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ESCLUSIVA TMW - Velazquez: "Pronto a tornare in Italia. All'Udinese avevo bisogno di più tempo"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

C'è chi dopo anni in Italia ancora si rifugia nella madrelingua o al massimo nell'inglese e c'è chi dopo tre mesi di esperienza, mostra un italiano invidiabile: è il caso, quest'ultimo, di Julio Velazquez, enfant prodige della panchina che a soli 39 anni può già vantare un'esperienza di oltre vent'anni. Lo abbiamo visto due stagioni fa, fino a novembre, all'Udinese. Il tecnico ha pagato un inizio difficile, tuttavia tiene ancora aperta la porta all'Italia. Ai microfoni di Tuttomercatoweb si racconta, alla vigilia di una sfida molto complicata proprio per la sua ex squadra, contro il Milan primo e imbattuto da 23 partite:

Julio Velazquez, che ricordi ha della sua esperienza a Udine e cosa questa esperienza le ha lasciato?

“È stata bellissima, corta ma molto buona perché ho avuto un rapporto eccezionale con i tifosi e la società. Abbiamo avuto la sfortuna di trovarci un calendario difficilissimo e poco tempo per fare il nostro lavoro. Mi spiace perché se prendi un allenatore da fuori devi lasciargli tempo. Inoltre siamo sempre stati in zona salvezza”.

Spagna e Italia sono notoriamente diverse per la concezione del calcio. Ha influito questo nella sua esperienza?
“Sinceramente no. Parliamo di un mondo e un calcio globalizzato e non credo si debba parlare di allenatore spagnolo, portoghese, coreano. Personalmente sono contento di come io e il mio staff ci siamo adattati al contesto italiano. Ma serviva più tempo”.

Possiamo ritenere chiusa la sua esperienza italiana?
“Tutt'altro. Spero di averne altre e ho avuto peraltro contatti, così come ne ho avuti in Spagna e Portogallo. Ho preferito aspettare, anche perché col virus la situazione si è complicata. Ora però ho voglia di tornare a lavorare”.

Ultima esperienza in Portogallo
“Esperienza bella. Ho allenato due anni a Belenenses, poi a Setubal. È andato tutto bene e abbiamo fatto un calcio bello prendendo calciatori giovani e portandoli nel massimo campionato”.

Lei ha iniziato ad allenare a 15 anni, caso più unico che raro di ragazzo che punta più ad allenare che a giocare
“Da sempre mi ha incuriosito il lavoro tattico, a 12 anni volevo essere già allenatore. Giocavo e allenavo, fino a 20 anni quando gestivo giocatori della mia età. Poi ho deciso di allenare al 100%. Sono contento perché ho attraversato tutti i livelli del calcio, dai bambini al massimo campionato spagnolo, italiano e portoghese”.

A 29 era fra i professionisti. Quanto è difficile per un allenatore giovane, per di più senza esperienza da calciatore (almeno ad alti livelli) avere credibilità nei confronti dello spogliatoio?
“Mai avuto problemi. Ho ricevuto molto rispetto dai calciatori, perché l'allenatore a prescindere dall'età deve avere umiltà, empatia, passione e cultura del lavoro. Posso persino dire che un giocatore più è di alto livello, più è rispettoso. E non credo che esser stato calciatore professionista sia una discriminante decisiva per essere un allenatore di successo.

Il calendario propone la “sua” Udinese contro il Milan. Sulla carta partita senza storia
“Non sottovalutiamo l'Udinese che quest'anno preso giocatori di qualità come Deulofeu e Pereyra. Tenendo De Paul, Musso ma anche altri giocatori importanti. Mi aspetto una partita bella”.

Si aspettava Deulofeu a Udine?
“Mi ha sorpreso, ma penso che sia una bella scelta. È un calciatore diverso, con grande qualità ma ha bisogno di fiducia per rendere al massimo. E a Udine può tornare ad alti livelli”.

Rodrigo de Paul da un paio di stagioni sembra vicino a fare il salto in una grande squadra. Sotto la sua guida ha anche raggiunto la nazionale argentina: crede che sia stato saggio restare ancora un anno a Udine?
“Quando siamo arrivati a Udine la situazione era difficile, abbiamo preso un calciatore fortissimo, una persona bravissima e abbiamo parlato tante volte in pre-campionato. È rimasto a Udine e ha fatto una stagione davvero bella, conquistandosi la Seleccion argentina. Lui è una persona brava, giocatore top. Per me lui può giocare nelle migliori squadre. Ma l'Udinese fa benissimo a tenerlo perché avere Rodrigo dà una qualità extra alla squadra”.

Altro giocatore top sotto la sua guida, il portiere Musso che col Milan non ci sarà: anche nel suo caso non sarebbe stato meglio cambiare aria?
“Stesso discorso, è una persona straordinaria, un portiere di livello eccelso che potrebbe difendere i pali di una squadra di vertice”.

I rossoneri hanno pescato molto dalla penisola iberica: Brahim Diaz e Diogo Dalot sono gli ultimi esempi. Si aspettava da parte loro un ambientamento così veloce?
“Sono sorpreso da come sta rendendo la squadra e devo fare i complimenti al Milan per aver dato fiducia a Pioli. Ha ereditato una situazione non facile, ha fatto benissimo ponendo le basi del progetto e quest'anno sta facendo persino meglio. Questo Milan è una squadra che ha qualità, energia, entusiasmo e poi giocare al fianco di Zlatan Ibrahimovic aiuta a crescere. Sono felice per Pioli, si merita tutto questo”.

Chiosa enogastronomica da spagnolo che ha vissuto a Udine: Jamon o San Daniele?
“Buonissimi tutti e due. Devo dire che l'esperienza italiana anche a livello culinario meritava e spero possa ripresentarsi”.

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