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Gattuso: "Milan-Napoli in Champions sarà una gara aperta. Mi rivedo in Amrabat"

di Pietro Lazzerini
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Rino Gattuso, storico ex calciatore del Milan e allenatore con un passato in rossonero oltre che al Napoli e al Valencia, ha parlato nel corso di "Radio Anch'io lo Sport" su RadioRai1:

Come doppio ex, Napoli strafavorito nel confronto in Champions?
"Il Napoli sono due anni che esprime un calcio incredibile ma in Europa le partite sono diverse. Sarà una partita aperta. normale che il Napoli abbia una mentalità vincente adesso, gioca con tranquillità ed esprime un calcio europeo. Ma se la giocheranno entrambe le squadre.

Come si spiega questo Milan a doppia faccia tra campionato ed Europa?
"Il Milan è una squadra che da due anni a questa parte che gioca a campo aperto. Deve stare bene fisicamente, col collettivo che sta bene. E' una squadra che ti viene a prendere, ti gioca addosso e quando qualcuno non sta bene fisicamente si nota e non riesce ad esprimersi come negli ultimi due anni".

Anche in Spagna c'è la tendenza a fischiare calci di rigori per falli di mano involontari?
"Gli arbitri, fin dal primo giorno, ci ha detto che se il braccio viene alzato si prende fallo. Se il braccio è nella posizione corretta non c'è fallo. Bisogna aver fiducia di chi sta al Var e di chi deve prendere posizione. Se lo rivedi 100 volte non capisci se è fallo o no. Chi ha deciso ha preso questa decisione. Ma finché non ci sarà fiducia nei confronti di chi arbitra, ci saranno sempre queste polemiche".

Si aspettava questa esplosione di Osimhen dopo averlo allenato a Napoli?
"Sì, perché è stato anche pagato tanto. Aveva fatto bene al Lille e devo dire che è stato molto bravo Giuntoli a farlo arrivare a Napoli e non è stato facile. Io l'ho perso per diversi mesi per situazioni extra campo e abbiamo sofferto la sua assenza. È velocissimo ed è molto tecnico, un giocatore incredibile. Questo Napoli non è solo Osimhen. C'è Lobotka che con me non riusciva ad esprimersi al meglio".

Cosa pensa di Kvaratskhelia?
"Sembra di rivedere Best. Fa delle cose incredibili, con una leggerezza incredibile. È una squadra che mi entusiasma molto, che gioca un calcio da sogno".

Giusto chiamare un argentino in Nazionale come Retegui?
"Io non voglio fare polemica ma ultimamente, io non sto allenando, seguo la Youth League e la Primavera, e vedo pochissimi italiani. Diventa tutto difficile così. Bisogna ripartire da queste cose. I giovani di oggi giocano meno perché non si gioca più per strada o in parrocchia. Quando vedo Primavere o Allievi Nazionali con due-tre italiani e tutti stranieri, bisogna fare una riflessione".

Cosa pensa della Salernitana?
"Bisogna fare i complimenti alla società guidata da Iervolino che è entrata riuscendo subito ad incidere. Ci ha messo tanti soldi, sta costruendo un centro sportivo e bisogna dargli i giusti meriti anche per le idee ben chiare. E' una squadra ben costruita, che sta giocando bene con Paulo Sousa, provando a comandare il gioco e sistemando la fase difensiva. Possono fare solo bene".

L'Italia è più forte dell'Inghilterra?
"L'Inghilterra si deve sempre temere. Ma Mancini ha fatto un grandissimo lavoro. Siamo rimasti fuori dal Mondiale per due rigori sbagliati. Il merito di Mancini è quello di aver dato uno stile alla squadra e una mentalità. Siamo in buone mani".

Il suo futuro sarà in Italia o all'estero?
"Non so. L'esperienza che ho fatto a Valencia sono stati incredibili. Sapevo che avevano dei problemi, con una piazza contro la presidenza. Mi piace vedere tutto il calcio, sono uno che è molto curioso. Mi piace allenare all'estero o in Italia. Devo sentire la fiducia e se si può lavorare nel modo giusto, che non vuol dire in tranquillità. La Serie A negli ultimi due o tre anni è diventato molto competitivo. Non si fa più un calcio che attende, non sono un caso i risultati in Europa. Mi farebbe piacerebbe tornare in Italia, ma vediamo".

Come si spiega questa altalena nella corsa alla Champions?
"Ci sono dati importanti, il calcio italiano non è più figlio del catenaccio. Coverciano è migliorato tanto in questo. La visione del calcio è aggiornata. E' difficile affrontare le squadre italiane. Il paragone con le squadre inglesi, è un altro mondo. La Premier è l'NBA. Giocatori forti che non si possono più acquistare come 20 anni fa. Bisogna inventarsi qualcosa con i giovani. L'anno che ho allenato a Napoli ho perso la Champions con 77 punti. Sono diversi anni che bisogna dare il massimo".

Andrà a Napoli per festeggiare lo scudetto?
"Io sono un tipo particolare, i meriti se li deve godere l'artefice e non mi piace festeggiare dove non ho fatto nulla. Sono contento perché ho allenato diversi giocatori che sono attualmente al Napoli. Sono orgoglioso di essere stato allenatore del Napoli".

C'è un giocatore in Serie A che le assomiglia?
"Amrabat. Al Mondiale mi ha emozionato. È riuscito a tirar fuori prestazioni incredibili. Quando sembrava morto tirava fuori altra energia. È un giocatore che mi assomiglia di più. Tonali è un misto tra me e Pirlo. Ha più tecnica di me, è un giocatore più completo".

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