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Fiorentina, Montella: "Vogliamo creare una nostra identità"

di Lorenzo Di Benedetto
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© foto di Giacomo Morini

Vincenzo Montella, tecnico della Fiorentina, si è raccontato a DAZN: "Quando sono stato fuori ho staccato i primi mesi anche per ricostruire il rapporto con i miei figli, ho fatto viaggi con loro, ho studiato l'inglese ed ho realizzato qualche sogno come imparare a sciare, poi nella seconda parte ho iniziato a vedere le partite, soprattutto di allenatori che mi piacciono. Uno di questi è Klopp. L'obiettivo condiviso con la società e il direttore è di creare un'identità e più bravi saremo e più si accelera il corso. L'identità di Firenze è il bello, poi il livello della squadra determinerà gli obiettivi sportivi. In questi mesi dovrò ricevere più informazioni possibili dall'interno e capire chi può far parte del futuro, creare un'identità forte e seguirla con tute le forze.

Chiesa può giocare ovunque, è un giocatore moderno. Può giocare sulla fascia dove si è consacrato , può giocare a destra e sinistra, seconda punta perché gli piace pensare verso la porta come al papà. Enrico è il giocatore che riusciva a tirare in velocità con entrambi i piedi con la stessa efficacia e ce ne sono pochi tuttora con questa qualità. Federico è diverso, è ugualmente educato, forse un po' timido come lo era il papà. Al Milan? E' stata un'esperienza importantissima in cui ho capito tante cose e dinamiche. Il secondo anno eravamo in linea con il percorso con giocatori nuovi che potevano migliorare perché la squadra esprimeva un buon gioco in quella prima fase. E' stata una sfida, non andavano in Europa da tre anni e con me ci sono ritornati ed abbiamo anche vinto un trofeo. Le sfide mi motivano soprattutto quelle impossibili.

L’Allegri di Firenze? Mi piacerebbe avere degli obiettivi in linea con la società. Il nostro scopo è quello di ridare un’identità chiara alla Fiorentina. Per l’anno prossimo, da qui a fine anno sarà importante per capire chi farà parte della Fiorentina del futuro. Il 4-2 alla Juventus è probabilmente la partita più emozionante della mia vita da allenatore. Facemmo qualcosa di incredibile. Quel giorno, già prima della partita ci guardammo negli occhi e capii che si respirava nell’aria la voglia di fare qualcosa di grande.

Il modello Ajax? Qui in Italia non è riproducibile, anche perché per farlo serve tempo, pazienza, serve assumersi il rischio di non vincere subito e in Italia non è ammesso. L’Ajax per anni non ha ottenuto risultati in Europa, ma sono andati avanti, perché convinti che il loro fosse il modello giusto da seguire. Ci sono tante che cose del mio passato da allenatore che non rifarei. Arrivo qui avendo imparato a concentrarmi solo sul campo. In passato ho cercato di controllare degli aspetti anche fuori dal campo e forse non avrei dovuto".

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Lunedì 6 Maggio 2024
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