader nello spogliatoio e la fascia da capitano con i Quattro Mori. Oggi, dopo anni di battaglie sui campi di tutta Italia, Conti è tra i coordinatori tecnici del settore giovanile rossoblù: i suoi figli, Bruno e Manuel, vestono i colori della maglia che per lui, figlio del grande Marazico, ha avuto più valore di quella della nazionale: "La mia Nazionale è il Cagliari. Sono troppo legato a questi colori e a questa terra”, disse dopo una gara vinta contro il Siena. Ed è vero, dato che con 434 presenze totali è il recordman di presenze all-time con la maglia del Cagliari.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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