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FOCUS TMW - Qatar 2022, sei stadi semoventi. Crescita a vista d'occhio

di Andrea Losapio
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Il Qatar si avvicina ad ampie falcate verso il Mondiale del 2022. Quando per un mese, a partire dalla fine di novembre, avrà gli occhi del mondo addosso. Le prove generali sono state fatte durante il Mondiale per Club, quando il servizio di sicurezza è stato innalzato per affrontare i fan di Liverpool, Flamengo e le altre squadre coinvolte. Sembrava più un primo step verso quello che, per il Medio Oriente, è un aprirsi al mondo del calcio. E l’ostrica arriverà anche grazie al deserto, attualmente sotto costruzione: un dispiego di forze imponente per costruire gli otto stadi per il 2022 e le nuove infrastrutture, in tempo per il fischio d’inizio. La nuova metro è praticamente pronta - al costo di circa 50 centesimi di euro - mentre gli hotel stanno crescendo a vista d’occhio.

OCCASIONE UNICA - Il Qatar sta gestendo questa opportunità come la svolta, non solo come un Mondiale di calcio dove si incontreranno 32 nazionali, con modi e stili di vita differenti. Proprio per questo i costumi cambieranno, come già è successo a dicembre, quando è stata istituita una fanzone per i tifosi, a prezzi concorrenziali. Soprattutto per quanto riguarda l’alcool, tema ampiamente dibattuto nei paesi a prevalenza islamica: solitamente è accessibile solo negli hotel dei bar, con prezzi newyorchesi, quindi non alla portata di tutti. Così come probabilmente sarà migliorata la gestione degli ingressi, perché è difficile pensare che i tifosi siano così pazienti e disponibili da attendere per oltre un’ora in una fila singola. Al Mondiale per Club c’era un’atmosfera amichevole, ma l’organizzazione ha dato una mano anche quando non doveva: quattro tifosi del Liverpool sono stati ingannati per i voli e per i biglietti della partita, ma la Commissione qatariota ha deciso di pagare per loro il ritorno in Inghilterra.

GLI STADI - A Nord di Doha si continua a lavorare al Lusail Iconic Stadium, un impianto da oltre 86 mila posti, che ospiterà la gara ospitale del Mondiale, oltre che alla finale. Disegnato dai britannici Foster+Partners, avrà la possibilità sia di essere aperto che chiuso completamente, in più dotato da pannelli solari per l’energia sia dell’impianto che per il quartiere circostante. Ma a cosa serve uno stadio così grande, in una nazione da meno di tre milioni di abitanti? Quando il torneo sarà finito la capienza verrà dimezzata, i seggiolini in più verranno smontati e il resto verrà riconvertito all’interno di una sorta di un immenso spazio commerciale con all’interno dei negozi, degli hotel e dei centri per la comunità. E gli altri impianti? Uno rimarrà - da 20 mila persone - mentre un altro verrà smantellato e spedito in Africa. Ancora da decifrare la destinazione degli altri che, però, finiranno per seguire lo stesso percorso di quest’ultimo, smantellandoli e ricostruendoli in paesi in via di sviluppo. Una sorta di scelta per la crescita del calcio ovunque, non solo in Qatar.

LO SVILUPPO - In questo senso a fine settembre del 2019 c’è stata una conferenza, a Londra, da parte della FIFA Ethics and Regulations Watch (FERW) proprio per capire quale sarà il ruolo di Qatar 2022 per le altre nazioni del terzo mondo. Il meeting ha visto partecipare un gruppo di economisti - esperti nello sport - spiegando che già prima dell’assegnazione il paese del Golfo aveva puntato sulla sostenibilità di trasferire stadi ad alcuni dei paesi in via di sviluppo in Africa e in Asia. I seggiolini verrebbero donati per progetti in giro per il Mondo, cercando di aumentare la relazione con il calcio da parte dei tifosi. per esempio il Ras Abu Aboud Stadium, di Doha, sarà il primo stadio smontabile che potrà essere riutilizzato dopo l’evento. Ovviamente l’idea di ricevere in dono uno stadio è ben visto dalle nazioni più povere, soprattutto in Africa, tanto che è stato chiesto alla FIFA di accettare questa idea.

RAS ABU ABOUD STADIUM DI DOHA - Sarà il primo impianto completamente smontabile e che potrà essere riutilizzato dopo l’evento, in giro per il Mondo. Capienza da quarantamila posti, progettato da Fenwick Irraben Architets, è stato costruito in una delle posizioni migliori del Golfo, tanto da essere vicino a una spiaggia. Un passo verso la sostenibilità ambientale, perché farà sì che Qatar2022 sia un progetto che sopravvive oltre i Mondiali, tanto che poi il terreno stesso sarà utilizzato per nuove situazioni, probabilmente restituito al governo oppure utilizzato per investimenti privati. La scelta è quella di non costruire una cattedrale nel deserto (vero) del Qatar, bensì quella di donare una nuova - e quasi ecologista - idea.

L’AL JANOUB STADIUM - È diventato il secondo impianto a essere inaugurato, per la finale di Amir Cup in maggio. Gli altri sei stadi - come spiegato dalla Qatar Supreme Committee for Deliver e Legacy - sono vicini a essere completati. Hassan Al Thawadi, il primo di gennaio, ne ha spiegato i progressi dopo l’Arabian Gulf Cup e la finale di Mondiale per Club: “Entrambi i tornei danno l’idea di essere sulla strada giusta per il Mondiale 2022. Abbiamo imparato sul piano di biglietti, sicurezza, comunicazione, viaggi, protocolli e il resto. Ci aspettiamo che con il 2020 e la Confederations Cup del 2021 potrà essere tutto uguale. Sono esperienze vitali. Sappiamo però che c’è ancora una lunga strada da percorrere per tifosi, calciatori e tutte le delegazioni per il 2022. Stiamo imparando e continuano a esserci molte sfide, però per ora siamo soddisfatti dei feedback che abbiamo ricevuto. Il lancio dell’Al Janoub è stato un momento enorme, perché è stato il primo impianto inaugurato e costruito dal nulla”. Altri quattro sono a un passo all’essere conclusi come il Education City Stadium, Al Bayt Stadium, Al Rayyan Stadium e l’Al Thumama Stadium.

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