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ESCLUSIVA TMW - Giaretta: "Fermi anche in Bulgaria. Euro2021? Giusto, priorità ai campionati"

di Simone Bernabei
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Dopo anni sulle scrivanie e i campi italiani, Cristiano Giaretta ha scelto di proseguire la propria carriera di dirigente lontano da casa. In Bulgaria, per la precisione, dove oggi è direttore sportivo del CSKA Sofia. E proprio dalla capitale bulgara, Giaretta racconta le sue sensazioni sul momento tramite le pagine di TuttoMercatoWeb: “Sulla carta qua in Bulgaria la situazione non è ancora così grave, visto il numero dei positivi. Però inevitabilmente c’è apprensione, il pericolo è reale e si ha il timore che i casi possano aumentare come sta succedendo in Italia. A differenza del nostro paese, però, qua le strutture sanitarie non sono così organizzate e proprio per questo il governo ha scelto di bloccare tutto dal 13 marzo al 13 aprile”.

E il calcio bulgaro, inevitabilmente, si è allineato alle scelte governative.
“Il calcio si è fermato in accordo con le decisioni del governo. Anche se alle società è stato inizialmente lasciato libero arbitrio in fatto di allenamenti, pur con le dovute cautele e precauzioni. I giocatori sono ovviamente preoccupati e in questo momento si trovano tutti a casa propria, vedremo se nei prossimi giorni si potrà pensare di fare qualche allenamento, magari a gruppi”.

Quali sono i compiti a casa che avete affidato ai vostri calciatori?
“La regola principale è solo una: restare a casa. Tutti si stanno organizzando autonomamente per lavorare un po’ in casa, pur senza cose particolari. Ognuno in fondo in questi giorni pensa principalmente ai propri problemi. Io stesso, così come Beltrame, sto vivendo da lontano e con preoccupazione le vicende in Italia e nel resto del mondo. Ho due figlie all'estero per studio, seguo continuamente la CNN per capire gli sviluppi. Quel che mi auguro è che l’Italia, così come la Cina, possa far scuola. Spero che le altre nazioni non buttino via le esperienze che stanno vivendo questi due paesi”.

Da dirigente: come valuta la decisione della UEFA di posticipare al 2021 l’Europeo per dar spazio ai campionati nazionali?
“Sono assolutamente d’accordo. Terminare i campionati è la priorità perché di vitale importanza per il sistema calcio. Per fare un esempio, in Serie A mancano alla fine 124 partite, ovvero più di 300 milioni di euro solo per quanto riguarda gli introiti dei diritti televisivi. A questi sono da aggiungere gli introiti dei matchday e degli sponsor. Se dovessero venire a mancare, cosa succederebbe alle squadre medio-piccole? Le big chiaramente hanno le spalle larghe e possono reggere, ma per le realtà più piccole sarebbe davvero un problema. Per questo è fondamentale finire i campionati prima di pensare agli Europei: se i vari tornei dovessero ricominciare il problema sarebbe circoscritto, in caso contrario sarebbe davvero un guaio…”.

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