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ESCLUSIVA TMW - L'intervista a Massimo Carrera, ex tecnico dello Spartak

di Andrea Losapio
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© foto di Federico De Luca

La storia di Massimo Carrera è particolare. Perché alla sua prima esperienza da allenatore di una prima squadra, all'estero, ha vinto una Premier Liga con lo Spartak Mosca, dopo 16 anni. Eppure è ancora libero. Perché? "Non me lo so spiegare, dovrebbe fare questa domanda a qualcun altro. Io spero di tornare in panchina presto, sto aspettando".

Il telefono non suona?
"Ahahah, per ora non è successo niente, è tutto tranquillo".

Però in Russia ha vinto al primo colpo.
"È stata una grande esperienza, ho iniziato a fare l'allenatore della prima squadra, invece che l'assistente. Ho avuto la fortuna di finire in un grande club, come lo Spartak, che mi ha dato fiducia. Si è fidato di me, di uno che non aveva mai allenato. Ho vinto il campionato dopo 16 anni, la Supercoppa per la prima volta. Devo ringraziare il presidente".

Vittoria nonostante la lingua...
"Io avevo un interprete, parlava in italiano. Era bravissimo, usava i miei toni di voce, quando mi arrabbiavo lo faceva anche lui, non ho avuto problemi per quello. Certo, quando dovevo parlare in russo c'era bisogno sempre di lui, con gli altri riuscivo a usare l'inglese".

Però l'empatia...
"Ho provato a imparare il russo, non è facile. Quando devi fare un discorso emozionale alla squadra i casi sono due: o sai bene la lingua, oppure meglio farlo in italiano. Io ne ho approfittato".

E lo spogliatoio?
"Penso che il calcio sia guale in tutto il mondo, come le dinamiche dello spogliatoio".

Vorrebbe allenare in Italia?
"Io prendo in considerazione qualsiasi cosa, è normale che sarebbe bello. Dipende sempre dal progetto, andare tanto per farlo no. Bisogna capire la proposta della società, che potenzialità ci sono. Vorrei un progetto serio".

Però lei ha allenato anche la Juve.
"In quel periodo c'era sempre Antonio, come punto di riferimento. A Mosca gestivo tutto da solo".

A proposito, Conte sta andando forte...
"Penso che abbia dimostrato di fare bene. Ha scelto l'Inter perché gli dava la possibilità di partire con un progetto a tutto campo".

Si vedono già i frutti?
"Sicuramente sta giocando come vuole lui, con aggressività, compattezza, tutti uniti".

Un solo gol subito, mentre Sarri gioca sempre per farne uno in più. Può essere un problema?
"Beh, se Sarri poi ne fa effettivamente uno in più... Penso che pure lui stia attento a non prenderlo, perché non è sempre semplice rimontare quando vai sempre sotto. Non vedo chissà quali problemi".

La Juventus rimane favorita?
"Ha una rosa importante, si può permettere di fare turnover con le tante partite che ci sono, senza spostare gli equilibri della prestazione. Sì, rimane la squadra da battere".

La sua Atalanta in Champions non è andata molto bene.
"Il calcio internazionale è diverso, ha più intensità, più velocità. Potrebbe anche essere lo scotto della prima, l'emozione dell'esordio. Il primo tempo ha fatto molto male, nella ripresa ha avuto occasioni per fare gol. Ieri sera ha giocato a Roma da squadra importante, non soffrendo".

Si può riconfermare?
"Ha tutte le carte in regola, lo ha dimostrato anche con la Fiorentina, ha giocato la sua partita arrivando al pari dopo lo 0-2. E pure ieri sera".

È Gasperini il segreto?
"Penso che sia stato bravo, è il quarto anno, il gruppo è cresciuto. Hanno inserito qualche pezzo importante, ha un'ossatura solida, tutti conoscono a memoria i meccanismi. Piano piano il gruppo si è consolidato".

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