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Hellas, Berardi: "Buffon il più grande di sempre. La vittoria con la Juve tra i ricordi migliori"

di Luca Chiarini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Terzo portiere del Verona, alle spalle di Silvestri e Radunovic, nonché anima dello spogliatoio a detta di molti suoi compagni, Alessandro Berardi si è raccontato in un'intervista a Hellas Verona Channel. Molti i temi affrontati dall'ex Messina: dai ricordi più belli in gialloblù ai numeri impressionanti di questa stagione, passando per progetti futuri e aspirazioni personali. Di seguito tutte le sue dichiarazioni:

Come stai, e come stai trascorrendo la quarantena?
"Sto abbastanza bene, anche se mi manca andare al campo e vivere lo spogliatoio. Mi organizzo le giornate in maniera diversa, allenandomi sempre. E poi sto più tempo con mia figlia e mia moglie".

Come ti stai allenando?
"Abbiamo un programma che lo staff ci fa pervenire quotidianamente tramite il nostro team manager. Ci permette di tenerci allenati il più possibile, anche se non equivale ad avere un'intera struttura a disposizione, allenarsi sul campo. Ma cerco comunque di fare il massimo per farmi trovare pronto".

Portieri si nasce o si può diventare?
"Bella domanda. Ognuno ha la sua esperienza: io ho sempre voluto fare questo ruolo, sin da bambino mi mettevo in porta e paravo i tiri dei miei fratelli. Anche quando iniziai scuola calcio optai subito per questo ruolo. Per quanto mi riguarda, sono nato portiere".

Chi ha il merito di averti riportato in gialloblù a dicembre 2018?
"Speriamo sia un merito (ride, ndr). Sicuramente del d.s. D'Amico, che si confrontò con il preparatore dei portieri e l'allora mister Fabio Grosso, con cui avevo lavorato l'anno prima a Bari. Non me l'aspettavo, è stata un'emozione ancora più grande poter tornare qui".

Vittoria dei play-off e grande stagione in A: ti aspettavi di ritrovare un Verona tanto vincente?
"Lo scorso anno ad un certo punto era diventata dura credere in quello che poi siamo riusciti a fare, quindi fu ancora più bello. Quest'anno credo che in pochi si aspettassero questa posizione in classifica a questo punto della stagione. Questo significa che c'è un gruppo con delle qualità, e dietro un gruppo di uomini che sin dall'inizio del ritiro si è messo a disposizione e ha lavorato sempre tanto, seguendo lo staff e credendo in tutto quello che faceva".

È anche la tua prima volta in Serie A. Sensazioni?
"È la prima vera volta: la feci sette anni fa con la Lazio, ma questa ha tutto un altro sapore. La A è un campionato dal livello molto alto, molto fisica: non puoi mai permettere di abbassare l'intensità, perché rischi di fare brutte figure".

Perché i tuoi compagni dicono che sei un elemento fondamentale per il gruppo?
"Loro saprebbero rispondere meglio. Mi fa piacere, dimostra che ci sia bisogno di tutti per formare un gruppo forte, unito e vincente".

Sei d'accordo con chi dice che il portiere deve essere un po' pazzo?
"La media dei portieri un po' 'svitati' è alta. Credo si possa definire così la categoria: la maggior parte dei portieri lo è".

Che rapporto hai con Silvestri e Radunovic?
"Abbiamo creato un bel rapporto sin da subito, dai primi giorni del ritiro. Ci divertiamo fuori dal campo, e anche sul campo quando Cataldi (il preparatore, ndr) ci lascia un po' liberi. Marco lo conosco già dall'anno scorso, è nato subito un rapporto d'amicizia. È un portiere forte, sta dimostrando il suo valore anche in Serie A".

Un pregio e un difetto del preparatore dei portieri?
"Se penso a un pregio dico che è sicuramente un grande lavoratore. Chi lo conosce sa con quale intensità lavora, poi non trascura niente: è maniacale su ogni passo, ogni angolazione, ogni situazione di gioco. Un difetto: credo che ogni tanto ci potrebbe mollare un po', è un messaggio condiviso da tutti e tre i portieri (ride, ndr)".

I tre momenti più belli della tua doppia esperienza in gialloblù?
"Ho avuto la fortuna di vivere qui a Verona solo momenti belli. In tre anni ho vinto due campionati, e quest'anno stiamo avendo numeri incredibili. Se ne devo scegliere tre dico l'esordio a Livorno nel 2013, la vittoria col Cittadella dello scorso anno che ci ha consentito di arrivare in Serie A, e la vittoria di quest'anno con la Juve, perché non capita tutti i giorni di vincere contro di loro, perdipiù in quel modo".

Il portiere a cui ti ispiri?
"Sono cresciuto col mito di Angelo Peruzzi. Poi ho avuto la fortuna di conoscerlo a Formello, quando ho iniziato ad allenarmi con i più grandi. Il riferimento è sempre stato lui, ma il portiere più forte di tutti i temi secondo me è Buffon, perché uno che mantiene per oltre vent'anni standard così altri non è paragonabile a nessuno".

Cosa avresti fatto nella vita, senza il calcio?
"Non mi sono mai dato una risposta certa a questa domanda. Avrei proseguito gli studi, avrei fatto l'università, perché ritengo sia la cosa più giusta. Avendo intrapreso questa carriera non ho però approfondito più di tanto questa questione".

E cosa farai, una volta ritirato?
"In questa quarantena ho avuto più tempo per pensare, sto valutando di iscrivermi ad un'università telematica, che mi consenta di seguire corsi online anche continuando a giocare".

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Martedì 30 Aprile 2024
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