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ESCLUSIVA TMW - Hallfredsson: "Voglio tornare a giocare. Valuto la Serie B"

di Andrea Losapio
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

"Contro la Turchia sarà una finale". Risponde così Emil Hallfredsson, centrocampista della Nazionale islandese, dopo la sconfitta contro l'Albania che ha messo a repentaglio la qualificazione verso l'Europeo del 2020. "Mancano quattro partite, due in casa a ottobre e due in trasferta a novembre, siamo dietro tre punti a loro e alla Francia. Dobbiamo vincerne tre su quattro per passare. Abbiamo delle buone opportunità, dopo questa partita sbagliata siamo già pronti per il prossimo mese".

Come si spiega questo calo di tensione contro l'Albania?
"Non lo so, sarà stato il viaggio, forse. Pochi giorni prima avevamo giocato contro la Moldavia. Non stavamo benissimo, loro erano carichi, era una partita da dentro o fuori. Noi non eravamo in giornata, loro hanno una buona squadra ma fossimo stati in forma avremmo potuto vincere in trasferta. Peccato non fosse la nostra giornata".

Nell'Albania giocano parecchi italiani.
"Strakosha, Hysaj, Djimsiti... C'era una bella atmosfera, poi hanno come tecnico Reja, che conosco, ha fatto grandi cose a Napoli, all'Atalanta, ho grande rispetto per lui. Ha preparato bene la partita, noi potevamo fare di più".

Ci ha parlato?
"No, prima della gara ero concentrato sulla mia prestazione. Tornavo titolare dopo tre mesi, per me era un po' particolare, anche perché attualmente sono senza squadra. Alla fine ero incazzato, non mi andava di parlare".

Però a ottobre c'è la Francia...
"Proviamo a fare un punto, in casa. A ottobre in Islanda farà freddo, ci sarà brutto tempo, speriamo in pioggia e vento, ahahah. Noi siamo abituati, poi giocheremo contro Andorra. Invece a novembre ci sarà la finale contro la Turchia, in casa abbiamo vinto...".

Sarà una grande partita contro i campioni del Mondo.
"Ne abbiamo fatte un po', ultimamente. Quando giochi contro queste squadre bisogna arrivare con il giusto rispetto per l'avversario. Abbiamo fatto buone cose perché siamo squadra, lottiamo tutti insieme. Non c'è nessuno che fa il fenomeno, siamo tutti uguali e abbiamo questa mentalità, è il nostro segreto. Vogliamo arrivare a qualcosa di grande".

Come Euro2016.
"Era un sogno per tutti gli islandesi, era da sempre che volevamo qualificarci per un torneo maggiore. In Francia c'erano 40 mila islandesi, il 10% della popolazione. È stato incredibile".

Sigurdsson però è l'uomo copertina.
"È il più forte che abbiamo, ma si comporta negli spogliatoi da parte integrante del gruppo. Siamo tutti uguali, magari ha più qualità ma corre più di tutti. Non si lamenta, ha la mentalità di tutti. Sappiamo di dover correre più dell'avversario per arrivare ai risultati".

Tu e Bjarnason siete svincolati. Come mai?
"Questa è una bella domanda, non lo so. Per quanto mi riguarda probabilmente per come è andato il mio anno, nella scorsa annata. Ho fatto un intervento a Barcellona, che è andato molto bene, ma mi ha fatto giocare poco. A Udine mi hanno dato una mano per mettermi a posto e ho giocato le ultime due-tre partite. E poi novanta minuti contro la Turchia, nelle qualificazioni".

Ora sta bene?
"Fisicamente sto bene da marzo dell'anno scorso, non ho saltato un allenamento".

Forse manca il ritmo partita.
"Però sono stato in Islanda. Nella squadra in cui sono cresciuto, il Fimleikafélag Hafnarfjörðar. Loro giocano da aprile fino a ottobre, a causa del meteo, non ho saltato un allenamento per tenermi pronto alle gare con la Nazionale. Certamente ora mi manca giocare, sinceramente, dopo quindici anni che vai giornalmente al campo ad allenarti... quando non lo fai inizia a mancare".

Ci sono stati dei contatti?
"Sì, però nulla che abbiamo deciso di approfondire. Volevo aspettare, magari qualcosa di Serie A. Ora valuto anche proposte dalla B, se arriva un club con un buon progetto. Spero si risolva presto, ho molta voglia. Fra un mese ci sono Francia e Andorra, lavorerò per farmi trovare pronto".

Magari Verona?
"Tutti sanno che sono stato bene lì, ma anche a Udine non è stato da meno. Magari".

Cosa cambia dall'Islanda all'Italia?
"Sono islandese, sono orgoglioso, qui si vive bene, specialmente durante l'estate, quando c'è bel tempo. Però dopo quindici anni sono diventato anche un po' italiano, mi piace, ho due figli che sono cresciuti lì. In futuro vorrei fare la spola fra i due paesi, magari prendendo casa vicino a Verona. Si mangia bene, ho un sacco di amici... magari quando c'è brutto tempo in Islanda vengo in Italia".

Come si vive il calcio in Islanda?
"Siamo in pochi, ma tutti giocano. In questo momento tutti seguono la Nazionale, i bambini vogliono diventare calciatori. Tutti sono contenti di come sta andando, ora stanno vivendo il sogno di avere una squadra competitiva, dopo essere andati a Europei e Mondiali".

Come sono organizzati i settori giovanili?
"Ci sono molte squadre vicino a Reykjavik e nei paesi intorno. I ragazzi fanno allenamenti durante tutto l'anno, è tutto molto preparato. Siamo in pochi, ma tutti gli allenatori hanno il patentino della Federazione, non possono essere dei papà. Mio figlio è del 2011, va tre volte a settimana ad allenarsi, ci sono campi indoor sintetici a 7: quest'estate ha fatto un torneo bellissimo, ma nella sua academy ci sono 120 bambini: hanno formato 15 squadre, ce n'erano altre 15. Medaglie e trofei per tutti".

Ricordi: meglio l'Inghilterra a Euro2016 o l'Argentina di Messi?
"Uh, per me è uguale. No, forse l'Inghilterra. Quella era tanta roba, è stata la vittoria più grande. Mamma mia, eravamo davvero molto contenti".

Come giudichi la tua carriera finora?
"Per adesso è stato molto divertente. Ho fatto 13 anni in Italia, un po' su e un po' giù, dopo due anni di A sono andato in C perché dovevo fare un percorso di crescita per la mia carriera, sono arrivato al Verona fino in A, con Mandorlini, e da lì non sono più sceso. Magari potevo fare qualcosa di più, ma è troppo facile parlare dopo. Per me doveva andare tutto così. Per un islandese cresciuto in Islanda arrivare in A e fare tanti anni non era facile".

Il giocatore più forte con cui ha giocato?
"In Nazionale Gudjohnsen. Quando era a Barcellona e Chelsea era veramente forte, il migliore".

E nel club?
"Luca Toni, è arrivato a 36 anni, a Verona, con tanta voglia di giocare, fare gol. Ed è diventato capocannoniere".

Un nome: Iturbe?
"Non so come mai non abbia sfondato, a Verona ha fatto cose straordinarie. Forse mentalità, oppure sfortuna, ci sono tante cose in meno. Devi fare quel passo in avanti, però era professionale, bravo, forte, veloce...".

Ultime due domande: De Paul?
"Fantastico, ha tanta voglia di crescere e migliorare. Ha fatto benissimo a Udine, lo vedo bene in una grande. Ora è diventato anche titolare dell'Argentina, si merita tutto. È molto forte".

E Pinamonti?
"L'ho conosciuto a Frosinone, sono stato tre mesi con lui. È un bravissimo ragazzo, veramente, a me è piaciuto da subito. Sono contento stia facendo bene, gli ho sempre fatto i complimenti. In allenamento dava sempre tutto e la sua crescita era visibile".

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