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ESCLUSIVA TMW - Italiano sfida il Milan, Carlo Sabatini: "Allenava già da calciatore. E' un innovatore"

di Marco Conterio
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© foto di Federico De Luca

Direttore Carlo Sabatini. O... Preferisce mister? Sorride, l'attuale direttore del settore giovanile del Padova. "Preferisco Mister, perché sono uno di tanto campo e poca scrivania". In fondo, quarant'anni di carriera da allenatore non si dimenticano, lui che ha iniziato a guidare le giovanili del Pontevecchio nel 1982. In questo lunghissimo percorso ha incrociato anche uno dei tecnici del momento come Vincenzo Italiano, ora allo Spezia. "Quando giocava era nel pieno della sua maturità calcistica -racconta il fratello di Walter Sabatini, ora responsabile dell'area tecnica del Bologna a Tuttomercatoweb.com-. Italiano veniva da esperienze importanti e in campo dava un contributo rilevante in termini di personalità. Era già predisposto per una carriera così: era prodigo di direttive per i compagni di reparto, anche se il centrocampista lo fa abbastanza. Però era incisivo nel farlo: saliamo, allargati, eccetera, era determinante nel farlo".
Se l'aspettava di vederlo allenare, con successo, in A?
"Da qui a predire una carriera da allenatore ce ne corre ma non era un semplice esecutore di compiti. Chiedeva, si informava, già covava l'idea di fare l'allenatore. Non si limitava a eseguire ma voleva esserne convinto ed essere supportato da una motivazione".
In un'intervista al Corriere dello Sport ha detto che dopo gli allenamenti, a casa prendeva appunti sui lavori svolti.
"Vede? Non era l'unico, c'erano diversi con questa indole. Però conferma che i segnali non erano casuali".
E è partito dal basso, dalle giovanili prima e poi dalla D.
"Si è messo in gioco con grande umiltà. Non ho seguito la carriera nei dettagli ma so che ha iniziato dai giovani qui vicino a Padova. Poi dalla D, poi ha fatto un percorso rapido e le sue predisposizioni si sono trasformate in campo.

Però ha sempre giocato, sin dall'inizio, un calcio propositivo e moderno".
Non facile, soprattutto nelle categorie minori.
"Dieci anni fa non erano in tanti ad applicarli, è stato intuitivo da subito. La vera forza, però, è stata portare avanti le sue innovazioni con il tempo, confermandosi sin dal primo anno in Serie C. E' un campionato duro, che conosco bene, dove si gioca un calcio spartano: più in Lega Pro che nelle categorie superiori. Lì le idee innovative sono ancora più dure da applicare, è stato coraggioso e l'ha fatto senza paura".
Il percorso è stato talmente rapido che sembra pronto per il salto
"Il figlio gioca nella scuola calcio, l'ho sentito la scorsa estate. Ci siamo sentiti per questo ma non ho potuto che fargli i complimenti per quel che ha fatto a La Spezia. L'ho trovato maturato: prima era un rapporto allenatore-giocatore, ora è tra colleghi e l'ho trovato cresciuto anche nel modo di porsi. Perché no? Sta già facendo cose eccellenti, potrebbe essere pronto anche per palcoscenici ancor più prestigiosi. E' un augurio che gli faccio ma sono certo che ci sarà".
Nel suo percorso non ha incontrato, dei tecnici di A, il solo Italiano.
"Ho avuto la possibilità di fare degli spezzoni con De Zerbi, ero collaboratore tecnico della prima squadra ma fece anche qualche partita in Primavera con me. Aveva una grande personalità, a volte fin troppa, ma credo lo riconosca anche lui".
Dicevamo, in apertura: mister, non direttore. Eppure tanti anni fa avrebbe potuto seguire questo suo 'nuovo' percorso.
"Allora non volevo farlo, ora è stata una scelta. E risale a ventidue anni fa: ora sono quarant'anni che faccio l'allenatore, le esperienze avute a trecentosessanta gradi, tra squadre di giovani, collaboratore degli staff, collaboratore tecnico, Primavere, campionati vinti, voglio portarle al servizio della società che è stata la più importante per me. A Padova sta facendo crescere i ragazzi, inizio ad avere qualche annetto ma voglio dedicare questa parte della carriera ai ragazzi: sono convinto. E poi la prima squadra sta andando bene e anche il settore giovanile ne trae beneficio".

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