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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: L'Atalanta di Mondonico, fermata dal Malines

di Andrea Losapio
#iorestoacasa - Tuttomercatoweb.com propone ai suoi lettori delle storie di calcio per tenerci compagnia in queste giornate tra le mura domestiche
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Il calcio italiano, nel 1986-87 era molto diverso. Sedici squadre, con il Napoli di Diego Armando Maradona come capofila e la Juventus che arrivava seconda in campionato. Le retrocessioni erano tre, i punti per ogni vittoria due - quindi i pareggi erano una scelta molto interessante per non sbilanciarsi - e l'Atalanta di Nedo Sonetti schierava solamente due straniri. Uno era Trevor Francis, attaccante che era arrivato nell'estate dell'86 dalla Sampdoria. Dal Nottingham Forest di Brian Clough alla pianura Padana, non con le stesse fortune. Perché l'inglese segnò solamente un gol in campionato in ventuno partite, con il viale del tramonto ben imboccato. Il secondo era Glenn Peter Stromberg, che a Bergamo venne nominato - molto poco signorilmente - Marisa, per via dei capelli lunghi e biondi. Da vincente, nel campionato portoghese, svedese ma anche in Europa con il Goteborg, era considerato alla stregua del brocco, di quello arrivato per svernare. La storia disse qualcosa d'altro.

UNA PROVINCIALE IN FINALE - Se da una parte il campionato dell'Atalanta, nel 1986-87, fu davvero di basso livello, concludendosi a metà maggio con la retrocessione a causa della sconfitta per 1-0 contro la Fiorentina (quando una vittoria avrebbe mandato allo spareggio contro l'Empoli) la Coppa Italia prese degli svincoli inaspettati. Dopo il girone eliminatorio passato con il Brescia - a braccetto, quando il derby infuocato era ancora di là da venire - la vittoria con la Casertana portava ai quarti di finale. Qui c'è il primo miracolo, perché nei quarti poteva esserci il Milan, invece il Parma di Sacchi (grazie a un gol di Bortolazzi a San Siro) fece fuori i rossoneri. Poi, alle semifinali, doveva esserci l'incrocio con i cugini nerazzurri dell'Inter: anche qui la Cremonese, club di Serie B, riuscì a buttare fuori i meneghini. E in semifinale, in un altro derby lombardo con i grigiorossi, una doppietta di Incocciati mandò in finale l'Atalanta.

LE POLEMICHE - Il problema è che nel calcio degli anni ottanta, ma fino a pochi anni fa, la squadra che arrivava in finale di Coppa Italia poteva finire in Coppa delle Coppe, pur non vincendola. Con il Napoli campione d'Italia - per la prima volta nella sua storia - il paradosso nerazzurro era evidente. In Coppa delle Coppe arrivava una squadra che avrebbe giocato la stagione successiva in Serie B, anche non vincendo la Coppa Italia. Le favole sono belle, ma non sempre sono a lieto fine: l'Atalanta viene battuta facilmente dal Napoli, il 7 di giugno, con un 3-0 secco. La settimana successiva, una formalità, 0-1 al Comunale di Bergamo con gol di Giordano. Tutto facile, a parte le polemiche roventi: perché una squadra di Serie B deve rappresentare l'Italia in Coppa delle Coppe (considerando che il Napoli era in Coppa dei Campioni)? Il cambio di regole in corso non avvenne, lasciando all'Atalanta il sogno di potersi giocare le trasferte europee.

GALLES E GRECIA - "Pensiamo a risalire in A", le parole del neo tecnico Emiliano Mondonico, che aveva preso il posto di Nedo Sonetti, altro grande tecnico della storia nerazzurra. "Evitiamo distrazioni", diceva della Coppa delle Coppe, ma con l'idea che c'era da onorare entrambe le competizioni. E se in Serie B le cose vanno bene, tanto che l'Atalanta pur con un finale da non promozione - 5 punti in 5 partite, con brivido nella vittoria contro il Messina - riesce a ritornare in A al quarto posto, in Coppa vanno ancora meglio. Anche con un sorteggio iniziale abbastanza morbido, perché di fronte c'è il Merthyr Tydfil. "Carneade, chi era costui?". Le parole del fu Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi, romanzo che è tristemente di moda nel bergamasco in queste settimane, ben descrivono la squadretta che, di fatto, visse lo scampolo di una notte: 2-1 per i gallesi all'andata, 2-0 al ritorno con reti di Garlini e Cantarutti. Anche negli ottavi l'urna sorride perché arriva l'OFI Creta. E se Mondonico preferisce pensare alla partita con l'Arezzo, l'andata sul neutro di Salonicco va agli archivi con un'altra sconfitta, 1-0. Al ritorno ancora 2-0, stavolta Nicolini e il solito Garlini.

UN ALTRO 2-0 - Dopo due sorteggi fortunati, il terzo lo è un po' di meno, per i quarti di Coppa delle Coppe. Lo Sporting Lisbona è squadra di caratura internazionale, negli anni precedenti ha battuto la Fiorentina, due decenni prima c'era stata un'altra eliminazione in Coppa delle Coppe, dopo la vittoria (l'unica) della Coppa Italia del 1963 della tripletta di Domenghini. Come con Ofi e Merthyr Tydfil, finisce 2-0, pur senza Garlini ma con le reti di Nicolini (su rigore) e Cantarutti. Al ritorno, davanti a un'Alvalade - poi demolito - pieno con 72 mila persone, Cantarutti manda tutti in semifinale dopo una cavalcata e l'1-0 iniziale di Houtman.

LA FAVOLA FINISCE - Come per la Coppa Italia di un anno prima, c'è un mix di fortuna e bravura. Però a tre partite dalla fine di una Coppa, nessuno pensa di tirare indietro la gamba. Così l'Atalanta si trova il Malines di Preud'Homme, il portierone belga. Ma non solo, c'è Erwin Koeman, fratello di Ronald, oppure Marc Emmers. L'andata finisce 2-1 all'Argosstadion Achter de Kazerne, con il gol di Stromberg che risponde all'israeliano Ohana, con Den Boer a chiudere la contesa a sette dalla fine. Al ritorno c'è aria elettrica, a Bergamo, tanto che il numero deglli spettatori è ancora oggi oggetto di discussione: il primo tempo finisce 1-0 per effetto di un calcio di rigore segnato da Garlini, con la strada che sembra spianata verso la finale. La ripresa però rende ai belgi l'onore, con i gol di Rutjes e di Emmers che fissano il 2-1 finale. I belgi vinceranno anche la finale contro un Ajax grandi firme.

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